I fedeli di San Feliciano incontrano Bassetti e chiedono trasparenza su don Vincenzo

Mercoledì sera l’incontro col Cardinale. Nella mattinata di giovedì è apparso uno striscione ironico all’esterno della chiesa parrocchiale

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C’è dibattito a San Feliciano di Magione dopo il caso di don Vincenzo Esposito, sacerdote siciliano accusato di prostituzione minorile. La narrazione emersa nelle prime ore, di un paese attonito e sorpreso alla notizia, regge solo in parte. Perché se è vero che nessuno mai aveva lanciato sospetti del genere sul parroco del centro lacustre, di certo c’erano malcontenti diffusi fra i residenti, alcuni dei quali si erano allontanati dopo la morte del vecchio parroco. Ad ascoltare le tante domande dei fedeli, mercoledì sera è arrivato da Perugia il Cardinale Gualtiero Bassetti, che oltre ad essere arcivescovo è pure presidente della Cei e quindi doppiamente chiamato in causa. La novità è che domenica prossima, anche per ragioni simboliche, ad officiare messa ci sarà il vescovo ausiliare della diocesi perugino-pievese, don Marco Salvi. Intanto, nottetempo…

Lo striscione

Lo striscione apparso all’esterno della chiesa

Uno striscione ironico («Da ‘Casa Chiusa’ a ‘Chiesa Chiusa’… è ‘na videochiamata»), che però fa percepire con sufficiente chiarezza lo stato d’animo dei fedeli e in generale dei residenti: è apparso giovedì mattina all’esterno della chiesa parrocchiale ancora chiusa dopo la triste vicenda. Il portale è serrato a tripla mandata da martedì, quando i carabinieri hanno prelevato don Vincenzo. Si è aperto solo nella serata di mercoledì, per l’arrivo del Cardinale Bassetti, che ha voluto esprimere la propria vicinanza ai fedeli. E ascoltarli. Perché tanto avevano da dire.

SI È AVVALSO DELLA FACOLTÀ DI NON RISPONDERE

La visita di Bassetti

«Sono qui perché, se è vero quello di cui si accusa il prete, ci troviamo di fronte ad un sacerdote che ha tradito la mia e la vostra fiducia. È una cosa molto grave. Mi sento il primo responsabile della diocesi e della nomina dei sacerdoti», ha detto Bassetti dall’altare nell’incontro serale con i numerosi fedeli intervenuti. Con lui, c’erano alcuni parroci della zona e il responsabile amministrativo diocesano, don Riccardo Pascolini. E pure questo non è un caso, come vedremo.

«Tradita la fiducia»

L’incontro di Bassetti con i fedeli di San Feliciano

Bassetti non ha usato giri di parole: «Sono due giorni che vivo come voi questa vicenda: vi prometto che farò tutto il possibile per inviarvi al più presto un nuovo parroco e che non venga meno la fiducia nella Chiesa. Si può sbagliare tutti. Se il vostro parroco ha fatto quelle cose, però, è gravissimo. Voglio mandarvi un pastore secondo il cuore di Dio, perché San Feliciano lo merita».

La sede residuale

Quello della scelta dei preti da mandare a San Feliciano è uno dei temi più sentiti nella comunità dei fedeli. Da quando, una decina di anni fa, è morto lo storico parroco, qui hanno avuto la sensazione di essere trattati come una sede di second’ordine, dove mandare sacerdoti che, per un motivo o per l’altro, non si erano trovati bene altrove. È una riflessione sentita spesso nelle strade e sulle panchine in riva al Trasimeno.

