Pestaggio in centro: particolari inquietanti

Perugia, il raid punitivo ai danni del 19enne, in pieno stile gang, poteva essere fatale se non fossero arrivati gli amici

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di P.C.

Al di là dei potenziali contagi, resta la rissa. Restano le immagini di una scazzottata fra ragazzi nel cuore di Perugia, in mezzo a centinaia di coetanei, a pochi passi dalla Cattedrale di San Lorenzo. Così, quella che in un primo momento era passata come l’ennesima violazione delle misure restrittive in ‘fase due’ è tornata sui binari ad essa più consoni, su cui stanno indagando gli uomini della questura perugina e i magistrati.

Figuraccia mediatica

Quello che è accaduto in centro nella notte tra il 22 e il 23 maggio in tempi lontani dal coronavirus forse non sarebbe finito sui media nazionali ma avrebbe comunque rappresentato una ferita profonda per l’autopercezione della città. La movida che verrà deve essere ordinata (anche) per prevenire i contagi da Covid-19, ma non solo per quello. Occorre evitare che si torni in tempi in cui il centro cittadino era considerato, dopo una certa ora, zona di guerriglia fra bande, dove le famiglie e i bravi ragazzi perugini non potevano mettere piede, costretti a spostarsi nei locali della periferia.

Le indagini in corso

La movida di quella sera

Così, mentre i tamponi fatti a molti dei ragazzi riconosciuti quella sera hanno scongiurato il rischio contagi, squadra mobile e procura indagano sui fatti criminosi. E sembra che una breccia nel muro di protezione fra ragazzi si sia aperta, se è vero che – come riportano le cronache dei principali quotidiani lunedì mattina – sarebbero stati gli stessi coetanei dei protagonisti della rissa a dare un nome ai volti sfocati immortalati nei video che per l’ennesima volta hanno portato in giro per l’Italia un’immagine poco edificante del centro cittadino di Perugia.

Emergono i dettagli della rissa

Nella giornata di sabato ci sono state le prime perquisizioni a casa di alcuni dei ragazzi indagati (sono sette in totale, fra i 18 e i 21 anni). Le accuse parlano di rissa ma anche (per due di loro, due fratelli; come riporta Il Messaggero) di lesioni. Segno che le informazioni raccolte nel corso degli interrogatori, unite all’analisi delle immagini, hanno permesso di differenziare il grado di coinvolgimento di ciascuno nella zuffa. Del resto, era inevitabile, considerando che uno dei ragazzi è finito in ospedale con la mandibola fratturata.

Il ragazzo poteva morire

Un ‘frame’ della rissa

Ulteriori dettagli li racconta La Nazione (per cui ci sarebbe anche un terzo indagato per lesioni aggravate): il ragazzo vittima dell’aggressione, un 19enne di Perugia, sarebbe stato prima minacciato con una bottiglia rotta e poi, inseguito da piazza Danti fino a piazza Ansidei, massacrato con pugni e calci davanti alla ragazza. Si evince che se non fossero arrivati gli amici della vittima gli aggressori avrebbero continuato e a quel punto avrebbe potuto subire conseguenze ben più gravi di quelle che lo hanno portato in ospedale, dove gli hanno salvato la mandibola solo dopo un delicato intervento. Tutto sarebbe iniziato da una spallata – racconta il Corriere dell’Umbria – da un «tu non sai con chi hai a che fare», da atteggiamenti da bulletti di periferia, nel pieno centro del capoluogo.

Altra scazzottata in piazza Italia

Sempre dal Messaggero, si apprende di un’altra zuffa fra giovani – stavolta giovanissimi – sabato pomeriggio in Piazza Italia, poco distante da Piazza IV Novembre. Anche in questo caso ci sarebbero immagini su cui lavorare, girate non dai telefonini ma dalle telecamere di sicurezza. Si attendono a giorni provvedimenti da parte degli inquirenti. Anche su questo episodio indaga la squadra mobile della questura di Perugia, diretta da Carmelo Alba.

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