Umbria Jazz Spring, Terni ci riprova

La prima edizione – dopo quella ‘zero’ del 2017 – si terrà dal 27 aprile al 1° maggio. Pagnotta: «Felice, ma la politica è troppo lenta»

Condividi questo articolo su

Prima edizione – dopo la ‘numero zero’ del 2017 – per Umbria Jazz Spring a Terni che si terrà dal 27 aprile al 1° maggio. Il programma è stato presentato giovedì mattina presso la sede della Fondazione Carit, alla presenza del presidente Luigi Carlini, del direttore artistico di Umbria Jazz, Carlo Pagnotta, del vice presidente della Regione Fabio Paparelli e dell’assessore comunale Tiziana De Angelis. In campo come partner privati anche Erg e Alitalia. Ringraziamenti sono stati rivolti anche al Mibact, alla Diocesi di Terni-Narni-Amelia, a Radio Monte Carlo, Visioninmusica e Caffè Bugatti.

Soddisfazione e critiche «Sono veramente felice del cartellone di questa edizione e degli spazi individuati, si può fare ancora di più ma sono migliori dello scorso anno, Umbria Jazz Spring non è stata mai messa in dubbio – ha detto Pagnotta che, dandone atto alla Regione, ha anche sottolineato «che nessuna giunta in Italia dà i soldi al jazz come dalle nostre parti». Ma poi, con il suo solito modo graffiante, non ha risparmiato dure polemiche alla politica. «Questa conferenza stampa avremmo dovuto farla il 1° gennaio, a quest’ora saremmo stati già sui giornali (le modalità di invito alla conferenza stampa in questione – parentesi – non è che abbianono funzionato proprio bene, ndR). Non capisco questo ritardo ingiustificato, c’è da pensare ai pacchetti turistici, così le cose non funzionano. Ma finché ci sarà da andare dietro alle turbolenze politiche (il riferimento è alle questioni del Comune di Ternu, ndr) non si andrà da nessuna parte. Questa manifestazione non guarda né a sinistra né a destra né al centro, ha portato molto a questa regione e finché non usciremo da questa situazione rimarremo a livelli parrocchiali. A me non va bene, 45 anni di storia vanno rispettati come meritano».

Tempi lunghi Ed il dito di Pagnotta è stato puntato anche contro i tempi dei pagamenti. «Solo Umbria jazz, – ha continuato facendo alcuni esempi concreti – all’interno dell’International Jazz Festival Organization, è in ritardo con i pagamenti. Questo non va bene, i patti devono essere rispettati e io non posso fare sempre da parafulmine». Poi, sul finale, la stoccata diretta all’assessore regionale alla cultura, Fernanda Scenda dal trattore e venga ogni tanto a Terni quando ci sono le conferenze stampa, magari Paparelli può andare a quelle di Perugia» ha chiosato il patron di UJ.

Le repliche «Umbria Jazz è al di fuori di ogni valutazione politica – ha ribattuto l’assessore De Angelis -, anche se una città vive anche di questioni politiche che possono rappresentare un impasse. Ci possono essere incidenti di percorso, come questo momento vissuto dal Comune di Terni. Ma confermo che nessuno ha mai avuto alcun dubbio su Umbria Jazz Spring, una cosa splendida che abbiamo voluto e sulla quale continueremo a lavorare. Intorno ad essa si sta costruendo un sistema e una comunità vera»

La Regione Rassicurazioni sugli impegni anche da parte dell’assessore Paparelli: «Siamo molto orgogliosi perché, con testardaggine, abbiamo mantenuto l’impegno riportando a Terni questa manifestazione e consolidandola. Abbiamo ricollocato un grande evento, come la città merita. Stiamo recuperando sulle tempistiche, rallentate anche dal terremoto, e quest’anno il festival sarà ancora più internazionale». Di UJS come «perla della città» ha parlato il presidente della Fondazione Carlini, che ha ricordato che «questa edizione, che abbiamo il piacere di sostenere, cade in coincidenza con un periodo particolare che culmina con il Cantamaggio. Umbria Jazz può avere un ruolo fondamentale nel rilancio della manifestazione». La band dei Funk Off parteciperà infatti alla sfilata dei carri di lunedì 30 aprile.

Il programma Cinque giorni di festival, trentadue eventi – gratuiti e a pagamento – e tredici band con circa cento artisti sulla scena. Si parte da due produzioni originali: la prima è frutto di una sinergia tra Umbria Jazz e gli ‘Amici della Musica di Perugia’, si intitola ‘Two Islands’ ed è una nuova collaborazione tra Paolo Fresu e l’Orchestra da camera di Perugia. Con il trombettista sardo e l’orchestra perugina ci sarà uno straordinario artista come Giovanni Sollima, compositore e violoncellista di fama mondiale per le sue originali innovazioni.

