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Home » Norcia: «Negozi chiusi e attività ferme»

Norcia: «Negozi chiusi e attività ferme»

di Lucina Paternesi
10 Ottobre 2017
in Apertura 5, Attualità, Economia, In evidenza, Politica, Terremoto 2016
Tempo di lettura: 3 minuti di lettura
Viale della Stazione

Viale della Stazione

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di L.P.

«E’ tutta propaganda, il rilancio delle attività economiche a Norcia non è mai iniziato». E’ passato ormai un anno dalle terribili scosse che hanno ridotto Norcia a poco più di un cumulo di macerie. Eppure, nonostante le promesse e i proclami, le attività ‘comuni’ sono ferme al palo.

Tutto pronto in viale della Stazione

Le attività Non ci sono più forni che fanno il pane. «Delle due attività presenti qui prima del terremoto – spiega Emanuele Persiani che lavorava per Abc Online – uno ha chiuso, l’altro è andato a lavorare a San Benedetto del Tronto, alle dipendenze di un’altra azienda. Noi dovevamo essere dislocati, assieme ad altre 20 aziende, in un’area commerciale fuori dalle mura storiche e dal circuito del turismo, però alla portata dei cittadini. Come noi ci doveva andare a finire un forno, per la produzione del pane, una pasticceria, un macellaio, un negozio per la casa, un’estetica, una parafarmacia» prosegue Persiani. Doveva, perché ad oggi, nonostante il progetto sia stato presentato lo scorso 11 maggio, del cantiere non si vede neanche l’ombra. «La situazione è ambigua perché per quanto possano essere veloci non credo che prima di aprile maggio prossimo riusciremo a lavorare».

IL TERREMOTO 

Abc online Tutte attività che non sono state delocalizzate, se non per l’ingegno imprenditoriale di chi ha saputo trovare un’alternativa, almeno temporanea. Chi è andato a lavorare fuori perché mai dovrebbe tornare? L’azienda di Emanuele, nel frattempo, si è ‘appoggiata’ su un prefabbricato che è stato loro prestato da un’azienda privata. «Un box da 5 metri per due, in cui cerchiamo comunque di fornire un servizio alla cittadinanza». Registrazione domini, server email, siti internet, riparazioni computer e telefonia, «un servizio essenziale per la ripresa anche delle altre attività», spiega ancora Persiani. Il loro negozio era proprio sotto alla torre del comune, in quella che è ancora zona rossa.

La delocalizzazione ‘fai da te’ di Persiani

Il centro commerciale Ci avevano proposto tre soluzioni per la delocalizzazione: andare nell’area dei professionisti – di cui, al momento, si vede solo il cantiere – il presunto centro commerciale o il viale della stazione. Ma qui per noi diventava un problema perché abbiamo bisogno di lavorare con i cittadini, più che con i turisti, e chiedere a un cliente di farsi la passeggiata di più di un chilometro per far riparare il proprio pc ci è sembrata la soluzione più scomoda. Certo non sapevamo che avremmo dovuto aspettare un anno per poter tornare a lavorare», spiega. Quella del centro commerciale, dunque, sembrava la soluzione migliore, perché avrebbe ospitato anche un elettrauto e una falegnameria. «Tutte attività produttive che difficilmente possono essere ospitate in modo temporaneo e che risultano essenziali per la ripresa dell’economia cittadina. Un falegname non può improvvisare la sua attività in un container temporaneo, così come il forno». In ogni caso, però, anche lungo il viale della Stazione la situazione non sembra migliore.

L’insegna della norcineria

Viale della Stazione «Abbiamo fatto i contratti per la luce ma siamo ancora in attesa del collaudo per poter aprire la nostra vetrina nella zona attrezzata per le attività turistiche qui a Norcia», racconta Arianna, della cioccolateria Vetusta Nursia. L’avevamo incontrata a fine agosto, quando, in occasione del consiglio aperto a Norcia nell’anniversario della prima forte scossa del 24 agosto, fu presentato alla città il nuovo progetto di delocalizzazione con le casette che – assicuravano – avrebbero permesso ai commercianti di riaprire tutte le attività di lì a qualche giorno.

Negozi mai aperti Dopo più di un mese di distanza le casette sono pronte, ma dentro ancora vuote. Manca acqua e luce e, una volta fatti i relativi contratti, serve il collaudo finale prima di poter partire. A lavoro nella fabbrica sin dal primo momento dopo il terremoto, «sono tornata a pulire proprio ieri – racconta ancora Arianna – così appena ci danno il via libera riapriamo il nostro negozio». Le attese, sempre più estenuanti, restano sempre senza valide motivazioni. «Abbiamo chiesto più volte – conclude Persiani – all’amministrazione comunale che ci ha risposto che è tutto passato in capo alla Regione. Loro, invece, spiegano che hanno fatto tutto quello che dovevano fare. E nei prossimi giorni il cantiere partirà. Il problema è che sono mesi che stiamo aspettando. Non giorni, mesi».

Attesa infinita Mentre i commercianti di Norcia aspettano, intanto le produzioni sono ferme. Come quelle del macellaio, l’unico che vendeva la carne al dettaglio e che è impossibilitato a trasferirsi in un laboratorio temporaneo. Nulla di nuovo neanche sotto al sole di Castelluccio di Norcia, dove lunedì sera è in programma l’ennesimo incontro con l’amministrazione comunale di Norcia per discutere nel dettaglio il progetto del deltaplano dopo la rimozione del tendone che, durante l’estate, ha ospitato alcuni ristoranti e bar.

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