Pmal Terni: «Servono 300 assunzioni. Si rischia chiusura»

Giovedì pomeriggio confronto in III° commissione con Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Pa: l’allarme dei sindacati

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Le gravi criticità occupazionali e funzionali del Polo di mantenimento delle armi leggere di Terni. Il tema è stato al centro dell’attenzione della III° commissione consiliare: giovedì pomeriggio c’è stato un confronto dopo l’input lanciato Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Pa, al quale hanno partecipato anche i segretari provinciali delle organizzazioni sindacali confederali. L’allarme resta lo stesso: rischio chiusura e necessità di un gran numero di assunzioni.

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La richiesta e il personale

Ad esporsi sono stati Roberto De Cesaris (Fp Cgil), Mario Pragliola (Cisl Fp) e Renzo Formica (Uil Pa): durante la commissione è stato chiesto «un intervento formale, concreto e incisivo al fine di sollecitare il governo, il ministro della Difesa, i presidenti delle commissioni parlamentari difesa e i capogruppo di Camera e Senato, per salvare 400 posti di lavoro e lo storico ente ternano, a rischio chiusura entro pochi mesi». Infatti – viene sottolineato – «la pianta organica dell’ente, fissata con Dm nel 2014, che prevede 384 dipendenti civili, tra tecnici e amministrativi, (oltre ad un contingente di personale militare di circa 80 persone) è attualmente scesa a circa 230 unità per via del blocco del turnover, ma si ridurrà rapidamente, a causa della concentrazione dei collocamenti in quiescenza e degli effetti di quota 100, fino ad arrivare a 155 unità alla fine del 2022 e a sole 70 alla fine del 2023. Tutto questo comporterà, già dai prossimi mesi, un drastico deterioramento delle capacità produttive e funzionali del Pmal, che, unico nel suo genere per compiti e mission istituzionale, rappresenta un insostituibile asset pubblico e strategico per la difesa della nazione».

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Le assunzioni

I sindacati aggiungono che «se adeguatamente rilanciato, con un corposo e straordinario piano di reclutamento per almeno 300 nuove assunzioni tra tecnici e amministrativi civili, il Pmal potrebbe continuare ad essere, oltre che un fondamentale bacino occupazionale in un territorio notoriamente in crisi, ancora la seconda realtà industriale locale con una potenzialità di alimentare un importante indotto commerciale, grazie a commesse per approvvigionamento di beni, materie prime e servizi per diversi milioni di euro ogni anno. Le sue capacità professionali e le sue attrezzature e impianti gli consentirebbero, oltre a quanto già previsto per la manutenzione delle armi leggere dell’Esercito e di altri Corpi armati dello Stato (carabinieri, guardia di finanza), anche di offrire la proprie competenze, sia ad altri utenti pubblici (es. polizia di stato e polizie locali) sia ad università e ad aziende metalmeccaniche private in vari settori dell’industria civile. È importante quindi agire subito e prevedere anche percorsi alternativi di reclutamento, anche a tempo determinato, sfruttando la riapertura della scuola di formazione del Polo, le elevate esperienze e il know how acquisito dai suoi dipendenti, prima che vadano in pensione, disperdendo per sempre un bagaglio di professionalità e conoscenza insostituibile. Il presidente della III commissione e i consiglieri si sono dimostrati attenti e unanimi nel mettere in campo le iniziative e i provvedimenti richiesti, dimostrando curiosità verso lo status giuridico dei dipendenti e le loro funzioni e voglia di comprendere e conoscere sempre meglio questa, se vogliamo atipica, ma unica realtà industriale pubblica». Richiesta anche un’audizione in Regione.

 

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