«Asm public company? Ragioniamo»

Terni: Lorenzo Ranocchiari di Terni Valley analizza le proposte del comitato No Inceneritori. «La multiutility ha bisogno di una ristrutturazione aziendale»

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Lorenzo Ranocchiari

di Lorenzo Ranocchiari
Associazione ‘Terni Valley’

Le proposte presentate dal comitato No Inceneritori Terni muovono da alcune premesse che reputo essere fondamentali per affrontare seriamente la questione. Bisogna senz’altro distinguere la situazione economico-finanziaria delle due aziende, Asm e Sii, sebbene l’una controlli l’altra, per trovare adeguate strategie risolutive alle problematiche delle due realtà. È inoltre precipuo tenere in considerazione gli esiti delle consultazioni referendarie del 2011 che videro uscire dalle urne una preponderante visione dell’elettorato a favore dell’acqua bene pubblico.

Sulla base di queste premesse, le due proposte elaborate dal comitato No Inc Terni propongono l’una una modifica della struttura societaria di Asm e l’altra una commissione d’indagine per il Sii.

Sulla seconda proposta, non si ravvisano ragioni contrarie all’opportunità di istituire la commissione d’indagine che potrà chiarire le motivazioni e trovare le responsabilità della serie di eventi che ha prodotto l’instabilità economico-finanziaria e l’inefficienza dei servizi dell’azienda. Non si trova migliore casa di quella comunale, di tutti i cittadini, per discuterne, proprio perché di interesse pubblico si tratta, come richiamato nelle premesse.

Sulla prima proposta, la ristrutturazione societaria di Asm, la questione è più complessa. Si tratta di una proposta interessante e che è già stata attuata in altre realtà. Alcune questioni sul tema, tuttavia, meritano un maggiore approfondimento. Da quanto si legge nel comunicato del comitato No Inc Terni, si vorrebbe tendere a dare ad Asm la tipica struttura della public company, con un numero molto grande di piccoli azionisti che detengono quote risibili del capitale sociale, tali da non compromettere il controllo di pochi azionisti che detengono la maggioranza in assemblea. La non compromissione del controllo degli azionisti di maggioranza potrebbe anche essere conseguita mediante l’emissione di azioni con diritti amministrativi limitati (prive del diritto di voto) che, tuttavia, dovrebbero, teoricamente, incorporare dei diritti patrimoniali (di remunerazione del capitale) maggiorati come compensazione. Per i cittadini che decideranno di sottoscrivere l’aumento di capitale, infatti, questo sarebbe un investimento finanziario in piena regola e non beneficenza. Bisognerà decidere quale soggetto sarà incaricato di condurre l’operazione di aumento di capitale e collocare tra il pubblico i nuovi titoli azionari e sarà necessario informare i cittadini-investitori del fatto che stanno acquistando una partecipazione al capitale di una società non stabile dal punto di vista finanziario, che ha bisogno di liquidità e che è dunque rischiosa ed il rischio, per definizione, deve essere adeguatamente remunerato. Non si capisce poi perché società o enti privati dovrebbero essere tagliati fuori dalla possibilità di sottoscrivere i titoli azionari di nuova emissione se questi nuovi titoli avranno diritti amministrativi limitati che non comprometteranno il controllo del socio di maggioranza, pubblico, sulla società.

Sul fatto che non si venga a ‘creare’ un socio privato da questa operazione, è poi bene specificare che il socio privato sarebbero i molteplici privati cittadini che decideranno di investire in Asm e sottoscrivere l’aumento di capitale sociale: il socio (o i soci) privato esisterebbe in ogni caso. Sull’obbligo di riacquisto dei titoli azionari da parte dell’ente Comune, condizionato dalla situazione economico-finanziaria dell’ente stesso, emerge un ulteriore profilo di rischio per l’investitore che, conseguentemente, dovrà essere remunerato (e poi: chi stabilisce se la situazione economico-finanziaria del Comune è appropriata per il riacquisto?).

L’unica forma di remunerazione dell’investimento specificatamente individuata appare essere lo sconto sulla tassa dei rifiuti mentre si fa riferimento ad altre generiche ‘premialità’: una remunerazione di questo tipo per un investimento così rischioso su azioni prive del diritto di voto appare forse inadeguata.

Il problema principale di tutto l’affare, tuttavia, non si ravvisa nei profili formali della questione ma in quelli sostanziali. Da quanto si apprende dai giornali, l’azienda pubblica soffre di ingenti passività e possiede attività sovrastimate (crediti in parte o in toto inesigibili). Ha attualmente bisogno di liquidità per ottemperare agli obblighi di gestione corrente. La proposta è quella di procedere ad un aumento di capitale per reperirla. Ahinoi, anche se l’operazione di aumento andasse a buon fine, i problemi dell’azienda non sarebbero risolti.

Continuando nel solco del ‘business as usual’, tra qualche anno potremmo ritrovarci nella stessa identica situazione di oggi con Asm di nuovo a caccia di fondi per ottemperare ai suoi bisogni di liquidità. Quello che è invece necessario ed imprescindibile è un piano di ristrutturazione aziendale che consenta la transizione da uno stato di instabilità economico-finanziaria ad uno di solidità ed efficienza, per fare sì che l’eventuale investimento dei cittadini in Asm non sia banalmente un gettare banconote nel fosso degli sprechi, per fare sì che l’inefficienza delle imprese (causata da mala-gestio? Da condizioni di mercato complesse?) non sia scaricata in maniera passiva sulla collettività.

Per passare da una situazione di inefficienza ad una di efficienza è, come dicevo, necessaria una ristrutturazione aziendale e, forse, anche un cambio del management a seguito degli opportuni accertamenti delle responsabilità. Se gli investitori che sottoscriveranno il nuovo capitale sociale non avranno diritto di voto in assemblea, non potranno nemmeno orientare la gestione e le scelte di management dell’azienda e, pur mettendoci i loro soldi, dovranno subire le scelte gestionali degli ex soci che hanno condotto alla situazione attuale.

Nel complesso la proposta del comitato No Inc Terni appare interessante sebbene sia necessario approfondirne alcuni profili specifici tra i quali anche la convenienza di un aumento di capitale, se si vuole condurlo con le caratteristiche evidenziate nella proposta, rispetto all’emissione di normali obbligazioni.

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