Ast, mix produttivo e occhio al territorio. Arvedi alla prova dell’Ue

A breve l’ok del consiglio di sorveglianza Tk sulla vendita, entro la primavera 2022 il parere dell’Anitrust. Gli scenari

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di Federica Liberotti

Il nome dell’acquirente c’è, ma ora? Messo un primo, decisivo, punto fermo nella procedura di vendita di Acciai Speciali Terni, per il cosiddetto closing dell’operazione ci sarà ancora da attendere diversi mesi e sono tanti gli interrogativi che rimangono aperti. Di certo la notizia della cessione al gruppo cremonese Arvedi, pur con la prudenza del caso, è stata accolta con fiducia e ottimismo a Terni, sia da parte istituzionale che sindacale. Sicuramente con più diffidenza da chi la fabbrica la vive da dentro, i circa 2.700 lavoratori tra diretti e indotto.

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Mario Caldonazzo (CEO Finarvedi) e Giovanni Arvedi (presidente)

Il ruolo governativo

L’accordo sul prezzo tra Tk e Arvedi era cosa fatta già da un po’, di certo già mercoledì, quando hanno iniziato a diffondersi i rumors che la firma fosse ormai questione di poche ore. C’erano da limare solo alcuni dettagli contrattuali, come avvenuto effettivamente nella notte. Oltre ai soldi – la cifra ufficiale è top secret, ma intorno ai 700 milioni di euro potrebbe essere verosimile – anche la solidità e l’affidabilità riconosciuta al gruppo Arvedi (che avrebbe garantito un progetto di sviluppo senza impatto sul territorio), hanno convinto le parti. ThyssenKrupp in primis, visto che la trattativa è privata, ma anche il Governo che, nel più stretto riserbo, ha seguito da vicino la vicenda e – deciso a giocare un ruolo in campo siderurgico – potrebbe ancora esercitare un ruolo attivo in essa, magari (sarebbe il minimo) con quegli impegni sul piano energivoro, ambientale e infrastrutturale che finora sono stati elusi.

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Quali produzioni?

«L’operazione rappresenta un rafforzamento del gruppo Arvedi in quanto ne completa, in una sinergia industriale, il mix produttivo. Un’operazione di sistema Paese che potrebbe dare inizio ad altri positivi sviluppi» ha sottolineato Giovanni Arvedi, presidente e fondatore dell’omonimo gruppo, nella comunicazione ufficiale di Tk, lasciando aperte molte strade. Non solo ad un intervento statale a cui si è fatto cenno, ma anche ad un ritorno a Terni del magnetico – un’ipotesi circolata negli ultimi giorni -, ma anche, chissà, alla produzione di acciaio al carbonio e al silicio. Fatto sta che “integrazione di prodotto” e “investimenti” sono termini risuonati più volte nelle ultime ore, complementari l’uno all’altro. L’obiettivo che in ogni caso avrebbe il gruppo cremonese è quello di crescere, unendo i rispettivi punti di forza.

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Il ruolo futuro di Tk

«Ci fa piacere il segno di continuità e di fiducia che la società Thyssenkrupp ha desiderato dimostrare valutando la possibilità di mantenere una quota di partecipazione di minoranza in Ast» ha aggiunto Arvedi. Anche questo aspetto, quello di una permanenza della multinazionale tedesca nella compagine societaria, può prestarsi a molte chiavi di lettura. Forse Arvedi non ha una rete distributiva sufficiente, per cui potrebbe avvalersi dell’aiuto della Tk Materials? Oppure potrebbe esserci una partnership nel settore dell’energia alternativa, visto il protagonismo di Tk nel business legato all’idrogeno? E ancora, la permanenza potrebbe invece essere decisa in prospettiva della possibile quotazione in borsa a cui punterebbe il gruppo Arvedi, dunque per ragioni esclusivamente finanziarie (per Tk)?

Giovanni Arvedi

I tempi del closing

In merito all’operazione dovrà arrivare il placet (che appare scontato) del consiglio di sorveglianza di Tk, che dovrebbe esserci nel giro di poche settimane. Poi si passerà alla fase di analisi da parte dell’Antitrust europeo, che richiederà almeno 90 giorni per l’approvazione, dunque entro il primo semestre 2022. Plausibile entro marzo. La presenza di Arvedi nel settore dell’acciaio inossidabile laminati piani è irrilevante, così grandi problemi in termini di concorrenza non dovrebbero esserci. Per questo c’è chi – la proposta è della Fiom Cgil – chiede a Governo, Thyssenkrupp e Arvedi di valutare se esistono le condizioni per poter richiedere alla Commissione europea di attivare la procedura semplificata, che richiede solo 45 giorni. Fino all’esito finale della procedura Ast e Arvedi saranno da due società differenti e concorrenti – con ThyssenKrupp ci saranno tra l’altro ancora da concordare alcuni allegati al contratto -, dunque anche la visita a Terni del cavaliere Arvedi promessa al sindaco Latini potrebbe non essere così imminente. I tavoli su cui confrontarsi potranno essere per ora solo quelli governativi.

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Il confronto con il territorio

Gira in questi giorni tra i lavoratori un articolo del Corriere della Sera datato settembre 2019, in cui si parla della chiusura da parte di Arvedi dell’acciaieria di Trieste, la Ferriera del rione Servola, con contestuali 400 esuberi. In effetti l’area a caldo è stata nel frattempo effettivamente spenta, ma è stato anche dato seguito ad progetto di riconversione industriale e di sviluppo produttivo dell’area che ha comunque garantito i posti di lavoro. Inoltre in tutto il 2020 Arvedi non avrebbe mai fatto ricorso alla cassa integrazione, neanche nel periodo dell’emergenza Covid. Se questa attenzione al dialogo con il territorio e ai lavoratori sarà confermata, anche a Terni, solo il tempo lo dirà.

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