Violentata e picchiata, il racconto del dramma

Terni: il marito è finito in carcere ad inizio giugno. Lei, 34enne tunisina, lunedì mattina in aula ha raccontato ciò che ha dovuto subire

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di F.T.

Ad inizio 2018 si era presentata al ‘Santa Maria’ con lesioni, ecchimosi, una frattura bimalleolare ad una caviglia, altre fratture al naso, in lacrime e disperata per quanto accadutole. A ridurla in quelle condizioni era stato il marito che, al termine dell’indagine condotta dalla squadra mobile di Terni, nei primi giorni di giugno è stato arrestato e condotto in carcere, su disposizione del gip Federico Bona Galvagno.

Una notte terribile Per la poveretta, 34enne della Tunisia, quella del 20 gennaio 2018 era stata una notte terribile. Costretta a stare in casa dal marito – connazionale di 39 anni – sotto la minaccia di un coltello, violentata a più riprese, presa a calci e pugni, privata del proprio telefono cellulare per impedirle che potesse chiedere aiuto: alla fine si era pure fratturata una caviglia nel tentativo di fuggire. Da qui le pesanti accuse a carico del soggetto, formulate dal pm Marco Stramaglia: violenza sessuale, sequestro di persona e lesioni personali.

Anni di violenze Lunedì a Terni si è tenuta l’udienza, con le modalità dell’incidente probatorio, durante la quale la donna – persona offesa e assistita dall’avvocato Alessio Pressi – ha riferito su quella notte d’inferno ma anche sulla sua tormentata vita familiare. Al giudice avrebbe spiegato che le violenze fisiche andavano avanti da almeno dieci anni. Un quadro avvilente, fatto – secondo quanto riferito dalla 34enne – di abusi e una sottomissione psicologica a cui è riuscita a ribellarsi solo dopo aver rischiato il peggio. Fra i dettagli più pesanti, quello relativo alle fratture nasali riportate nella drammatica notte del 20 gennaio: sarebbero state causate dai pugni inferti dal marito mentre questi la obbligava a praticargli un rapporto orale.

La richiesta Al termine dell’udienza, nel corso della quale il difensore del 49enne – l’avvocato Massimo Oreste Finotto – ha chiesto la scarcerazione del proprio assistito con applicazione, eventualmente degli arresti domiciliari con ‘braccialetto elettronico’ – richiesta a cui il pm si è opposto e su cui il gip si è riservato – gli atti sono tornati alla procura per la prosecuzione delle attività di indagine.

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