L’allarme da Papigno: «Paese senz’acqua. Ne abbiamo diritto»

Maria Cristina Garofalo, presidente associazione Papigno Pesche: «Fontanelle e fontanili cronicamente asciutti»

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di Maria Cristina Garofalo
Presidente dell’associazione Papigno Pesche

Maria Cristina Garofalo

Sorge all’incrocio di due fiumi che attivano centrali idroelettriche; a due passi dalla cascata, ma non riceve acqua fluviale neppure per la sicurezza pubblica. È paradossale, ma nella parte del borgo del paese (soprattutto, ma non solo), le fontanelle e i fontanili di acqua fluviale sono cronicamente asciutti.

SIN TERNI-PAPIGNO: «SCARSA ATTENZIONE»

Non esistono neppure bocchette antincendio e prese che garantiscono flussi d’acqua ingenti e continuativi in caso di emergenza, non sottovalutando il fatto che eventuali autopompe dei vigili del fuoco stante la viabilità tipica di un antico centro medievale, non posso accedere al cosiddetto ‘Cuppolone’. Alcuni abitanti raccontano che l’ultima volta che si è sviluppato un incendio che partiva dalle sterpaglie delle ‘Sippurdure’ (la punta che guarda verso la discarica di Voc. Valle, per intendersi…), è stato spento dalle secchiate d’acqua potabile gettate dai residenti dalle finestre.

IL SOPRALLUOGO DEL 7 FEBBRAIO 2020

Senza parlare, ne tralasciare il fatto che ciclicamente e ricorsivamente si otturano le tubature di quella fluviale che risalgono in paese, in mancanza di manutenzione del filtro posto all’interno dell’ex stabilimento ora sotto la giurisdizione di Cinecittà, rendendo impossibile innaffiare orti e giardini (ivi incluso quello comunale). Questi i fatti che si ripetono da almeno 10 anni, da quando abbiamo avviato e proseguito la nostra attività di volontariato per la rigenerazione ambientale dei terrazzamenti dell’antica municipalità. Attività non ‘vistosa’, ma certamente pionieristica e continuativa nell’ambito della rigenerazione ambientale.

E dire che da bambini, quando giocavamo per le vie del paese, vicino ai fontanili non si poteva neppure passare tanto forte e copioso era il getto! Rifatta la pavimentazione di parte del paese un po’ di anni fa, gli stessi hanno cominciato a singhiozzare per poi estinguersi ‘misteriosamente. Segnalato ripetutamente (almeno da 10 anni, e di acqua sotto i ponti ne è passata) il fatto all’amministrazione comunale (nelle varie ‘forme’ da essa assunte nel tempo), non abbiamo ricevuto altro che miopi e pilatesche risposte burocratico-amministrative del tipo ‘quei tubi non sono ricompresi all’interno dell’acquedotto, quindi non possiamo intervenire’.

E dire che è dal 1908 che questa storia va avanti, come dimostrano atti d’archivio –pure forniti a più riprese al Comune di Terni – che attestano non solo l’atavica sete d’acqua del paese, ma anche la concessione che fece la società carburo di calcio, di permettere il prelievo gratuito di ‘…mezzo litro di acqua del Velino’, a patto che le tubature venissero poste in essere dall’allora Comune di Papigno (il richiedente fu il sindaco Marcucci). Non sembra difficile capire che, non risultando esserci stata alcuna revoca in questi centodieci anni, per una banale proprietà transitiva, all’atto della decadenza della municipalità e alla sua integrazione nel Comune di Terni, logica vorrebbe che ‘il pacchetto’ passasse invariato da una all’altro. Se sbagliamo correggeteci. Ma almeno rispondete! Cerchiamo di trovare una soluzione che non sia uno scaricabarile!

E già, perché è da almeno una quindicina di giorni che siamo tornati alla carica, sopravvivendo la problematica della siccità fluviale per il fontanile di via Pisacane, la fontanella di piazza Amendola, quella di via Cavallotti e relative derivazioni orticole, abbiamo scritto a tutti gli enti preposti (o presunti tali..), con Pec inviate in primis all’assessore ai lavori pubblici, decoro urbano, tutela del territorio, ambiente, senza ottenere alcuna risposta se non un laconico e liquidatorio invito agli uffici preposti di ‘verificare quanto di nostra competenza’.

Quantomeno singolare ridurre il tutto ad un puro atto amministrativo quando, come da premessa, in ballo c’è anche la sicurezza pubblica! Ma l’assessore più volte sollecitato tramite la sua segreteria ad un incontro almeno telefonico di approfondimento, ha ritenuto non dare seguito a nulla, e non accordarci alcuna attenzione. E dire che non abbiamo chiesto la luna, né la bonifica del Sin che pure ci spetterebbe da 20 anni per legge dello Stato! Ma solo un po’ di acqua di fiume, dichiarando la disponibilità ad effettuare da soli anche la manutenzione del filtro se solo si riuscisse a portar fuori dalla proprietà dei fatiscenti studios.

E dire che ad agosto 2020 le commissioni comunali I e II dopo un congruo numero di incontri e visite guidate, redassero un documento condiviso con le associazioni presenti sul territorio, in cui fra le priorità era posta pure quella dell’accesso all’acqua! Documento che invitava e impegnava al giunta a farlo proprio! Chissà che fine ha fatto per questa parte. Certi del nostro diritto all’acqua e alla sicurezza, abbiamo scritto una pec anche al prefetto, massima autorità in materia di sicurezza pubblica.

Attendiamo fiduciosi, positivi e collaborativi come sempre, caparbiamente, ostinatamente e determinatamente convinti di andare fino in fondo alla questione in tutte le sedi amministrative e giuridiche di competenza e con tutti i mezzi previsti dal diritto.

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