Beatles in jazz Il secondo è un progetto che Umbria Jazz ha affidato a Gil Goldstein, storico braccio destro di Gil Evans, nella cui orchestra militò per molti anni. Orchestratore e arrangiatore di talento, Goldstein ha messo a punto una versione jazz delle canzoni dei Beatles che realizzerà con la Umbria Jazz Orchestra. Saranno ospiti speciali dell’orchestra Jay Anderson al contrabbasso, Lewis Nash alla batteria e Steve Wilson ai sassofoni.

‘Duologue’ Con il loro ‘Duologue’ Steve Wilson e Lewis Nash hanno esordito nel 2001. La formula sassofono-batteria non è molto comune, ragione per cui quell’incontro poteva apparire come una performance estemporanea. Non fu così, ed il duo, più o meno regolarmente, ha continuato la sua attività fino ad oggi, sia perché Wilson e Nash vi hanno trovato stimoli interessanti da sviluppare, sia per il crescente gradimento del pubblico e l’attenzione dei maggiori festival (anche di Umbria Jazz) e club. Qualche anno fa hanno anche inciso un disco live.

Cory Henry con The Funky Apostles è considerato a buon diritto un membro di quel ristretto club di musicisti che stanno immettendo nuova linfa nei generi più tradizionali come jazz, gospel, r&b. Cory cominciò a suonare l’organo in chiesa quando aveva due anni. Sostanzialmente autodidatta, ha raggiunto livelli altissimi di padronanza strumentale ma soprattutto ha maturato, sia come solista che come membro di Snarky Puppy, con i quali ha vinto tre Grammy, uno stile personale ben ancorato alle radici ma nello stesso tempo riesce a proiettarsi verso il futuro della musica americana.

Kenny Barron e Dado Moroni Due pianisti che si pongono ai vertici dell’elenco dei grandi interpreti moderni dello strumento. Umbria Jazz presenta a Terni l’incontro tra Kenny Barron e Dado Moroni. Il primo da molto tempo è uno dei più stimati pianisti americani. Per anni è stato membro di Sphere, il quartetto votato alla musica di Thelonious Monk, ed ha fatto parte dell’ultimo grande quartetto di Stan Getz. Con il sassofonista di Filadelfia Barron ha condiviso a parte finale della carriera. Moroni è uno dei pianisti jazz italiani più apprezzati e richiesti in America. Il suo talento precoce, che lo ha fatto entrare nel mondo del jazz da enfant prodige, spiega la quantità e qualità delle sue collaborazioni: tra gli altri, Ron Carter, Chet Baker, Dizzy Gillespie, Freddie Hubbard, Tom Harrell, Ray Brown.

Maria Pia De Vito con Julian Oliver Mazzariello e Enzo Pietropaoli vuol dire grande Jazz Made in Italy. La De Vito è una voci più originali della scena musicale italiana anche per aver saputo, come pochi altri, creare un universo cosmopolita in cui le melodie di Napoli, la sua città, il linguaggio del jazz e le tradizioni del mediterraneo si incrociano tra loro con coerenza e naturalezza. Con lei due tra i più importanti musicisti italiani. Insieme, De Vito Mazzariello e Pietropaoli sono stati tra i protagonisti della recente edizione di Umbria Jazz Winter con una rilettura delle canzoni di Joni Mitchell.

Fabrizio Bosso ha dato vita a numerose formule, tutte o quasi presentate al pubblico di Umbria Jazz negli ultimi anni, dal duo con Mazzariello allo Spiritual Trio, dal quartetto The Golden Circle alle big band (in collaborazione con Paolo Silvestri) dedicate alla musica di Duke Ellington e Dizzy Gillespie. Il quartetto, con cui lo scorso anno ha fatto il punto sullo ‘State of the art’ della sua carriera (fissato in tour e poi in un doppio live, cd e vinile) resta un momento centrale della sua identità di jazzman. Con lo stesso quartetto Bosso ha realizzato un classicissimo disco di canzoni natalizie, Merry Christmas Baby.

