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Home » ‘Isolati’ dopo Bergamo: «Siamo alla psicosi»

‘Isolati’ dopo Bergamo: «Siamo alla psicosi»

di Fabio Toni
26 Febbraio 2020
in Ambiente e salute, Apertura 5, Coronavirus, In evidenza
Tempo di lettura: 3 minuti di lettura
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di F.T.

«Qui c’è chi ci dà degli irresponsabili, che inizia a trattare i nostri figli come ‘appestati’. Questa situazione va fermata, perché non c’è davvero nulla e le istituzioni – Comune di Terni e Usl Umbria 2 – devono assumersi le proprie responsabilità, mettendo nero su bianco come stanno le cose e che la misura è stata annullata. Non ci si può lavare le mani sulla pelle delle persone, molte delle quali sono bambini».

‘ISOLAMENTO DOMICILIARE’ DOPO BERGAMO: LETTERA DEI GENITORI

Il caso

Non usa tanti giri di parole per dire ciò che pensa la madre di un ragazzo di 12 anni che nel weekend è andato in gita a Bergamo con una società sportiva ternana. Lui, insieme ad altre 80 persone, è stato posto in ‘isolamento domiciliare fiduciario’ dalla Usl 2 in ragione di presunti rischi legati al Coronavirus. Provvedimento mai comunicato ufficialmente e quindi, martedì, annullato sempre con modalità informali. A ricostruire la vicenda, dal proprio punto di vista, è la stessa madre.

CORONAVIRUS, NEGOZI PRESI D’ASSALTO

A Bergamo

«Sabato mattina, erano le 5 circa – racconta – i bambini sono partiti in pullman per Bergamo. Dopo aver raggiunto il centro sportivo dell’Atalanta di Zingonia, dove si entra solo se autorizzati, hanno visitato la struttura e assistito all’allenamento dell’Atalanta. Poi sono usciti, hanno fatto un giro per il centro di Bergamo e hanno raggiunto l’albergo per cenare. Lì – prosegue la madre – gli è stato comunicato che la partita fra Atalanta e Sassuolo non si sarebbe disputata, così come il torneo amichevole che i ragazzi avrebbero dovuto disputare domenica, per motivi precauzionali legati alla diffusione del Coronavirus».

CORONAVIRUS, UMBRIA DETTA REGOLE SANITARIE

Il tam tam

«Il giorno successivo sono ripartiti poco dopo le 9 del mattino, sempre in pullman, per fare ritorno a Terni. Una volta in città, mio marito è andato a prendere nostro figlio e l’ha riportato a casa. Intorno alle 22.30 di domenica sera – spiega la donna – è arrivato, sulla chat Whatsapp della squadra, un messaggio del presidente della società che ci spiegava che il mattino seguente saremmo stati contattati dalla Usl per fare il tampone. Mi è sembrata subito un’esagerazione, visto che Bergamo non è zona rossa e visto che mio figlio, al pari di altri, non presentava alcun sintomo mentre il tampone, ed è stato uno dei chiarimenti forniti direttamente dallo ‘Spallanzani’ unitamente ai criteri che fanno scattare la quarantena, si effettua su chi presenta dei sintomi riconducibili all’influenza».

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La telefonata del medico

«Sempre via chat ho chiesto chiarimenti e mi è stato spiegato che una persona, su Facebook, nella giornata di domenica aveva fatto presente del ritorno in città di questi pullman di bambini e adulti ternani in gita a Bergamo, facendo scattare una sorta di tam tam che ha coinvolto società sportiva, sindaco e infine la Usl. Il giorno seguente, lunedì, in assenza di qualsiasi comunicazione della Usl ho così deciso di mandare mio figlio a scuola e la preside ha condiviso appieno la decisione, non avendo neppure lei alcuna indicazione formale dall’azienda sanitaria. La giornata di lunedì è così trascorsa fino a quando, alle ore 20.16, un medico della Usl 2 mi ha chiamata: ‘Le comunico verbalmente che suo figlio fino a sabato non potrà andare a scuola in quanto sottoposto ad ‘isolamento fiduciario’. A quel punto, anche sulla base delle spiegazioni ricevute dallo ‘Spallanzani’, ho fatto presente che non c’erano i presupposti per la quarantena e che pretendevo una comunicazione scritta, non certo verbale. Il medico, però, ha detto di potersi limitare solo a quella telefonata, che se mio figlio aveva dei colpi di tosse potevo chiamare la pediatra e che noi, come genitori, non dovevamo sottostare ad alcuna misura precauzionale».

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«Adesso nero su bianco»

«Dopo la telefonata del medico ho spiegato, sempre via Whatsapp, agli altri genitori della classe che mio figlio frequenta, il mio punto di vista. Alcuni mi hanno ‘aggredita’ dandomi dell’incosciente, nonostante fosse poi emerso che quell’isolamento fiduciario non era più in essere, ‘revocato’ come ci è stato riferito sempre indirettamente. Alla fine la decisione, martedì mattina, è stata comunque quella di non mandarlo a scuola per evitare a lui, ed a noi, uno stress psicologico da ‘presunti appestati’ che è veramente fuori da ogni logica e inaccettabile. Posso capire tutto, ma adesso è ora che la Usl ed il sindaco di Terni si assumano delle responsabilità. Esigo una comunicazione scritta in cui si affermi che non c’è nulla, che possiamo mandare i bambini a scuola e che si sono sbagliati. Altrimenti a scrivere ci pensiamo noi».

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