‘Isolati’ dopo Bergamo: «Nessuna chiarezza»

Terni: un gruppo di genitori dei ragazzi che hanno partecipato ad una gita sportiva polemizzano. «Solo noi sottoposti alla misura. Vediamo già atteggiamenti esasperati»

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La lettera è di un gruppo di genitori dei ragazzi che, lo scorso weekend, hanno partecipato alla gita a Bergamo, organizzata da una società sportiva ternana, e che al ritorno sono stati posti in ‘isolamento fiduciario domiciliare’ di concerto con la Usl Umbria 2 a causa dell’emergenza Coronavirus che, specie nel nord Italia anche se Bergamo è fuori dalla cosiddetta ‘zona rossa’, sta facendo registrare numeri crescenti giorno dopo giorno.

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«Ottanta persone e la società calcistica – scrivono – con senso civico e in maniera del tutto responsabile hanno volontariamente rappresentato al sindaco di Terni e alla Usl Umbria 2 di essere di ritorno, dopo poche ore di permanenza, da un evento sportivo che doveva tenersi a Bergamo, al di fuori della ‘zona rossa’ rispetto alla diffusione del Coronavirus».

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«Dopo tale segnalazione, dopo varie interlocuzioni telefoniche con i vertici societari, la Usl Umbria 2 ha comunicato sempre telefonicamente ai diretti interessati di aver disposto un ‘affidamento domiciliare volontario fiduciario’. Ad oggi non risultano, per casi analoghi di gruppi o singole persone di ritorno da Veneto e Lombardia, provvedimenti simili ed equiparabili a quello attivato per gli scriventi».

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«Infine sulle testate locali e via web la mancanza di comunicazioni ufficiali e chiare da parte delle istituzioni locali nella figura del sindaco e vertici dell’azienda sanitaria, sta esponendo gli scriventi ed i loro figli ad atteggiamenti esasperati da parte dei concittadini preoccupati per il potenziale contagio in modo del tutto irrazionale».

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«Si richiede un’ordinanza concreta motivata e non limitata al solo gruppo sportivo a livello regionale. Maggiore chiarezza e comunicazioni ufficiali inviate per canali non ufficiosi per soggetti reclusi in casa. Una comunicazione ufficiale da rendere pubblica da parte delle istituzioni preposte, volta ad evitare danni d’immagine e morale di chi responsabilmente voleva solo attivarsi per tutelare la propria comunità. Considerando il rischio – si conclude la lettera – di eventuali danni psicologici verso i minori coinvolti loro malgrado in questo delirio».

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