di F.T.
La stampa, sì, e poi tanta Ternana – intesa come società e il suo personale, cioè il patrimonio umano -, poca politica (ma le orecchie anche fuori dall’hotel Garden erano ben tese) e uno stuolo di simpatizzanti e sostenitori che credono fermamente nel Bandecchi-pensiero. Specie quando si tratta di ‘sparigliare’ le carte, cosa che al patron della Ternana – ufficialmente candidato a sindaco di Terni – riesce benissimo. E difatti il suo motto è «usciamo dalla comfort zone». Altro che diplomazia: non tutto ciò che ha affermato è riportabile, pena qualche querela, e questo dà la misura. Lo si immaginava vulcanico e in effetti, nella conferenza stampa di lunedì mattina targata ‘Alternativa Popolare’ – il partito di cui è segretario nazionale – Stefano Bandecchi non è si è risparmiato. Ha offerto a tutti – a modo suo, prima di tutto è un imprenditore – la propria lettura della Terni (e dell’Italia) attuale e di ciò che secondo lui deve diventare. In realtà, a volte non sembra neanche così bramoso di esserne il sindaco. Scherza spesso, in generale – e gli riesce bene – e poi sul fatto che fare opposizione sia più comodo o che, infine, non pensa di avere così tante chances di vittoria. Ma l’obiettivo e la volontà sembrano prima di tutto quelli di trasmettere una sana scossa al tessuto socio-politico cittadino.
VIDEOINTERVISTA A STEFANO BANDECCHI
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«Ogni tanto vado fuori dalle righe perché sono malato di Ternana»
«Io oggi parlo da ternano (è cittadino onorario, ndR) ed è grazie ai consiglieri, tutti, e al sindaco se posso farlo». Esordisce così e il primo argomento trattato – dopo le ‘bacchettate’ riservate via Instagram a una città poco presente allo stadio, quando si tratta di sostenere le Fere – è proprio la Ternana. «Al ‘Liberati’ servono 12 mila spettatori per avere l’effetto che altrove si ha con 4 mila persone. Perché lo stadio è vecchio, malmesso. La squadra ha bisogno di un grande seguito perché deve sentirsi obbligata a giocare nel modo giusto, come nel derby. Abbiamo una media spettatori relativamente alta rispetto alla popolazione? Non è mai abbastanza alta se si vuole fare qualcosa di importante. In quel video ho parlato da tifoso e la Ternana, io che ero digiuno di calcio, è stata la prima squadra per cui ho tifato. Se vado fuori dalle righe, ogni tanto, è perché sono ‘malato’ di Ternana. E se oggi facessi impresa come faccio il tifoso, avrei bisogno di trovarmi un altro lavoro».
«Rialzare la testa contro la miseria»
Poi si va sulla città e l’idea di una Terni ‘depressa’ e da risollevare. «Questa negatività credo che sia entrata nelle ossa degli italiani, forse escludendo i milanesi, non solo dei ternani. È un problema nazionale figlio della miseria, ma questo chinare la testa sempre e comunque mi dà fastidio. A livello nazionale siamo costretti a dire ai nostri figli di andare a costruirsi una vita all’estero perché qui resterebbero poveri per sempre. Non sapete quanti ternani mi scrivono da altri Paesi: molti di loro vorrebbero tornare ma sanno che non possono farlo. Più in generale, in Italia si risparmia e si taglia così tanto che fra un po’ usciamo di casa nudi. Si dice: ma abbiamo vissuto al di sopra delle nostre possibilità. Io no, perché sono nato povero, so bene cosa sia la misieria ma poi mi sono riscattato. Oggi guadagno 4 milioni di euro l’anno e ne porto a casa 50: di certo non mi serve di fare il sindaco per lavorare e stare bene».
L’idea di Terni, oggi e domani
Su un piano più politico, Bandecchi si dice aperto al dialogo: «Da soli non si va da nessuna parte. Servono armonia e unità anche nel fare impresa. Guidare una città ha molte attinenze con il ruolo di imprenditore, condurre lo Stato invece molte meno. Io voglio ‘fare’ e punto a proposte semplici, concrete. Il sindaco di Terni, Leonardo Latini, è uno dei pochi che ha cominciato a risanare la città. Io voglio una Terni fatta di lavoro, di industrializzazione, economia, benessere e anche sport. Penso ai nostri ragazzi, ai morti per droga, alla tanta eroina che gira. Mio fratello è morto per questo e tre giorni fa la stessa sorte è toccata al compagno di mia nipote che aveva 31 anni. Per eliminare la droga, però, bisogna rendere la città viva: cultura, teatro, musica, spettacoli, sport, occasioni di ritrovo. Diamo ai giovani quelle opportunità che spesso gli sono precluse. Io ad esempio ho rimesso a nuovo alcuni impianti sportivi, ma questa città sconta comunque una carenza pesante». Anche in termini di cultura: «Nel sottosuolo c’è un tesoro storico e archeologico da valorizzare in ogni modo. Servono ambizione e risorse: c’è una Terni ricca che potrebbe mettere finalmente mano al proprio portafogli. La città, che ha una mentalità operaia, mi sembra molto divisa fra chi ha le possibilità e chi non ne ha. Ma serve una nuova borghesia, serve armonia, e possiamo risollevare chi ha bisogno e risollevarci tutti insieme».
