Droga Terni-Marocco: le voci degli indagati

Le intercettazioni ambientali che hanno chiarito agli inquirenti il modus operandi del gruppo. Dando la misura del vorticoso ‘giro’

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Dalle carte dell’inchiesta ribattezzata ‘Toner’ che martedì ha portato all’arresto di diciannove persone, incentrata sul ‘patto di ferro’ fra due gruppi – uno composto da cittadini marocchini e l’altro da ternani – per gestire una consistente fetta dello spaccio in città, emergono dettagli che fanno comprendere la spregiudicatezza del sodalizio, abituato anche ad utilizzare parole in codice (la droga che diventa ‘polline’ e ‘toner’) per rendere il tutto meno comprensibile di fronte ad eventuali intercettazioni telefoniche e ambientali. Obiettivo sfumato grazie anche alla capacità degli inquirenti – in campo i carabinieri del Nucleo investigativo dell’Arma di Terni – di interpretare e tradurre in concetti estremamente chiari, le parole degli appartenenti al gruppo.

Clienti in fila, in attesa

La misura del numero di clienti che quotidianamente raggiungo l’ex Euroufficio di via Grabher, a Campitello, la danno le parole di Manuel Fiori – datate 22 dicembre 2017 -, ritenuto uno dei principali collaboratori del ‘capo’ Sandro Broccucci. Lamentandosi con quest’ultimo delle continue richieste di droga presso il negozio, non sempre in grado di essere soddisfatte ma capaci di destare sospetti anche per il comportamento dei clienti, si sfoga così: «Ma poi se mettono a sede… ma se non ce l’ho, ma che ce stai a fà lì a sede a aspettà se tante volte arriva… t’ho detto: ‘Sandro non arriva’, almeno vattene, arveni dopo no? No! Se mettono lì a sede, cuscì stanno tutti lì come se non fosse un posto de lavoro, come se la gente non sta lì a fà un c… Se mettono lì a sede e sperano che arrivi, tu te rendi conto?!».

Toner un po’ caro

Il 13 gennaio del 2018, Mirko Fiorini – un altro degli arrestati – chiama Broccucci spiegando di aver ricevuto dallo stesso Fiori ‘cinque toner’ in cambio di mille euro. Ovviamente è droga. Fiorini: «Allora considera io ieri so’ andato su… m’ha dato cinque toner m’ha dato». Broccucci: «Si quello l’ho visto, e pagato una fatturina?». F.: «Sì ho portato su la fattura, quella lì de mille no? Da mille». B.: «Perfetto, m’avevi detto dopo il 10 infatti rientrava l’amministratore e te facevaaa!». F.: «Io vengo su lunedì, famme trova un’altra decina de toner, perché quello me sta a aspettà, capito come?».

Il brasiliano in manette e la paura

A febbraio del 2018 un giovane di origini brasiliane viene arrestato in flagrante a Terni, trovato con 230 grammi di cocaina nell’auto appena acquistati dal ‘gruppo’ presso il laboratorio di via Grabher. Droga per la quale aveva pagato 10 mila euro, di cui 7 mila il giorno precedente il ritiro del ‘pacco’ («Questi dovrebbero esse settemila» dice a Broccucci e Fiori che ricevono la somma) con tanto di accordi su consegna e ‘taglio’. «Voglio sapè quanto la pagamo – dice il primo – almeno me regolo io col taglio. Non me ne frega un c… je dò una bella tagliata, l’importante è che giovedì ce l’avemo. Due etti e mezzo, 10 mila euro… Eh je faccio 48 (euro, ndR), una cosa del genere faccio, pe’ fà finta insomma che ce semo impegnati, ma je la tagliamo comunque». Alla notizia dell’arresto del brasiliano, fra Manuel Fiori e Maurizio Allegretti – collaboratori del Broccucci – è panico perché la droga è stata confezionata con uno sacchetto nero per il toner e sopra potrebbero esserci delle impronte in grado di incastrarli. Ma l’Arma sapeva già: «Toccherà levà tutti ‘sti c. de sacchi! Tocca falli sparì perché l’arconoscono! Hanno arrestato R., due etti e mezzo de bamba ha fatto pure un incidente co’ la macchina. Se ce stanno le impronte, ce stanno quelle de Sandro lì… Se prima non c’avevano la certezza, mo’ l’hanno acchiappato con tutto ‘u sacchettu… sia quello nero che questi qui… con tutte le impronte!».

EUROUFFICIO – LA PRECISAZIONE

L’avvocato

È il marzo del 2018 e uno degli arrestati, Luigi Borgonovo, ‘tratta’ con il Broccucci l’acquisto di 50 grammi di cocaina destinati ad un avvocato di Terni. Professionista che, peraltro, si era lamentato perché la qualità della sostanza comprata l’ultima volta, a suo giudizio non era ‘buona’. Bor.: «Sempre quella cosa là… è sempre l’avvocato che però è un po’ incazzato… perché non era come quella dell’altra volta… ce stava… il sasso quello lì che era madreperlato. E poi tutta l’altra polvere che non era…». Broc.: «Ma è la stessa aaaooh!». Bor.: «Sì! Senti ha detto mezz’etto, quanto vòi pe’ mezz’etto?». Una volta fissato il pagamento in ‘cash’, si stabilisce il prezzo: 65 euro al grammo a cui il ‘mediatore’ aggiungerà 5 euro per sé, per complessivi 3.500 euro pagati dall’avvocato.

Gli ultimi ‘colpi’

Poi c’è la fase in cui la pressione investigativa sul gruppo – in termini di arresti, perquisizioni e sequestri – inizia a farsi sentire per ciò che effettivamente è. Due episodi su tutti: il sequestro di dieci chili di hashish da parte dei carabinieri, datato aprile 2018, nell’appartamento condiviso da due marocchini – anche loro fra gli arrestati – in villaggio Campomaggio a Terni, dopo la consegna da parte di Mohamed Mojmil (ritenuto al vertice dell’organizzazione insieme al Broccucci). E la fuga in auto dello stesso Mojmil insieme alla compagna Maatia Touria – il mese dopo, a maggio -, inseguiti dai carabinieri da Acquasparta verso Spoleto, a bordo del mezzo prestatogli dal Broccucci e con dentro un borsone con venti chili di hashish. Fuga che si concluderà con il ritrovamento del borsone nero usato per contenere la droga – gettata in strada durante la corsa – e quindi la falsa denuncia di furto dell’auto, presentata dal Broccucci per giustificare il fatto che fosse stata usata per quella scorribanda. «Adesso chiameranno gli altri per chiudere la strada», aveva detto la Touria al compagno all’inizio della fuga, riferendosi ai carabinieri. Non era servito e ora si capisce anche il perché.

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