Carattere particolare

Uno dei presenti, prima dell’incontro, si lascia scappare con i cronisti un commento che fa pensare: «Ma possibile che qui ci mandano sempre preti difficili?». Poi si corregge: «…dal carattere difficile, intendevo». Un altro gli fa eco: «Da quando è morto il vecchio parroco se ne sono alternati diversi prima di don Vincenzo e tutti hanno avuto qualche problema a integrarsi». Ma comunque nessuno aveva mai sentito nulla sull’argomento sesso, tantomeno minori. E infatti tutti, anche chi non lo poteva soffrire, si dicono sorpresi, anzi allibiti di quanto letto circa l’operazione dei carabinieri di Termini Imerese e dalla procura di Palermo e sui giornali, che già riportano i virgolettati delle chat di don Vincenzo.

La gestione economica della parrocchia

Più volte sollecitato sull’argomento, il Cardinale Bassetti ha promesso un’accurata revisione dei costi legati alla ristrutturazione della Chiesa e una verifica sulla attuale consistenza economica della Parrocchia di San Feliciano (situazione finanziaria ed eventuale situazione debitoria) che al momento non si conosce e che invece i parrocchiani vorrebbero più trasparente.

La riparazioni del tetto

Un tema, quello economico, che a differenza dell’altro, quello sessuale, faceva spesso capolino nelle chiacchiere di paese. Anche prima di martedì.

Le pressanti richieste di offerte

Nel migliore dei racconti possibili, don Vincenzo veniva descritto come un prete sempre alla ricerca di offerte per la chiesa; e si suppone le utilizzasse per i fini per i quali le richiedeva, come ad esempio i lavori al tetto della chiesa fatti eseguire negli anni scorsi, che hanno consentito la riapertura della stessa, dopo che, per un periodo, i fedeli erano costretti a seguire messa in uno stabile vicino. Fin qui tutto nella norma, anzi: di preti che – bonariamente – stimolano i fedeli a metter mano alla tasca per mantenere i beni parrocchiali o per aiutare i bisognosi è pieno il mondo. E meno male.

Le riparazioni al tetto

Nella peggiore delle descrizioni possibili, però, si fa riferimento al fatto che don Vincenzo avesse in qualche modo esautorato dai propri compiti i precedenti componenti del comitato parrocchiale che, fra le altre cose, avevano la gestione del conto corrente (c’era un comitato di 40 persone incaricato della gestione). E che per i lavori al tetto, per quanto realizzati a regola d’arte e in tempi celeri, non ci sia stato poi un pubblico resoconto delle offerte pervenute e delle spese effettuate (questo è quanto dichiarato da alcuni cittadini di San Feliciano che hanno avuto diretta esperienza di quanto affermavano, ma umbriaon è disponibile ad accogliere eventuali repliche da parte della parrocchia e di don Vincenzo, attraverso il suo legale; ndr).

I versamenti sul Poste Pay

C’è poi il passaggio dell’ordinanza di carcerazione in cui si fa riferimento al fatto che don Vincenzo aspettasse che entrassero offerte per poter pagare (sempre secondo l’accusa) le prestazioni telematiche dei ragazzi. E allora la peggiore delle descrizioni diventa addirittura poco rispetto alla realtà ipotizzata dagli inquirenti.

Il lungo peregrinare

Ultimo tema. Il percorso vocazionale di don Vincenzo. «Ma perché era in Umbria un prete siciliano?» si chiedono in tanti? E nessuno sa dare una risposta precisa. Di certo c’è che don Vincenzo era un frate fino a pochi anni fa. Poi la scelta di lasciare il rigoroso ordine a cui apparteneva per diventare sacerdote semplice. Nella sua vita, oltre ad una esperienza vicino casa, a Termini Imerese (dove è partita l’indagine e dove risiede l’unico ragazzo che lui ha ammesso di conoscere), don Vincenzo è stato in Vaticano, poi è stato in Marocco, quindi successivamente nel Lazio, poi di nuovo in Sicilia; quindi il trasferimento in Umbria, meno di dieci anni fa. Da otto era a San Feliciano. Aveva ricevuto l’incarico di parroco mentre era ancora un frate minore francescano. «Avrebbe dovuto svolgere l’incarico con grande dignità, come avevano fatto i suoi predecessori don Bruno e don Abele», chiosa Bassetti.

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