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Home » Mosaici della fontana: adesso è guerra aperta

Mosaici della fontana: adesso è guerra aperta

di Fabio Toni
7 Maggio 2015
in Attualità, Cultura
Tempo di lettura: 4 minuti di lettura
Il soprintendente con i funzionari

Il soprintendente con i funzionari

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di F.T.

Una riunione turbolenta e tesa, ai limiti della rottura ‘istituzionale’ quella che ha messo di fronte giovedì mattina la Soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici dell’Umbria, il Comune di Terni e la Fondazione Carit. Il nodo – non l’unico, in realtà – è quello legato al restauro della fontana di piazza Tacito.

LA FONTANA OGGI: LE IMMAGINI

Nuovo incontro Dopo la riunione del 23 aprile, in cui il tavolo aveva ‘scricchiolato’ ma senza rompersi, giovedì mattina le parti si sono incontrate di nuovo, come da programma, per decidere i passi da compiere. Il risultato – per dirla con un eufemismo – sarebbe stato tutt’altro che entusiasmante.

Il sopralluogo del 23 aprile 2015
Il sopralluogo del 23 aprile 2015

«Restauro in situ» In apertura di riunione il soprintendente Stefano Gizzi ha ribadito il proprio punto di vista: ovvero che i mosaici del Cagli devono essere restaurati in situ e non rifatti ex-novo, a differenza di quanto sostenuto dal suo precedessore. Una posizione che aveva tenuto banco nell’ultimo incontro del 23 aprile e che, alla fine, Comune e Fondazione hanno accettato, pur con diverse perplessità. I dubbi sono legati al fatto che con la stessa Soprintendenza, nei mesi scorsi, era stato attivato il percorso opposto, fino al protocollo siglato a fine 2014 con la direzione regionale dei beni culturali. Carta straccia, a questo punto.

QUELLA FONTANA CHE NON TROVA PACE

Altre grane L’ulteriore problema – come se ne mancassero già – è sorto quando Comune e Fondazione sono tornati a chiedere alla Soprintendenza di mettere il tutto nero su bianco, ribadendo l’esigenza di avere tempi certi sul percorso da seguire. Dettagli che erano attesi per giovedì mattina ma che, invece, non sono emersi. Un fatto, questo, che ha inasprito ancora di più il confronto, in cui Comune e Fondazione non hanno fatto mancare di notare come tutta la documentazione relativa al progetto e agli interventi già realizzati, fosse stata già consegnata di nuovo – perché negli uffici della Soprintendenza non ce n’era più traccia – e nei termini richiesti. Incluso il progetto di restauro predisposto da palazzo Spada nel 2013 e che potrebbe rappresentare la base per i futuri interventi.

Le condizioni della fontana
Le condizioni della fontana

Distacco, si o no? Potrebbe – condizionale, non a caso – perché tutti condividono l’idea che quel progetto debba essere aggiornato, ma è sul ‘come’ che si è consumata la nuova ed ennesima frizione. Per i tecnici comunali, il restauro deve passare attraverso il distacco dei mosaici, necessario per impermeabilizzare la parte sottostante, evitare infiltrazioni e garantire la durata dell’opera. Di contro la Soprintendenza – anche se sarebbero emerse posizioni decisamente diverse fra gli stessi funzionari – non vuole sentire parlare di ‘distacco’. Almeno fino a quando non sarà accertato, con nuovi esami oltre a quelli già svolti dai tecnici della Venaria Reale di Torino, lo stato di degrado delle malte sottostanti.

Stallo totale Alla fine la riunione si sarebbe conclusa in maniera piuttosto fredda e sbrigativa. Segno di una certa tensione che al momento impedisce al progetto di compiere passi avanti. E adesso il rischio concreto è che la Fondazione Carit, in assenza di certezze, possa revocare tutti i finanziamenti già concessi per il restauro della fontana. In pratica un vicolo cieco in cui solo qualche mese fa nessuno pensava di potersi ritrovare.

Addio fondi? Un’ipotesi, quella che i fondi possano essere revocati, confermata dalla stessa Fondazione Carit in una dura nota: «Dopo l’ennesima riunione – scrivono da palazzo Montani Leoni -, a fronte della perdurante assenza di elementi certi da parte della Soprintendenza per i Beni architettonici e paesaggistici dell’Umbria, a quasi due anni dall’avvio del progetto di restauro della fontana di piazza Tacito, la Fondazione Cassa di Risparmio di Terni e Narni intende puntualizzare come non si possa perdere ulteriore tempo. Troppo ne è trascorso inutilmente a causa dei mutati orientamenti della stessa Soprintendenza in ordine al restauro dei mosaici, accompagnati da evidenti indecisioni, lacune programmatiche e organizzative. Per questo la Fondazione intende porre un termine temporale – dodici mesi – oltre il quale tutti i finanziamenti deliberati per la realizzazione di un progetto ritenuto fondamentale per la città di Terni, verranno ritirati».

Palazzo Montani Leoni, sede della fondazione Carit
Palazzo Montani Leoni, sede della fondazione Carit

«Basta perdere tempo» «Nelle ultime settimane – prosegue la nota – con i cambi al vertice della Soprintendenza, si è passati da un orientamento volto al rifacimento dei mosaici, ad uno – diametralmente opposto – indirizzato al restauro in situ dell’opera di Cagli. Situazione che – spiegano dalla Fondazione Carit – pur causando ulteriori ritardi e disagi, è stata comunque accettata. Oggi, invece, si continua a perdere tempo in discussioni improduttive, come testimoniato dalla riunione svoltasi giovedì 7 maggio presso la sede della stessa Fondazione. Si dice cosa non si deve fare, ma non cosa si dovrebbe fare. Il tutto nonostante le richieste, già avanzate da tempo, di dare seguito con celerità ad un progetto chiaro e condiviso per il recupero del bene. Non sembra però essere questa la priorità della Soprintendenza e il rischio è che a pagarne le conseguenze siano, ancora una volta, i cittadini che vorrebbero solo poter riabbracciare il proprio simbolo, attraverso un intervento di qualità e durevole nel tempo».

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