Depistaggio Rigopiano, indagati in sette

‘Focus’ della procura sulla telefonata di un cameriere scomparsa dai brogliacci della prefettura di Pescara. Nella tragedia morì il ternano Alessandro Riccetti

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Sette avvisi di garanzia notificati ad altrettanti rappresentanti della prefettura di Pescara – fra cui l’ex prefetto Francesco Provolo – con un’accusa pesante: depistaggio per le indagini sul tragico crollo dell’hotel Rigopiano di Farindola (Pescara), distrutto da una valanga il 17 gennaio del 2017 e in cui persero la vita ventinove persone, fra cui il 33enne ternano Alessandro Riccetti, impiegato presso la struttura.

Telefonata sparita dalle carte

A seguito del nuovo filone aperto dalla procura pescarese e dai carabinieri forestali, dopo la conclusione dell’inchiesta principale – 25 in tutto gli indagati -, altre sette persone sono finite sotto indagine per l’occultamento del brogliaccio delle segnalazioni telefoniche giunte al centralino della prefettura il 18 gennaio 2017. Un documento che, secondo gli inquirenti, sarebbe stato tenuto volutamente nascosto alla squadra Mobile di Pescara. In particolare sarebbe sparita la telefonata effettuata da uno dei camerieri dell’hotel, Gabriele D’Angelo, morto in seguito alla slavina, al centro coordinamento soccorsi della prefettura per chiedere aiuto. Non sarebbe questa, comunque, l’unica telefonata effettuata da D’Angelo per esternare la preoccupazione propria e dei clienti del resort.

L’indagine

A seguito dell’esposto presentato dal fratello del cameriere, Francesco, i tabulati telefonici sono stati analizzati al pari dei contenuti del cellulare recuperato in seguito. Elementi che hanno fatto emergere come la telefonata sparita dai brogliacci, ci sia effettivamente stata. Nonostante per diverso tempo si sia sostenuto che «dal Rigopiano era impossibile telefonare». E ora i familiari di tutte le persone scomparse in seguito alla tragica slavina, chiedono che la giustizia prosegua nell’accertamento della verità.

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