Piano qualità aria aggiornato. Polveri Terni: «Industria? 9%»

La Regione procede con l’adozione: misure riformulate per riduzioni emissioni da riscaldamento domestico alimentate a biomassa. Focus sulla ‘conca ternana’

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di S.F.

«Le misure di risanamento proposte sono riformulate con particolare riferimento a quelle che mirano a ridurre le emissioni prodotte dai sistemi di riscaldamento domestico alimentate a biomassa – caminette e stufe tradizionali – in tutte le aree di superamento e, nella ‘conca ternana’, anche quelle prodotte dal traffico veicolare nonché dal comparto industriale». Lo specifica la Regione Umbria nel proporre l’adozione dell’aggiornamento del piano regionale per la qualità dell’aria, con tanto di valutazioni ed elaborazione dei vari scenari negli anni futuri. Con una conclusione, magari ottimistica. Il focus è in particolar modo su Terni e Narni.

L’AGGIORNAMENTO DEL PIANO – DOCUMENTO

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Terni e Narni

Nel documento viene fatti un maxi riepilogo delle misure già adottate – di mezzo anche i vari Pums dei Comuni coinvolti, l’accordo 2018 tra il Mattm e la Regione per la ‘conca’ ternana, l’Ast, il riscaldamento domestico ed il traffico veicolare – e delle prospettive per gli anni a venire. In definitiva – non una novità – sono i territori del Ternano e del Narnese ad occupare maggior spazio per i problemi riscontrati: «In base alle analisi delle concentrazioni degli inquinanti degli ultimi cinque anni e degli scenari tendenziali appare opportuno individuarle come ‘Aree di superamento con priorità di intervento» viene evidenziato, «dove sia gli scenari tendenziali che le misurazioni delle centraline concorrono a indicare il permanere di situazioni con elevato rischio di superamento dei limiti di ammissibilità delle concentrazioni Pm10 e del valore obiettivo per il Benzo(a)pirene».

GLI SCENARI PER L’AGGIORNAMENTO DEL PIANO

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L’aggiornamento ed il rientro della ‘conca’

La conclusione dell’aggiornamento del piano regionale parte appunto dal ‘patto’ con l’allora ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare: «L’insieme di misure di contenimento dell’inquinamento atmosferico – si legge – che si sono adottate a livello regionale e locale a partire dal 2018, nonché quelle scaturite dall’accordo di programma, trovano un loro coordinamento e la piena attuazione nell’aggiornamento del piano.  Gli studi modellistici preparatori indicano la possibilità di rientrare nei limiti di legge per la concentrazione delle polveri fini attraverso la piena attuazione delle nuove misure tecniche di base; appare ragionevole indicare il raggiungimento in pochi anni del rispetto dei vigenti limiti di legge per le concentrazioni di Pm10 specialmente nella zona ‘conca ternana’ che è stata sottoposta a procedura di infrazione da parte della Commissione Europea e successiva sentenza di condanna della Corte di giustizia europea». A livello generale per tutto il territorio regionale le misure proposte «portano ad una riduzione importante, tra il 10% ed il 21%, delle concentrazioni massime di Pm10 e Pm2,5 e portano benefici anche alle concentrazioni di NO2 ed O3. Si valuta che tutti i limiti legislativi siano rispettati al 2025».

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Terni, le industrie ed i caminetti

Sempre nella parte finale del documento c’è un altro focus sul Ternano, più curioso e meno tecnico. Prima però c’è il dato dello scorso anno: «Purtroppo nel 2020, anche in concomitanza di una congiuntura metereologica particolarmente avversa, le stazioni di rilevamento presenti nel comune di Terni non hanno potuto registrare il rispetto del limite confermando le particolari difficoltà incontrate da questo territorio nell’ottemperare il rispetto dei limiti di concentrazione di Pm10». Quindi la considerazione generale: « L’inventario regionale delle emissioni del 2018 mostra che, nel territorio regionale, le emissioni di Pm10 sono prodotte per oltre l’80%% dalla combustione di vegetali nel settore del riscaldamento. A Terni il settore dei trasporti contribuisce per l’11% mentre l’industria, fortemente presente nel territorio, è responsabile del 9% delle polveri immesse direttamente in atmosfera. Anche tenendo conto delle polveri secondarie prodotte dalla trasformazione fotochimiche degli ossidi di azoto (prodotti in grandi quantità dal traffico e dagli impianti produttivi), appare evidente che la combustione delle biomasse costituisce un nodo fondamentale per il raggiungimento degli obiettivi di miglioramento della qualità dell’aria».

La popolazione ternana e il risanamento

Le azioni di risanamento – viene riportato nel documento – indirizzate in particolare nel territorio di Terni «hanno dovuto confrontarsi con una radicata e ampiamente diffusa tradizione di utilizzo delle biomasse legnose in ambito domestico, scontrandosi anche con una popolazione che è portata a ritenere tale comportamento virtuoso, probabilmente influenzata dalle campagne che, specie in passato, ne hanno fortemente promosso l’uso in quanto fonte di energia rinnovabile considerata emissione zero di Co2, in alternativa all’utilizzo dei combustibili fossili. Al fine di rendere accettabili le indispensabili misure di limitazione dell’utilizzo di biomasse (nonché quelle di riduzione del traffico) ad una popolazione che specialmente a Terni continua a identificare le industrie come la principale, se non l’unica, fonte di inquinamento, riteniamo fondamentale la campagna di comunicazione e informazione che si sta avviando parallelamente alle azioni di risanamento al fine di promuovere comportamenti consapevolmente virtuosi da parte dei cittadini. Nell’ambito della stessa saranno anche attivati sportelli di supporto ai cittadini per l’accesso alle risorse nazionali destinate alla sostituzione di camini e stufe tradizionali con sistemi ad alta efficienza. L’azione di risanamento della ‘conca ternana’ – termina il focus – è entrata in una nuova fase ed ha ottenuto un notevole impulso grazie dell’accordo di programma sottoscritto tra Regione Umbria e ministero dell’Ambiente: è stato finanziato nel 2019 ed è stata avviata la fase di realizzazione delle misure anche se, a causa della situazione di emergenza sanitaria prodotta dal Covid19, si è dovuto registrare qualche rallentamento in via di risoluzione. Si conta di completare il programma nei prossimi anni».

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