Bancarotta J Petrol, arrestato Iannarilli

Ai domiciliari l’81enne imprenditore ciociaro residente a Terni: ha distratto beni e risorse dell’impresa per 7 milioni. Costante evasione accise sui carburanti e debiti per 20 milioni

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Responsabile della bancarotta fraudolenta milionaria della J Petrol srl – sede a Roma – operante nel settore della preparazione e miscelati di derivati del petrolio. Questa l’accusa con la quale i militari del comando provinciale della Guardia di finanza di Roma sono intervenuti per arrestare l’imprenditore ciociaro Vittorio Iannarilli, originario di Veroli: l’uomo, 81enne, è residente a Terni.

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Evasione, debiti e passivo fallimentare

La conferenza stampa ‘Dirty Fuel’ del 12 luglio 2016

Le indagini sono state coordinate dalla procura della Repubblica di Roma e condotta dalle Fiamme gialle del nucleo di polizia economico-finanziaria. In sostanza Iannarilli – amministratore unico pro tempore e socio di maggioranza – aveva distratto beni e risorse dell’impresa per più di 7 milioni di euro. Ma non solo: l’imprenitore ha in modo continuo evaso le accise sui carburanti generando debiti tributari insoluti per oltre 20 milioni di euro a fronte di un passivo fallimentare accertato di oltre 33 milioni. A completare il quadro l’occultamento delle scritture contabili al fine di bloccare la

ricostruzione del patrimonio e del volume d’affari.

«Professionalità a delinquere». La raffineria ternana

Per lui sono scattati gli arresti domiciliari. Iannarilli – spiega la finanza – continuava ad operare nel settore petrolifero con altre due società e, visti i numerosi precedenti di polizia, viene considerato dalle Fiamme gialle «estremamente incline a commettere reati tributari di rilevante entità e dotato di una notevole professionalità a delinquere». La raffineria posta sotto sequestro – J Petrol, appunto – in passato si trova in località San Carlo.

«Misura sproporzionata»

A parlare per Iannarilli è il suo legale difensore, l’avvocato Francesco Mattiangeli, secondo il quale «la misura appare sproporzionata a fronte di accuse legate a vecchi bilanci ed a documenti contabili che sono reperibili presso la sede aziendale finita sotto sequestro nel 2013. Non sussistono a nostro giudizio gli estremi della bancarotta fraudolenta e agiremo per far sì che la misura venga revocata e la vicenda chiusa al più presto».

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