Huntertones si formò all’università di Columbus, Ohio, ma oggi è Brooklyn la base della band. Il marchio di fabbrica di Huntertones coniuga improvvisazione e composizioni non banali nelle quali confluiscono elementi di jazz, funk, soul, hip hop, rock, R&B. Una delle caratteristiche di questo gruppo è la flessibilità dell’organico, che può variare da un essenziale trio a formazioni molto più estese e capaci di un sound spettacolare e di grande presa. Affermati come band, i singoli componenti di Huntertones vantano importanti collaborazioni con artisti come Jon Batiste, Snarky Puppy, Ed Sheeran, Ricky Martin.

Funk Off La street band toscana dei Funk Off è diventata popolarissima con una formula originale e riconoscibile: superare il concetto di marching band della tradizione di New Orleans proponendo una musica trascinante e spettacolare, moderna e coinvolgente. È così che i Funk Off sono diventati, da quando Umbria Jazz li ha presentati la prima volta, nel 2003, i beniamini del pubblico.

A Paolo Fresu Umbria Jazz Spring dedica uno spazio speciale. Il trombettista sardo, oltre a ‘Two Islands’ con Giovanni Sollima e l’Orchestra da camera di Perugia, sarà presente in duo con Daniele Di Bonaventura, con il quale collabora da tempo. Il musicista marchigiano è pianista, bandoneonista, compositore e arrangiatore impegnato nella musica classica e in quella contemporanea, nel jazz e nel tango, nella musica etnica e nella world music, con incursioni nel mondo del teatro, del cinema e della danza. Insieme, Di Bonaventura e Fresu hanno realizzato il Laudario di Cortona in chiave jazz ed ancor prima il progetto Mistico Mediterraneo con il coro corso A Filetta.

‘Devil quartet’ Fresu sarà a Terni anche con il Devil Quartet, pensato per sviluppare in modo diverso e dialettico, come suggerisce lo stesso nome, un’idea di quartetto che si era concretizzata nell’Angel Quartet, formazione molto celebrata a livello europeo. La line up del Devil, con Bebo Ferra alla chitarra, Paolino Della Porta al contrabbasso e Stefano Bagnoli alla batteria, mette insieme autentici specialisti dei loro strumenti ma il risultato finale, come avviene sempre nel jazz ben suonato, è superiore alla somma dei singoli. La regia sapiente di Fresu governa una musica che lui stesso definisce ‘melangé’, frutto di incroci di stili e linguaggi diversi, aperta e curiosa. 

Suoni brasiliani Non sarebbe Umbria Jazz senza uno spazio per la musica brasiliana. Dal 1993 in poi, anno dell’esordio di Caetano Veloso, la canzone popolare del Brasile ed i suoi artisti hanno sempre avuto un riflettore acceso di quello che resta uno straordinario patrimonio musicale. A Umbria Jazz Spring arriva un ‘touch of Brazil’ con il duo Yamandu Costa (chitarra a sette corde) e Guto Wirtti (‘baixolão’, chitarra-basso). Sono entrambi originari dal sud del Brasile, si conoscono da ragazzi e nelle loro composizioni denunciano una forte influenza della musica ed in particolare dei balli sudamericani.

Claudio Jr De Rosa rappresenta a pieno titolo le nuove leve del jazz italiano, anche se sarebbe riduttivo definirlo un emergente. Il giovane (classe 1992) sassofonista e polistrumentista, presentato a Umbria Jazz Spring con il suo quartetto da ‘Visioninmusica’, ha già una forte connotazione europea per avere riscosso consensi e vinto premi in Italia e all’estero, dove ha spesso lavorato (soprattutto in Olanda). Oltre che come performer si è affermato anche come compositore e arrangiatore, avendo alle spalle studi e diplomi nei conservatori di Salerno, Roma e L’Aia.

IJD e Cascata delle Marmore Da sottolineare anche che il 30 aprile è, per iniziativa dell’Unesco, l’International Jazz Day, la giornata dedicata in tutto il mondo al jazz come espressione culturale planetaria e linguaggio universale capace di fare incontrare persone diverse tra loro per storia, cultura, lingua, religione. «Umbria Jazz Spring – spiega l’organizzazione – celebra l’IJD 2018 a Terni con un ricco programma il cui clou sarà lo spettacolo del jazz in uno degli scenari naturali più suggestivi dell’Umbria e dell’Italia, la Cascata delle Marmore. La Cascata è del resto una parte integrante e peculiare del programma, la cui formula ricalca quella, consolidata e sperimentata da anni, di offrire musica tutto il giorno senza soluzione di continuità e di ambientare i concerti negli spazi più significativi della città. La maggior parte degli artisti inoltre sono residenti e si possono ascoltare più volte, anche in contesti diversi».

Condividi questo articolo su
Condividi questo articolo su

Ultimi 30 articoli