Piano periferie, polemiche e accuse

Emendamento al decreto ‘Milleproroghe’ approvato in Senato, la Marini attacca: «Rischio di danno enorme ed inaccettabile per Perugia e Terni. Romizi e Latini protestino». Nevi: «Norma scellerata»

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Oltre trenta milioni di investimenti per la riqualificazione delle periferie urbane di Perugia e Terni a rischio? Si dice «preoccupata» la presidente della Regione Umbria Catiuscia Marini che, in merito all’atto del governo, parla di «un blocco di oltre 3,8 miliardi gravissimo, approvato con un emendamento al decreto ‘Milleproroghe’ martedì in Senato dall’attuale maggioranza. Una scelta che rischia di rappresentare, oltre che un danno enorme ed un inaccettabile passo indietro per lo sviluppo e la ripresa di aree cittadine in particolare sofferenza, anche un gravissimo ‘vulnus’ per quanto riguarda la leale collaborazione tra i diversi livelli di governo del nostro paese». Polemiche e tensioni nelle ore successive.

LA FIRMA DEL 2017 CON GENTILONI A PERUGIA

Catiuscia Marini

Problemi e interventi La Marini sottolinea che «non vorrei che tale blocco si ripercuotesse anche nella nostra regione, in particolare per le città di Perugia e Terni che, grazie al piano periferie, hanno in programma investimenti per oltre 30 milioni di euro con i quali si dovrebbe mettere in campo una ‘imponente’ operazione di rigenerazione e riqualificazione urbana di alcune aree periferiche delle due città. Vorrei ricordare anche che il progetto del governo Gentiloni di investire risorse per la riqualificazione delle aree urbane degradate è stata una iniziativa che come Regione Umbria abbiamo sostenuto con forza perché grazie ad essa sono state messe a disposizione delle città di Perugia e Terni risorse molto importanti per agire in quartieri che, per le loro problematicità e criticità, hanno bisogno di significativi interventi di riqualificazione, anche in direzione della ricomposizione della coesione ed inclusione sociale, della sicurezza. Insomma, un grande lavoro che ora viene messo in discussione e vanificato».

GLI INTERVENTI PREVISTI A PERUGIA E TERNI

Leonardo Latini e Andrea Romizi ai lati di Laura Pernazza

L’invito per Romizi e Latini «I progetti definiti – prosegue la Marini – insieme alle amministrazioni comunali di Perugia e Terni mirano non soltanto a migliorare la qualità di queste periferie, ma soprattutto a migliorare la qualità della vita delle persone, e dunque della coesione sociale. Voglio sperare che una chiara e ferma protesta si levi anche da parte degli stessi sindaci di Perugia e Terni che vedrebbero compromessa una straordinaria opportunità di sviluppo e crescita delle proprie comunità così come voglio sperare in chiarimenti da parte del Governo sugli effetti di tale blocco rispetto ai progetti che i Comuni hanno definito sulla base della convenzione».

Raffaele Nevi: «Norma scellerata» Nel pomeriggio arriva il commento del deputato di Forza Italia: «Esprimo sconcerto per l’approvazione di un emendamento al decreto milleproroghe, che rimanda di due anni i finanziamenti di 3,8 miliardi di euro al ‘piano periferie’. Il governo centrale rischia di compromettere seriamente l’azione dei Comuni interessati dal provvedimento, che vedrebbero azzerati i progetti avviati per il rilancio di aree strategiche da un punto di vista sociale e culturale. A risentirne sarebbe soprattutto la città di Terni, non potendo poi contare su altre fonti di finanziamento in quanto la nuova amministrazione ha ereditato il Comune in dissesto finanziario. Auspico che la maggioranza corregga questa decisione. Da parte mia, annuncio di aver già dato mandato all’ufficio legislativo di Forza Italia di presentare un emendamento cassativo di questa scellerata norma, nella speranza che il Governo si comporti diversamente da quanto fatto sul decreto terremoto e sul decreto dignità, che non è stato possibile emendare».