Conflitti di interesse
Sui conflitti di interesse possibili una volta sceso in campo – specie se venisse eletto -, si era già espresso con una certa chiarezza. Il tema però è fisiologicamente attuale: «Se con la clinica avrei avuto un conflitto di interesse? Tanto mi hanno detto che non posso farla. Fra l’altro mi sono candidato, non a caso, dopo il ‘no’ della Regione Umbria. Comunque, dove ci sarà conflitto farà un passo indietro. Ma ad oggi non ho mai ricevuto un euro né un favore dal Comune, anzi accade il contrario». Poi scherza su quanto accaduto sabato prima della partita contro il Brescia: «Ho chiesto a un vigile se potevo passare con l’auto per raggiungere lo stadio ma mi ha mandato a fare in culo dicendomi che dovevo passare da un’altra parte. Altro che favori dal Comune… Semmai il conflitto di interessi ce l’ha il Comune che usufruisce di me». Sul palasport di cui si dice pronto ad assumere la gestione: «Pago per prenderlo, non è gestito ancora da nessuno e voglio evitare che faccia la fine delle Piscine dello Stadio. Ho già messo sul piatto 200 mila euro per assunzioni e consulenze».
L’attacco alla Regione
La clinica aleggia – e le parole per la Regione sono affatto tenere – ma Bandecchi esclude di ritirare la propria candidatura anche se la situazione dovesse sbloccarsi: «No, non mi ritiro e, detto per inciso, non ci sarebbero conflitti nemmeno se dovessero autorizzarmi la clinica. La Regione ha sbagliato e il fatto che non si sia parlata con il Comune, è semplicemente non dignitoso. Mi vanto di essere amico di Latini, l’ho chiamato, e lui insieme all’assessore regionale Melasecche sono i primi a dover subire le angherie della Regione. Sulla clinica ci sono stati 25 pareri positivi e uno solo negativo che arriva dal Veneto: la nostra procedura era esatta e purtroppo la Regione non si è mai presa la briga di leggerla. Chi ride in faccia ai ternani quando fa dichiarazioni (il riferimento, poi esplicitato, è all’assessore regionale alla sanità Luca Coletto, ndR) fa capire che non c’è la volontà politica di consentire un’operazione del genere. Quante prese in giro dobbiamo ancora tollerare? Io mi candido anche se la Regione dovesse venirmi contro. Fra l’altro manca un anno e mezzo alle elezioni regionali e noi di Alternativa Popolare ci saremo».
Bandecchi: «Sì, mi candido a sindaco. Latini? Un amico ma Terni merita rispetto»
Bandecchi e gli altri
Politicamente AP si colloca «a pieno titolo fra i popolari, siamo iscritti al PPE che però sconta una mancanza di ‘centro’ in Italia. Noi vogliamo essere punto di riferimento di un’area oggi in crisi. E magari tornasse la Dc, e con lei il pentapartito: erano anni di sviluppo e crescita senza eguali. Fra l’altro spero che Alternativa Popolare abbia più correnti al proprio interno, segno di un partito che ragiona: la democrazia finisce quando il cognome del leader va a finire nel logo del partito. Io alle ultime elezioni ho votato Fratelli d’Italia ma è un po’ troppo a destra. Per natura sono un liberale, giolittiano, ecco perché mi incazzo quando Calenda mi accusa di essere fascista solo perché sono stato e sono un parà. E infatti il terzo polo se è in linea con Renzi, diventa un interlocutore. Se si sposta su Calenda, no. Qui conta sapere cosa si vuol fare dell’Italia, come sarà questo Paese che fra 50 anni rischia di contare 43 milioni di abitanti e intere comunità come Terni, spopolate. Forza Italia? Berlusconi è mio amico, la Ronzulli no: con lei il partito è bello che finito».
«Dietro Bandecchi c’è solo Bandecchi»
Al momento, tornando al progetto politico sul Comune di Terni, una lista di candidati non c’è: «Va fatta con calma, per ora c’è il primo cretino, io. Se sto tirando la staffetta a qualcuno? Macché, questa ipotesi mi ricorda certi magistrati che puntualmente, da anni, chiedono ai miei dipendenti ‘chi c’è dietro Bandecchi?’. Dietro Bandecchi c’è solo Bandecchi. Alleanze? Se qualcuno vorrà affiancarsi a noi, condividere le nostre idee, ben venga. Sennò andremo da soli: Terni in fondo conda 105 mila abitanti e in otto mesi faccio in tempo a parlare con ciascuno di loro».