La base a Collescipoli per lavorare ‘pagnotte’ e confezionare ‘pika’

Terni – I cinque cittadini albanesi arrestati dai carabinieri erano il punto di riferimento di un’organizzazione vasta. Con la testa in Lombardia

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Il punto di riferimento a Terni di un’organizzazione dedita al traffico ed allo spaccio di cocaina, con la ‘testa’ nel nord Italia – ad esempio in Lombardia con la raffineria di droga citata da un indagato e localizzata fra Milano e Bergamo – e ramificazioni su tanti territori, fra cui quello ternano, appunto. A suon di ‘pagnotte’ da un chilogrammo da lavorare e ‘pika’ – come gli indagati chiamano le dosi di cocaina da spacciare, perché simili a gocce (pika in albanese) una volta confezionate – con cui invadere un mercato mai sazio.

FIUMI DI COCAINA PER TERNI: CINQUE ARRESTI

La ‘base’ nella tranquillità di Collescipoli

I cinque cittadini albanesi arrestati nei giorni scorsi dai carabinieri del nucleo investigativo di Terni, coordinati dal maggiore Giuseppe Nardò, su ordine del gip Barbara Di Giovannantonio ed a seguito dell’indagine dell’Arma coordinata dal sostituto procuratore Marco Stramaglia con la supervisione del procuratore Alberto Liguori, avevano scelto una zona piuttosto tranquilla e defilata a Terni – un appartamento in strada di Morgnano in zona Collescipoli – come ‘base’ operativa per il deposito, il confezionamento, la preparazione delle consegne e la custodia del denaro ricavato.

Numeri da capogiro

Destinatari della droga così preparata dai cinque – il 28enne Ruzhdi Guga, Ervis Kaziu (22), Erjon Aliaj (40), Iljaz Bushi (28), Dorian Lusha (24) – tanti spacciatori al dettaglio operativi a Terni, centro e periferia, ma anche in alcuni comuni del ternano e persino a Spoleto. Un raggio di azione ampio, significativo anche in ragione di quanto documentato e sequestrato dall’Arma: la stima è che il gruppo, in meno di due settimane, abbia ‘movimentato’ ben tre chili di cocaina solo per la piazza ternana, riuscendo a venderne una media di un chilo ogni due giorni. Numeri importanti che gli inquirenti hanno portato alla luce e su cui ora stanno lavorando per capire tutto di questa organizzazione.

L’irruzione e gli arresti

Questo era il loro ‘lavoro’, eseguito con una cura maniacale fra le quattro mura dell’abitazione presa in affitto, dove i carabinieri per alcuni giorni hanno ascoltato e visionato ciò che facevano, per poi entrare in azione arrestando tutti e cinque. Un passo successivamente ‘blindato’ dall’ordinanza del gip di Terni, sulla base di tutte le risultanze acquisite nelle poche settimane in cui l’indagine è andata avanti. «Zitti i neri»: così uno degli indagati si era rivolto agli altri in casa, sentendo il cigolìo del cancello di ingresso dell’abitazione. Erano le 13.30 dell’11 giugno scorso e i carabinieri del nucleo investigativo avevano deciso che era il momento di entrare in azione. Inutili i tentativi di fare silenzio, di sparire nella zona notte, di gettare nel water la ‘bianca’ che stavano confezionando. I militari erano entrati forzando la finestra della sala, bloccando i cinque e trovando le evidenti prove del ‘business’. Decisamente importante per un territorio come quello di Terni.

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