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Home » Tk-Ast, Morselli ‘scarica’ gli indagati?

Tk-Ast, Morselli ‘scarica’ gli indagati?

di Marco Torricelli
7 Marzo 2015
in Ast, Economia, Imprese, In evidenza, Lavoro
Tempo di lettura: 3 minuti di lettura
La Tk-Ast

La Tk-Ast

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di Marco Torricelli

Il percorso si delinea. E diventa sempre più chiara la strategia di Lucia Morselli, che già durante la trattativa che aveva portato alla firma dell’accordo del 3 dicembre 2014 e poi, più recentemente, durante l’audizione parlamentare, aveva detto e ripetuto di essere impegnata in un’operazione ‘pulizia’.

La strategia E quando è diventato ufficiale che undici persone – dirigenti e funzionari – erano sotto la lente della procura della repubblica per l’operazione ‘Do ut des’, partita dalla denuncia di Cristian Spina, aveva consegnato ad una nota ufficiale la ‘sua’ interpretazione: «Oggetto dell’indagine non è l’azienda, ma singoli individui. Per ThyssenKrupp e Ast è essenziale che la vicenda venga chiarita al più presto e l’azienda sta collaborando alle indagini».

PARLA CRISTIAN SPINA: L’INTERVISTA

Dipendenti ‘scaricati’ Il prossimo passo potrebbe essere quello di mollare gli indagati al proprio destino e di presentarsi così come l’angelo vendicatore: la ‘lady d’acciaio’ che, scoperto il bubbone, amputa l’arto malato e cerca, raccontando di volere anche la collaborazione del sindacato e dei lavoratori, di rimettere la barca in linea di galleggiamento.

Delegati sorpresi Quando l’hanno sentita parlare e, soprattutto, le hanno sentito dire, al microfono della Rai, che con sindacati il rapporto fila che è un piacare, i rappresentanti delle Rsu di Ast hanno fatto un salto sulle sedie. E hanno preso carta e penna.

La tensione Per dire che, loro, invece sono fortemente preoccupati «dagli aspetti riguardanti le relazioni sindacali ed industriali, dalla intera materia delle interlocuzioni, dalla concreta possibilità inerente una ulteriore sostanziale crescita di tensione e confusione all’interno dei luoghi di lavoro e della intera azienda».

«Dichiarazioni fuori luogo» Insomma, le Rsu di Ast ritengono «fuori luogo le dichiarazioni ultime dell’amministratore delegato, che ancora una volta fa affermazioni che non corrispondono alla realtà: non si può evidenziare un contesto di buone relazioni, quando la Rsu in modo corretto e responsabile, come sempre avvenuto, rivendica da giorni un tavolo di confronto su una materia fondamentale e strategica come quella della nuova organizzazione del lavoro, che interessa tutti i Lavoratori e ad oggi non ha ricevuto ancora nessuna convocazione.
Tale materia, dell’organizzazione, tra l’altro come più volte affermato e ribadito, dal nostro punto di vista può generare seri potenziali rischi, relativi a tutto ciò che comporta la salute e la sicurezza dei lavoratori. Come per noi resta preoccupante, la potenziale possibilità che un’organizzazione così concepita ed applicata, possa nei suoi effetti comportare una riduzione produttiva degli impianti, con una relativa perdita economica per l’azienda».

Il confronto Per il bene dei lavoratori, «dell’azienda e della prospettiva di tutti – dicono i rappresentani di base – è oggi più che mai necessario, che venga convocato un tavolo di confronto tra tutti i soggetti firmatari dell’accordo del 3 dicembre, in quanto come noi pensiamo le linee di azione lì ben indicate e gli impegni ben evidenziati non sono rispettati».

La replica Non è piaciuta, a viale Brin, la presa di posizione delle Rsu: «Il confronto quotidiano che sta avvenendo nei reparti interessati dal processo di riorganizzazione – ha subito replicato l’azienda – rappresenta uno strumento di dialogo fra le parti e di ottimizzazione dei processi produttivi concreto ed efficace. Il confronto è intenso e Ast sta ricevendo suggerimenti che saranno presi in considerazione». E l’Ast ha tenuto a precisare che «la salute e la sicurezza dei lavoratori sono priorità imprescindibili per l’azienda e che la nuova organizzazione non introduce rischi addizionali per i dipendenti. L’attuale organico, risultato dal piano di riorganizzazione, è assolutamente adeguato per raggiungere l’obiettivo di produzione di un milione di tonnellate di acciaio fuso all’anno».

Numeri no, promesse sì Dopo i primi due mesi del 2015, ha fatto sapere l’azienda, «che hanno risentito degli effetti della lunga vertenza, Ast prevede che per aprile 2015 sarà raggiunta una quota di produzione tale da garantire il traguardo del milione di tonnellate su base annua e auspica, inoltre, che a giugno si possa superare questa soglia». Per Ast, insomma, ci sarebbero «segnali incoraggianti che stanno consentendo di consolidare i rapporti commerciali in essere e contribuiranno ad accrescere la produzione e ad aggredire nuovi mercati».

 

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