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Home » Gesenu: «Il Comune non tutela Perugia»

Gesenu: «Il Comune non tutela Perugia»

di Lucina Paternesi
4 Marzo 2017
in Dal territorio, Economia, Politica
Tempo di lettura: 2 minuti di lettura
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La battaglia portata avanti dal gruppo consiliare del Movimento 5 stelle in Comune sul ‘caso Gesenu’ non si ferma. Si alzano infatti i toni e arriva, prontamente, una nuova diffida all’ente. Questa volta l’oggetto della contesa è il Piano economico e finanziario della Gest.

La lettera Con una nota protocollata e indirizzata al sindaco Romizi e alla procura regionale della Corte dei Conti, il Movimento 5 Stelle ricorda di aver appreso dall’ufficio stampa del comune che sono state approvate le tariffe della Tari per il 2017. «L’approvazione delle tariffe – si legge nel documento – presuppone l’approvazione del Piano economico e finanziario che l’affidataria del servizio deve aver depositato entro il 30/11/2016.

Pef incompleto A far insospettire il gruppo sarebbe stata una nota inviata dal dirigente Vincenzo Piro lo scorso 28 febbraio alla Gest lamentando un piano incompleto «tanto che per le mancate integrazioni risulta applicata una penale». Tra le mancanze, «la quantificazione dei costi per ogni singolo servizio, il conto economico e lo stato patrimoniale per cui il bilancio di esercizio della società non consentirebbe di effettuare le verifiche in ordine alla corretta applicazione delle condizioni contrattuali e alla corretta imputazione dei costi che confluiscono nei costi generali di gestione».

Carenze E poi, ancora, mancherebbero i dati disaggregati sul materiale recuperato, sui proventi da recupero, i costi disaggregati dai centri di raccolta e dalla percentuale di raccolta differenziata ad essi imputabili. «Si contestano altresì – scrive ancora il M5S – criticità nei progetti presentati per il raggiungimento degli obiettivi di raccolta differenziata imposti dalla Regione per l’anno 2017, sia per il servizio di raccolta ad alta densità che per quello relativo alla raccolta monomateriale del vetro».

Inadempienze Che dire, poi, dei «inadempimenti contrattuali legati al non corretto esercizio dell’impianto di compostaggio di Pietramelina, il quale per anni ha prodotto alte percentuali di scarto tali da vanificare gli investimenti sulla raccolta differenziata dell’umido e le relative tariffe corrisposte dai cittadini; scarti che, nell’agosto 2016, hanno toccato punte del 68%, come risulta dalla diffida della Regione Umbria, in pari data. Pertanto, l’ amministrazione sembrerebbe orientata ad approvare le tariffe per l’anno 20 17 quindi, il Pef dell’affidataria, senza alcuna valutazione in ordine al danno prodotto a codesta amministrazione dalla non corretta gestione dell’impianto di cui sopra e della relativa attività di recupero.

Tutela Secondo Cristina Rosetti, dunque, tale comportamento della Giunta comunale non è volto alla tutela degli interessi del comune stesso, oltre che dei cittadini «ai quali verrà richiesto di pagare costi per i servizi, che, ad oggi, stante la nota di cui sopra, non sono provati nella loro effettiva consistenza». E’ grave, prosegue la missiva, che fino ad oggi non si sia proceduto alla contestazione degli inadempimenti contrattuali né alla determinazione dei danni subiti per la non corretta gestione dell’impianto di compostaggio di Pietramelina, «per cui non occorre certamente attendere l’esito delle indagini giudiziali in corso, visto che i dati sugli scarti  prodotti dall’impianto di compostaggio e il conseguente mancato recupero dell’umido conferito risultano noti da tempo ed esplicitati in rapporti ufficiali».

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