Leonardo Grimani

Grimani Il senatore del Pd «condivide le preoccupazioni emerse in queste ore e concordo sull’esigenza di correttivi che diano garanzie ai Comuni, ma sull’emendamento contenuto nel Milleproroghe e relativo al Piano periferie votato martedì in Senato è necessario fare un po’ di chiarezza. Il Pd ha votato in aula un pacchetto di emendamenti concordati in commissione, attraverso i quali si libera liquidità per gli enti locali (parliamo di 140 milioni di euro). È all’interno di questo pacchetto che è contenuto il passaggio, scritto in maniera involuta, riguardante il bando periferie. Sul provvedimento nel suo complesso e sull’articolo di conversione i senatori Pd hanno espresso voto contrario e adesso lo scontro è sull’interpretazione della norma. Quella restrittiva, che avevano accettato i democratici in commissione, era solo la conseguenza di una sentenza della Consulta che impone di non traferire nell’immediato finanziamenti ai Comuni che non hanno messo in campo progetti operativi. Il problema sta nell’interpretazione estensiva che il Governo vorrebbe applicare all’articolo sul bando periferie, spostando le risorse al 2020 anche per i Comuni che hanno presentato gli esecutivi. Come Pd, evidentemente, contestiamo con forza questa interpretazione e daremo battaglia alla Camera – conclude – per cambiare il testo in modo che non ci sia margine perché il Governo possa giocare sulla pelle degli enti locali. Il piano periferie è uno degli obiettivi più importanti della stagione di governo del Pd, ha messo in campo quasi 4 miliardi per dare nuova vita e nuove prospettive a zone disagiate, ed è singolare che chi ha passato il tempo a demolire quella esperienza riscopra ora l’impegno che ci fu a sostegno della riqualificazione delle periferie delle nostre città. Ricordo, infine, che l’emendamento porta la firma del capogruppo della Lega (Romeo) e di Daisy Pirovano (sindaco leghista) ed è stato blindato dalla maggioranza di Governo. Se veramente la Lega e il Movimento 5 stelle hanno a cuore il piano periferie questo provvedimento può essere cambiato a settembre in pochi minuti. Noi faremo la nostra parte».

Stefano Lucidi

Lucidi (M5S) Polemica da parte del senatore M5S: «Si riduce ad una polemica sterile e soprattutto falsa quella impiantata dal Pd contro il nostro provvedimento milleproroghe, perché numeri alla mano la storia è proprio un’altra. Con l’emendamento 13.2 di fatto accadono due cose. Istituzione del fondo comuni con una dotazione complessiva di 1030 milioni di euro, così ripartiti: 140 milioni di euro per l’anno 2018, 320 milioni di euro per l’anno 2019, 350 milioni di euro per l’anno 2020 e 220 milioni di euro per l’anno 2021, fondo al quale possono attingere città metropolitane province e comuni. Ma è al primo comma dello stesso emendamento che il governo da attuazione ad una sentenza [2] della Corte Costituzionale la numero 74 pubblicata in gazzetta il 18/4/2018 che ha rilevato l’illegittimità della gestione centralistica dello Stato nella legge di Bilancio del 2016 (ultimo atto del Governo Renzi). Con il nostro intervento realizziamo una semplice rimodulazione dovuta anche al ritardo nella elaborazione di progetti completi, e non certo un taglio, come farnetica il Pd, bensì uno sblocco degli investimenti a disposizione di oltre 7.000 Comuni. Il Governo è intervenuto per dare attuazione alla sentenza della Corte costituzionale n. 74 del 2018 garantendo immediata finanziabilità per i primi 24 progetti che hanno ricevuto un punteggio superiore a 70/100. Ma, vista la necessità di rispettare la sentenza della Consulta, è stato necessario intervenire per analizzare i restanti progetti e valutare quali abbiano davvero una funzione di rilancio per le periferie. Gli attacchi che abbiamo ricevuto in queste ore sono solo un boomerang perché l’emendamento 13.2 che ha istituito il nuovo Fondo è stato votato all’unanimità da tutte le forze politiche, anche dallo stesso Partito Democratico e dal senatore Matteo Renzi, come prova il resoconto delle votazioni del Senato: 270 votanti e favorevoli. Paradossalmente il Partito Democratico si conferma una vera periferia politica del nostro paese, che non rappresenta però le istanze di quei luoghi reali che il MoVimento 5 Stelle da sempre conosce e tutela».

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