Casa di don Vincenzo messa a soqquadro: si indaga sul perché

San Feliciano di Magione, continuano le indagini sull’effrazione in parrocchia dopo l’arresto del parroco. Dispetto, tentato furto o inquinamento delle prove?

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Chissà cosa c’era in quella stanza da giustificare una effrazione nella abitazione di don Vincenzo Esposito, il parroco di San Feliciano arrestato dai carabinieri di Termini Imerese e tuttora detenuto presso il carcere di Spoleto.

Le indagini sull’effrazione

L’ipotesi di un tentativo di furto regge sempre meno anche perché molti oggetti di valore sarebbero ancora lì. Resta in piedi quella del dispetto, dello sfregio, del voler violare l’abitazione del parroco messo all’indice. Ma anche questa, in assenza di segni eclatanti (come era lo striscione affisso all’esterno della chiesa qualche giorno fa), resta solo un’ipotesi, senza il suffragio di prove. Per esclusione si arriva al tentativo di portar via qualcosa, sperando che i carabinieri non l’abbiano trovata quando hanno arrestato don Vincenzo. Ma cosa? E chi poteva avere interesse?

La perquisizione

Martedì scorso, insieme ai carabinieri di Termini Imerese, durante l’arresto di don Vincenzo a San Feliciano c’erano anche i colleghi perugini, che hanno avuto una funzione di supporto. Ma al momento nessuno si sbilancia su cosa ci fosse all’interno di quell’appartamento adiacente la chiesa, posto su due piani. Né al legale di Don Vincenzo, l’avvocato Renato Vazzana (che ha confermato quanto anticipato al nostro giornale: nei prossimi giorni sarà presentata istanza di scarcerazione; ndr) risulta sia stata effettuata una perquisizione. Al momento, quindi, nessuno può escludere che in quella stanza vi fosse qualcosa di particolare che qualcuno può aver avuto interesse a far sparire.

La messa domenicale

Intanto lo striscione è sparito. Dopo Ferragosto arriverà un nuovo parroco, come promesso dal cardinale Gualtiero Bassetti. Domenica la messa è stata officiata dal vescovo ausiliare don Marco Salvi e da don Stefano Orsini, parroco di Magione.

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