Presentati dal presidente della Camera di commercio di Perugia, Giorgio Mencaroni, i risultati dell’indagine Movimprese 2018 sulla natalità/mortalità delle imprese della provincia di Perugia. Il 2018 si è chiuso con una conferma: il sistema delle imprese da un quinquennio riesce a tenere le posizioni, ma segna il passo. Difficoltà anche a Terni dove, tuttavia, l’anno si è concluso con un saldo positivo.
Numeri preoccupanti
Al 31 dicembre 2018 lo stock complessivo delle imprese di ogni settore, dimensione e forma giuridica si attesta a 72.641 unità, sotto la soglia psicologica delle 73 mila unità, che tuttavia non raggiunge per appena 324 unità, – 0,4% sul 2017. Per la dinamica nati/mortalità delle imprese, il 2018 è stato un anno a tinte grigie. In calo la creazione di nuove imprese scese a quota 3.486, con una flessione secca dell’11,2%: sul 2017 mancano all’appello 438 imprese. È il peggior risultato degli ultimi cinque anni. Una condizione resa ancor più critica dall’aumento del numero delle cessazioni che nel 2018 sono salite a 3.569 unità: + 2,2% in un anno.
Crollo di nuove imprese
Così Giorgio Mencaroni: «Il sistema delle nostre imprese da un quinquennio mantiene le posizioni, in una stabilità da cui però non riesce a trarre l’energia necessaria a riaprire una nuova fase espansiva. Nel 2018 un dato su tutti è emerso in maniera preoccupante: la vistosa contrazione (-11,2%) delle nuove iscrizioni, scese al peggior risultato degli ultimi cinque anni. Mancano in un anno 438 imprese. Una criticità aggravata dal coincidente aumento delle imprese che di contro sono uscite dal mercato, salite nel 2018 a 3.569 unità, pari a un + 2,2%».
Cambia l’assetto
Dai dati di Movimprese 2018 emerge la conferma che all’interno del sistema imprenditoriale della provincia di Perugia è in atto una progressiva ristrutturazione: aumentano le società di capitali, flettono nettamente le società di persone, resistono le ditte individuali che comunque continuano a rappresentare oltre la metà dell’intero sistema. Delle 72.641 imprese iscritto alla Camera di commercio di Perugia, il 51,4% è rappresentato da ditte individuali, il 23,8% da società di capitali, il 21,9% da società di persone e il 2,7% da altre forme societarie.
Chi sale e chi scende
Nel corso del 2018 sono diminuite ancora le imprese del commercio (-2,2%), delle costruzioni (-2%) e del manifatturiero (-1,7%). Più limitata la flessione dell’agricoltura, (-0,8%). Performance positive per i settori sanità e assistenza sociale con un +6,2%, noleggio, agenzie di viaggio, servizi di supporto alle imprese (+3,8%), attività immobiliari (+2,7%), fornitura di energia elettrica, gas, vapore e aria condizionata (+3,8%), attività professionali, scientifiche e tecniche (+1,7%).
Terni in positivo
Diverso il caso della provincia di Terni. Al quarto trimestre 2018 sono stare registrate 94.340 aziende (in diminuzione rispetto all’ultimo bilancio annuale al 31 dicembre 2017, erano 94.527). A livello provinciale a Terni il bilancio imprenditoriale resta in terreno positivo: nel 2018 si registrano 1.264 iscrizioni a fronte di 1.126 cancellazioni, (+138 nuove aziende) ma l’anno si chiude con un modesto 21.699 unità iscritte. Nel trend generale c’è un +0,98% con segnale positivo che arriva in particolar modo dalla crescita delle società di capitale (+4,42%) «indicativo di una economia che cerca di strutturarsi»; stesso trend a livello regionale che segna una crescita dello 3,42% delle società di capitale.
Commercio giù
Sono ben 133 le imprese cessate al 31 dicembre 2018 (218 iscrizioni a fronte di 351 cessazioni). Un settore caratterizzato da un alto tasso di turnover e da una debolezza strutturale: più di 1 su 3 non arriva a festeggiare il quinto compleanno. Delle 5.639 aziende del commercio le ditte individuali superano le 3.400 unità (3.407) , solo 1.156 le società di capitale. Nel settore primario è stabile il rapporto tra iscrizioni e cessazioni (130 e 131), mentre resta in crisi quello dell’industria con saldo negativo di 44 unità. Giù anche il settore delle costruzioni dove le imprese che hanno chiuso sono superiori a quelle che sono nate (149 a fronte di 126). Saldo lievemente in positivo invece nei settori del noleggio, agenzie viaggio, servizi a supporto delle imprese (+12), dei servizi di informazione e comunicazione (+5) e delle attività finanziarie e assicurative (+3).
Problema attrattività
Giuseppe Flamini, presidente della Camera di commercio di Terni, spiega che «la nostra base imprenditoriale deve fare i conti con la crisi, con la sfida del digitale, ma anche con una scarsa capacità del nostro territorio e del resto della regione di essere attrattivi da un punto di vista economico. Non riusciamo ad attirare dall’esterno capitali, investimenti, attività produttive e a mantenere tali risorse nel lungo periodo. I nostri imprenditori pagano la carenza di dotazione infrastrutturale, di servizi qualificati e non dimentichiamo poi la fuga di cervelli che coinvolge i nostri giovani più qualificati perché il mercato non riesce ad inserirli. Per questo per sostenere le nostre imprese occorrono misure specifiche e integrate per aiutarle ad agganciare il cambiamento – conclude – ma occorre anche un’azione integrata da parte di tutti gli altri attori del territorio».