Area di crisi complessa Terni-Narni: proroga al 2024 e 10 milioni di euro

L’annuncio dell’assessore Fioroni. Su Ast il consiglio regionale si spacca

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di F.L.

Proroga al 30 marzo 2024 e 10 milioni di euro aggiuntivi dal ministero per lo sviluppo economico per l’accordo di programma area di crisi complessa Terni-Narni: ad annunciarlo, martedì mattina in consiglio regionale, è stato l’assessore regionale allo sviluppo economico, Michele Fioroni. La giunta delibererà mercoledì il testo dell’atto di proroga.

I dettagli

L’assessore Fioroni, che si è detto particolarmente «soddisfatto» per il risultato raggiunto anche grazie ad una costante e positivo confronto con il Mise, ha ricordato come «la richiesta di proroga dell’accordo di programma area di crisi complessa Terni-Narni è stata formalizzata a febbraio 2021 nel quadro della continuità delle attività in essere». «Nei giorni scorsi – ha affermato Fioroni – il Mise ci ha inviato la bozza di atto con il quale si prevede la proroga dell’accordo di programma che avrà scadenza al 30 marzo 2024. In tale ambito il Mise ha altresì previsto di assegnare 10 milioni di euro di risorse aggiuntive a valere sul Fondo Crescita sostenibile che saranno destinati all’attivazione degli strumenti previsti dalla legge 181/89 per un nuovo avviso».

La discussione su Ast

L’annuncio da parte di Fioroni è arrivato nel corso del consiglio regionale convocato sul tema della cessione di Acciai Speciali Terni, durante il quale si è discussa la mozione presentata dalle opposizioni dal titolo «Impegni della Regione Umbria per il futuro di Ast e lo sviluppo sostenibile dell’Umbria». Discussione che – tra le polemiche del centrosinistra, che sarebbe voluto arrivare subito ad un’approvazione condivisa – si è conclusa con il rinvio dell’atto in commissione. La presidente della Regione Tesei, in apertura dei lavori, era tornata a sottolineare che l’avvento di Arvedi alla proprietà dell’acciaieria è «una grande opportunità per Terni e per tutta l’Umbria» e che segue la situazione «in prima persona con grandissima attenzione».

Thomas De Luca (M5s) commenta il rinvio della mozione su Ast

«Ecco l’interesse della Lega per le Acciaierie di Terni. Rinviata in commissione la mozione presentata dalle minoranze sul futuro di Ast e lo sviluppo sostenibile dell’Umbria, con l’assessore Fioroni che precisa ‘la giunta regionale non si occupa di piani industriali’. Zero proposte, due ore di nulla e il ritiro di un emendamento del consigliere Carissimi imposto dalla presidente Tesei. Questo è il messaggio della Lega al governo e all’Europa: in Umbria c’è il nulla al potere». Così il portavoce del Movimento 5 stelle, Thomas De Luca, dopo il consiglio regionale straordinario convocato su Ast. «Sul futuro del polo siderurgico di Terni emerge un quadro di incertezza. Dietro al trionfalismo della politica l’atteggiamento del ‘non disturbate il manovratore’ mostrato dalla presidente Tesei non è accettabile, soprattutto quando a pagare le conseguenze sociali ed ambientali dovranno essere cittadini e lavoratori. Lo Stato deve fare lo Stato, gli imprenditori devono fare gli imprenditori. E la politica deve rappresentare tutti gli interessi in gioco, non solo quelli degli acciaieri. Basta con i comportamenti inaccettabili».

«Non conosciamo le intenzioni del cavalier Arvedi»

Il portavoce del M5s prosegue dicendo che «non è passata inosservata la scelta simbolica di ricevere il cavalier Arvedi a palazzo Donini e non a palazzo Spada. L’Acciaieria di Terni non è solo del proprietario pro-tempore, ma dei ternani. Quelli che per una vita hanno scandito tempi e abitudini con la sirena della fabbrica e che hanno visto vocabolo Valle trasformarsi in collina di scorie. Oggi nemmeno una parola sulla questione della discarica a due passi dalla Cascata delle Marmore che è in esaurimento. Non ci sono spazi di ampliamento e ci chiediamo che cosa succederà quando si arriverà al collasso. Porteremo le scorie all’estero? A quale costo e con quale impatto? Ecco perché la politica del non disturbare il manovratore non è accettabile. De Luca aggiunge ricordando che «non conosciamo le intenzioni del cavalier Arvedi, vedremo il piano industriale dopo il pronunciamento dell’antitrust. Ma la politica deve dare un segnale. Nessuna decisione deve essere presa con leggerezza, specie su un asset come il Tubificio dove la posizione di forza del gruppo Arvedi potrebbe far storcere il naso a qualcuno. Un impegno da cui, come Movimento 5 stelle, non ci siamo mai sottratti attraverso i nostri portavoce nazionali, la nostra europarlamentare Daniela Rondinelli e il gruppo dei parlamentari europei. Ogni discorso, infine, si lega fortemente alla necessità di rendere sostenibili le produzioni e all’obiettivo dell’azzeramento delle emissioni nel 2050. Terni esce da una fase di vendita che è durata un decennio ed in cui ha accumulato un gap rispetto ai competitor. Mentre noi continuiamo ad avere a che fare con i problemi logistici ed infrastrutturali storici, i nostri concorrenti investono in innovazione e sostenibilità».

Le concentrazioni in atmosfera delle polveri a Terni 

Il portavoce conclude: «Ma se questa destra continua a sostenere che la causa del superamento dei limiti delle concentrazioni in atmosfera delle polveri a Terni sono caminetti e carni alla brace, questa sfida che ci dovrebbe guidare verso una transizione dei processi industriali in ottica di sostenibilità ambientale ci vedrà sempre rincorrere i nostri competitor. È più che legittima la preoccupazione che inserire Terni, Taranto e Piombino in un unico calderone possa premiare in termini di investimenti gli stabilimenti che si trovano in posizioni strategiche. In attesa del piano industriale, ad oggi è difficile esprimere un giudizio sull’operazione».

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