Positivo da 10 giorni, ha la casa piena di rifiuti: «Basta. Da oggi faccio da solo»

Ennesimo caso. Andrea, da Foligno, si autodenuncia, dopo aver ripetutamente contattato la Vus: «Metterò i rifiuti fuori»

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di P.C.

Purtroppo la storia è nota e ce ne siamo occupati spesso, fin dalla prima ondata del coronavirus: la norma che prevede conferimento dei rifiuti ‘su chiamata’ per le famiglie dei positivi è teoricamente giusta, ma di difficile applicazione già quando i cluster familiari si contavano nell’ordine di qualche decina. Figurarsi ora che – ormai da oltre un mese – siamo nell’ordine delle migliaia. Il regolamento prevede che i rifiuti vadano conferiti in buste fornite da Vus, sanificate e prelevate da addetti ad hoc, opportunamente bardati. Impossibile da gestire con numeri altissimi di positivi e con organici ridotti, proprio a causa della pandemia. Solo che nessuno ha il coraggio di ammetterlo. E infatti…

SPECIALE COVID – UMBRIAON

Manca il coraggio di ammettere i problemi

L’ultima denuncia pubblica arriva da Foligno e riguarda la Vus. Ma – come detto e raccontato in decine di articoli – il problema non è di questa o quella azienda, quanto piuttosto nella incapacità di dire: «Scusateci, il servizio andrebbe fatto in un certo modo, ma non riusciamo a gestirlo, dobbiamo rivedere le regole, intanto organizzatevi come meglio credete». Che poi, a pensarci bene, è un po’ quello che è successo e continua a succedere per i tamponi di fine quarantena: quando si è capito che non si riusciva a star dietro a tutti con i molecolari, si è passati agli antigenici, abbattendo i giorni di isolamento per i vaccinati.

La denuncia

Foligno, dicevamo. Andrea è positivo dal 17 gennaio. Ha una compagna, una bimba di tre mesi e un cane. Il 18 gennaio, da bravo cittadino, chiama la Vus per segnalare la propria positività e la necessità di ricevere le buste nere per la raccolta indifferenziata dei rifiuti, come da protocollo per le famiglie dei positivi. Gli dicono che apriranno la procedura e che nel giro di 48-72 ore gli avrebbero portato i sacchi. Ma nessuno li ha visti.

Il sollecito

«Dopo due giorni – racconta ad umbriaOn.it – ho richiamato perché ho due cani in casa, di cui uno di grande taglia, costretti a fare i bisogni sulle traversine, e una bimba di 3 mesi che consuma pannolini a gogo. Tanta di quell’immondizia che non sapevo più dove metterla».

Le urla al telefono

Nemmeno il secondo contatto, però, sortisce gli effetti sperati. «Quando mi sono reso conto che ero arrivato a dieci sacchi neri, ho fatto l’ultima chiamata, mi sono anche incavolato, ho sollecitato per la terza volta, ma niente». Quindi l’amara decisione: «Domani mattina (oggi, mercoledì; ndr) sono costretto a prendere i sacchi e metterli lungo il muraglione davanti casa sulla strada; mi dispiace essere incivile ma non posso più tenere un terrazzo pieno di m… Una volta scaricati i sacchi pieni davanti al muraglione, segnalerò di nuovo alla Vus e il tutto anche ai vigili urbani, giusto per essere onesto e civile».

Con Omicron è saltato tutto: dal tracciamento alla gestione dei rifiuti

La storia di Andrea purtroppo non è isolata. Ne abbiamo raccolte tante in questi mesi e anche lui ci racconta che a un suo parente le buste nere sono arrivate quando ormai era negativo. Eppure, le istituzioni continuano a fornire prescrizioni, nella consapevolezza che sono inapplicabili, semplicemente per autotutelarsi. Come dire: «Io vi dico come dovreste fare, se poi non ci riuscite sono affari vostri, ma se succede qualcosa non prendetevela con noi». Vale per i rifiuti ma, come descritto nell’articolo in basso, vale per tutta la filiera delle incombenze burocratiche collegate al Covid.


Spesa, rifiuti, controlli: Omicron fa saltare il banco in Umbria

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