Ospedale da campo, la testimonianza della signora Annamaria dopo la dimissione

Perugia, nella struttura realizzata al Santa Maria della Misericordia ammessi i giornalisti. Intervista toccante all’uscita: «Ora voglio un panino con la mortadella»

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Immagini di Massimo Pompei

di P.C.

Quando vede i giornalisti li saluta da lontano: «Pace e bene». Poi si avvicina, si vede che ha voglia di parlare, di raccontare, di dare testimonianza. Sì ma non solo. Ha proprio voglia di esplodere di felicità e farla vedere a tutti, la sua felicità, per avercela fatta, questa volta. Non senza un pizzico di fatalismo: «La prossima si vedrà».

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Urla: «Presente!»

Scevra dalla fisiologica riservatezza che hanno i malati, la signora, accompagnata dal figlio, vuole dire tutto e alla fine urla pure il suo nome – «Giovannini Annamaria, presente» – come si faceva a scuola, ma anche come si fa nelle forze armate per ricordare chi non c’è più. Ed è una nota di colore interessante, considerando che questo ospedale da campo lo ha fatto proprio l’esercito..

«Tutti fantastici»

«Siamo stati trattati veramente bene, siete bravissimi», dice Annamaria, mettendoci dentro pure i giornalisti («perché ognuno fa la sua parte»). «Lì dentro erano sempre pronti a tutto, con un sorriso che mi riempie il cuore. Le notizie le sapevo, ma purtroppo toccava stare qui. E non mi pesava se poi era un giorno in più».

La fame… di vita

«Voglio un panino con la mortadella così grande», dice Annamaria. «Pensavo che non facevo in tempo ad uscire per pranzo, poi quando ho visto che mi dimettevano ho chiamato un’amica mia e le ho chiesto di prepararmi un panino con la mortadella. Avevo prenotato anche una coda di rospo, senza sapere quando avrei potuto mangiarla». Il concetto di fame, però, è molto metaforico nel suo racconto: «Io non ho mai avuto tanta fame. Mangia sempre solo ciò che mi piaceva, ma lì dentro… la fame che ho provato… dice che era il cortisone. Non so. Stanotte, alle tre, ho grattato una pera con un cucchiaio per sfamarmi un po’».

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