Puntualizzazioni. Che però hanno un loro peso specifico considerando il pulpito da cui provengono, quello di una Fondazione Carit la cui ‘giacca’, oggi ma non è una novità, rischia di allungarsi a dismisura a forza di strattoni e ‘tirate’, spesso e volentieri con lo scopo di ottenere una mano – leggasi finanziamenti – per qualche idea, progetto e opera certamente meritoria.
L’incipit «La Fondazione è ente di servizio, di diritto privato, che opera per lo sviluppo sociale ed economico della comunità. Questa è l’unica finalità e ne certifica l’autonomia e l’indipendenza rispetto a qualsiasi interesse pubblico». A parlare – togliendosi qualche sassolino dalla scarpa – è il presidente Luigi Carlini, numero uno di palazzo Montani-Leoni da poco meno di due anni.
A giochi fatti «Da parte nostra – spiega – c’è e ci sarà sempre la massima sensibilità ai problemi, tanti, che ha questa città. Spesso cerchiamo di essere presenti e di venire incontro alle esigenze anche quando le istituzioni non hanno possibilità di intervento (zero fondi, ndR) ed anche su temi che non ci riguardano direttamente. Ma vorremmo essere anche propositivi, non semplicemente sussidiari».
«Decidiamo insieme» Insomma Carlini – al pari del suo vice Urlico Dragoni – rigetta l’idea di una Fondazione utile solo ad erogare, come qualcuno, spesso messo alle strette dalla mancanza di risorse, la concepisce. «Su Terni e Narni siamo impegnati su grandi progetti. Non solo il teatro Verdi, dove l’assessore comunale competente sembra essersi preso di petto finalmente la questione, ma anche i temi della sicurezza, della cultura e della qualità ambientale. Non è concepibile però che le decisioni finali vengano prese in altre sedi, salvo poi interpellare la Fondazione Carit per finanziare i progetti. Non è così che si realizza quella sinergia alla base di ogni azione di sussidiarietà, che non resti isolata, ma miri a generare un sistema virtuoso».
«La politica non ci appartiene» «Fra gli obiettivi della Fondazione – prosegue il presidente Carlini – non c’è quello di incidere sulla vita politica della città, non ci interessa e né ci compete. Noi operiamo per il benessere dei cittadini e per lo sviluppo culturale della comunità e progetti come quello di sistemare il parco della Passeggiata, di finanziare la cartellonistica turistica di Narni, di riportare Umbria Jazz a Terni con il format di Umbria Jazz Spring, quanto fatto per Carsulae e l’omaggio artistico allo Speco di Sant’Urbano di Narni e al Palazzo Cesi – Accademia dei Lincei di Acquasparta, danno la misura del nostro impegno nel contesto del welfare socio-culturale che ci è proprio».
Briccialdi Sull’istituto Briccialdi, dove la giacca della Fondazione è a dir poco stropicciata, Luigi Carlini è netto: «Siamo stati i primi a capire che per renderlo autonomo doveva essere realizzato un sistema, a sostegno dell’istituto, in grado di unire le migliori eccellenze di Terni, istituzionali e non. A fine 2016 abbiamo effettuato una erogazione di sostegno a dir poco importante, pari a ben 200 mila euro, ma ciò non vuol dire che la Fondazione possa farsi carico totalmente del Briccialdi durante il suo processo di statizzazione, né dopo. A noi interessa un progetto ampio che ragioni sulla creazione di un ‘polo della cultura’ cittadino dove il Briccialdi, il futuro teatro Verdi, lo stesso Caos e gli altri musei cittadini, compresi quelli che potrebbero sorgere in futuro, vengano messi a sistema per creare e gestire una proposta artistica di alto livello culturale».
Caos e il progetto ‘arenato’ La Fondazione – in sostanza – continuerà a sostenere il Briccialdi nella dotazione di strumenti, nel restauro di quelli antichi, nella attivazione di corsi ‘unici’ ed attrattivi, nella promozione di una nuova dimensione internazionale del conservatorio. Una battuta, Carlini, la riserva anche sul Caos, dove il progetto per la creazione di un’area per bambini si è arenato: «Lì – chiarisce Carlini – la Fondazione Carit ha revocato lo stanziamento dopo la concessione di un’ultima proroga lo scorso luglio, qualificata come tale a fronte della manifesta difficoltà dei promotori a reperire i fondi provenienti da uno sponsor privato, indispensabili per la realizzazione del progetto. La revoca del contributo non ha comunque annullato la valenza e l’interesse del progetto».