Crisi Terni: «Pil -21% e disoccupazione. Ma si sbaglia bersaglio»

Nuovo passaggio sull’affanno del commercio a Terni. Salvati (Confapi): «Problemi strutturali, altro che Ztl. Cambiare atteggiamento con le multinazionali»

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di S.F.

Se c’è una persona che parla senza usare particolari perifrasi o che perde tempo dietro espressioni troppo diplomatiche di certo è il presidente di Confapi – ha dichiarato che lascerà l’incarico a fine mese – Terni, Carlo Salvati. Insieme al direttore della Confederazione italiana della piccola e media industria privata è stato protagonista nel primo pomeriggio di venerdì in III° commissione consiliare per il consueto approfondimento sulla crisi del commercio: tirati in ballo diversi argomento sull’affanno generale in città, a partire dalla percentuale di disoccupazione e dal crollo del Pil dal 2008.

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Carlo Salvati

«Pil -21%, tra i primi d’Italia per disoccupazione»

In avvio Salvati ha subito sottolineato di essere un «uomo di numeri e non della politica». Poco dopo snocciolerà un paio di dati su Terni: «Non è solo del commercio, ma del sistema economico, industriale e commerciale. Si tratta di un fenomeno strutturale che viene da lontano perché siamo entrati in crisi 12-13 anni fa e non ne siamo più usciti. Tutto ciò che è stato fatto a livello regionale e governativo non hanno mai dato esito positivo: vi rendete conto che dal 2008 abbiamo perso 21% di Pil? Sapete cosa significa? Abbiamo una disoccupazione giovanile del 31% e del 10,2%, in entrambi i casi siamo tra i primi d’Italia». Dunque cosa fare? «Urgono interventi rilevanti che non può fare il Comune, bensì 30-40% dalla Regione e il resto dal governo centrale».

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Treofan e Ast. «Altro che Ztl»

L’input di Salvati è chiaro: «Se non si rinforza la manifattura, che qui è scomparsa, non capisco come si possa sperare che il commercio vada avanti con numeri positivi. Signori, ma 150 persone più 100 addetti esterni alla Treofan pensate che a dicembre faranno spese natalize? I 30 impiegati che verranno licenziati dalla Thyssenkrupp hanno la testa ai regali? Questo è il problema. Guardiamo il dito e non la luna. Bisogna risolvere i problemi strutturali e dire una volta per tutte chi siamo. Il sistema economico di questa città, tolte due-tre realtà, è fatta di micro-piccole-medie imprese a carattere familiare e sotto capitalizzate. Ad ogni alito di vento si va in crisi. Ztl, aree chiuse o aperte? No, continuamo a sbagliare il bersaglio. In questo momento – ha proseguito il presidente Confapi – non siamo né all’altezza né capaci di recuperare i punti percentuali Pil».

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Il risparmio e il Covid 

Nel discorso ci finisce anche altri argomenti: «Se nemmeno l’area di crisi complessa è riuscita a far nascere attività, un problema lo avremo no? Se non si risviluppa un sistema di piccole e medie imprese che fanno prodotti, non semilavorati, questa città non ne verrà più fuori. Abbiamo perso nel corso degli anni aziende importanti e con cosa sono state rimpiazzate? Con il nulla. Serve un sistema manifatturiero importante e nuovo». C’è spazio anche per l’attuale emergenza epidemiologica: «Se non ci sono soldi le persone non acquistano, inoltre la gente è impaurita per via del Covid-19. Ora si comprano solo prodotti alimentari e non a casa crescono i risparmi. In primis si deve impegnare la Regione. Altrimenti siamo alla fine».

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Le multinazionali: «Cambiare atteggiamento»

L’auspicio di Salvati è che il governo «faccia per la Treofan ciò che ha proposto per la Whirlpool, vale a dire 100 milioni, e salvare posti di lavoro. Qui per anni abbiamo steso tappeti rossi alle multinazionali: questi signori sono predatori, non imprenditori. Smettiamola di dire che siamo una città attraente: loro arrivano, lucrano e scappano lasciando problemi. Serve cambiare atteggiamento». Non sono mancati attacchi per Gepafin e Sviluppumbria: «Che hanno fatto?».  C’è però chi chiede un pensiero su cosa potrebbe fare l’amministrazione comunale per tentare quantomeno di cambiare trend: «La diminuzione della Tari».

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