Terni, inceneritore: parte la ‘diffida’

La Regione ha inviato l’atto a Terni Biomassa sulla base degli accertamenti di carabinieri e Arpa. Previste numerose prescrizioni

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Le irregolarità riscontrate dai carabinieri del Nucleo operativo ecologico di Perugia e dai tecnici di Arpa Umbria nelle scorse settimane, hanno portato la Regione Umbria ad emettere – attraverso una determina della direzione regionale ambiente datata 3 maggio – una provvedimento formale di diffida nei confronti della Terni Biomassa Srl, titolare dell’inceneritore sito a Maratta, in via Ratini.

La ‘diffida’ Il provvedimento, notificato anche alla Provincia di Terni, al Servizio autorizzazioni ambientali competente per il rilascio dell’Aia, ad Arpa Umbria e al Comune di Terni, impone alla società ravennate di risolvere tutte le irregolarità riscontrate dai carabinieri e dell’Agenzia regionale per l’ambiente, attraverso l’attuazione di diverse dettagliate prescrizioni.

Autorizzazione violata Le violazioni riguardano il contenuto dell’autorizzazione, in seguito più volte aggiornata, rilasciata nel febbraio del 2009 dalla Provincia di Terni in favore della società Printer Srl. Lo scorso 26 aprile l’unità operativa territoriale ‘autorizzazioni ambientali’ ha adottato i provvedimenti volti ad eliminare le non conformità in materia di scarichi idrici. La diffida si è però resa necessaria per tutte le altre irregolarità accertate.

Le prescrizioni Numerosi i punti ‘critici’ indicati dalla Regione, oggetto di specifiche prescrizioni. Alla Terni Biomassa Srl si impone di non trattare rifiuti non conformi alle autorizzazioni e di rispettare le procedure di accettazione, ma anche di effettuare le operazioni di pulizia dei piazzali e delle aree di manovra, oltre ad evitare la dispersione dei rifiuti durante le fasi di stoccaggio, trasporto e movimentazione. Le prescrizioni riguardano poi l’attuazione di sistemi che evitino la dispersione in atmosfera di ceneri leggere ed inquinanti, la trasmissione di una relazione con l’indicazione di tutti i rifiuti trattati e la relativa caratterizzazione chimica, l’obbligo di non superare i quantitativi autorizzati (massimo 100 tonnellate al giorno di rifiuti sottoposti a recupero energetico), un’adeguata taratura degli strumenti incluso l’adeguamento dell’analizzatore per il monitoraggio in continuo dell’ammoniaca.

Tempistica Entro 30 giorni dal ricevimento dell’atto di diffida, l’azienda – oltre a poter ricorrere al Tar – dovrà inviare una dettagliata relazione tecnica alla Regione reletiva a tutti gli interventi effettuati per risolvere le criticità emerse. In caso di mancato rispetto, anche parziale, di quanto prescritto con l’atto di diffida, verranno adottati – scrive la Regione – «i conseguenti provvedimenti previsti dall’autorità competente».

Il nodo L’esercizio delle ‘funzioni di controllo’ viene invece affidato, dalla Regione, alla Provincia di Terni in base alle competenze – tuttora valide – individuate dall’articolo 197 del testo unico ambientale. E qui si innesta un’altra questione non di poco conto, visto che la Provincia non dispone più di un Ufficio ambiente né del personale che nel tempo ne ha fatto parte. Sul ‘campo’ c’è solo la Polizia provinciale che però, da tempo, è in fase di smantellamento: fra l’altro mercoledì 18 maggio scadono i termini per la prima fase di ‘mobilità volontaria’ del personale. Un contesto nel quale l’assenza di agenti, rischia di far saltare – o rendere quantomeno complicati – i controlli obbligatori sull’impianto di Maratta e non solo. Da qui il possibile ennesimo stallo, nella misura in cui il servizio dovesse venire meno: a rischio ci sono anche i controlli futuri, successivi, e non solo quelli imposti dalla Regione attraverso la determina.

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