Usl 2, De Fino: «PSR è solo una ‘cornice’. Ternana e vaccine day, pressing commissione

Terni – Il dg della Usl Umbria 2 in Comune per parlare del nuovo piano sanitario e non solo Focus su Narni/Amelia, ospedali di comunità, personale e questione clinica

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di S.F.

«Il nuovo piano sanitario regionale? È una cornice generale legata a scelte legislative. Non scende nei particolari ma dà un indirizzo per le aziende sanitarie, sul quale poi noi facciamo atti per la mission. Di conseguenza non ci si può aspettare che parli delle singole particolarità». È iniziata così mercoledì pomeriggio a palazzo Spada, a Terni, la lunga audizione in II commissione consiliare del direttore generale della Usl Umbria 2 Massimo De Fino: tra i temi toccati c’è il nuovo ospedale a Colle Obito, il nosocomio comprensoriale di Narni-Amelia, la Città della salute, il progetto della Ternana con realizzazione di stadio e clinica privata, la carenza di personale, l’integrazione territoriale, i problemi riscontrati nel primo vaccine day del 5 dicembre per le terze dosi e la campagna vaccinale. Giovedì il ‘giro’ si chiude con l’arrivo in Comune del dg del Santa Maria, Pasquale Chiarelli. Per ora niente risposta – invitati il rettore Maurizio Oliviero e il delegato per il polo ternano Stefano Brancorsini – dall’università.

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Massimo De Fino in audizione

La mancanza, gli infermieri e gli ospedali di comunità

Pronti, via e il direttore generale della Usl Umbria 2 fa subito notare che c’è qualcosa che manca e il discorso è legato al PSR: «Va benissimo la commissione del singolo Comune di Terni, ma la normativa regionale dice che dal momento della preadozione del piano il documento è inviato a tutti i Comuni ed entro 60 giorni si devono esprimere. Inoltre è previsto che all’interno dell’azienda sanitaria ci sia l’assemblea dei sindaci e il comitato ristretto: dal 2013 non si riescono a trovare atti in cui sia stato formalizzato». Questo in premessa, poi si inizia ad entrare nel dettaglio: «Abbiamo alcuni obiettivi da perseguire e riguardano anche l’integrazione territoriale. Ci viene chiesto di rivedere i distretti socio-sanitari (da 12 a 5) con contestuale potenziamento dell’organizzazione degli stessi». Focus su altre tematiche: «Si parla di infermieri di comunità, finanziati da decreto ministeriale. Si tratta di una figura spinta verso il territorio e ne è previsto uno ogni 5 mila abitanti. Nella Usl Umbria 2 sono 61 e rientreranno nell’ambito delle cosiddette case di comunità, vale a dire un’evoluzione della casa della salute. In questo caso ne sono previste – ha aggiunto – 1 hub ogni 50 mila abitanti e 1 spoke ogni 25 mila: nelle principali (le hub) ci saranno medici di medicina generale organizzati in gruppo, quindi gli specialisti e gli infermieri di comunità con intervento dei Comuni per la presa in carico sociale e socio-sanitaria». Si passa all’ospedale di comunità: «Nasce per esigenza legata al Covid. Vi ricordate quando c’erano i guariti dal virus dal punto di vista clinico ma non negativizzati? Ecco, mandarli al domicilio sarebbe stato negativo e in quella fase ci siamo inventati i Covid hotel. Ora c’è bisogno di strutture intermedie per la risposta clinica-assistenziale. Ne è previsto uno ogni 100 mila abitanti e avremo da qui al 2026 gli stessi numeri di posti letto di quelli per la riabilitazione. Ciò serve se non vogliamo ingolfare gli ospedali per acuti come Terni. E dunque si punta sul territorio. Avremo il filtro solo se funzioneranno le case e gli ospedali comunità». Si passa ad altro: «Un altro obiettivo è il potenziamento dell’assistenza domiciliare, dobbiamo raggiungere la presa in carico del 10% dei pazienti ultra65enni. E in Umbria la media e l’incidenza nella provincia di Terni è più alta del dato nazionale per la popolazione anziana. Immaginate che tipo di sforzo occorre dal punto di vista medico e assistenziale». Assente il sindaco Leonardo Latini.

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Filipponi

La necessità di integrazione e liste d’attesa

Consueto capitolo dedicato all’integrazione territoriale tra azienda ospedaliera e Usl per la presa in carico: «Si fa con percorsi diagnostici terapeutici e di rete. Siamo partiti insieme per i pazienti oncologici e il progetto di riduzione delle liste d’attesa: ciò che possiamo fare – le parole di De Fino – è ‘affittare’ le nostre sale operatorie per i professionisti del Santa Maria. I colleghi di Terni si sono trovati bene e la collaborazione è prevista anche in futuro». Bene. C’è poi il nodo Narni-Amelia: «Prevista la terapia intensiva e il pronto soccorso. In generale i quattro dg in Umbria sono amici e siamo guidati bene, il direttore della sanità regionale Massimo Braganti conosce bene il territorio e miriamo ad abbattere le liste di attesa: in quest’ultimo caso serve una maggior integrazione perché la Usl Umbria 2, sul territorio di Terni, non ha un ‘suo’ ospedale di riferimento. Si rischia di avere 10 mila prese in carico da noi e 0 a Terni. Quindi pianifichiamo. Posso dire che delle 38 mila persone che avevamo in carico su liste d’attese, siamo scesi a circa 19 mila. Ora sono chiuse fino a luglio». La Pepegna stessa è poi intervenuta per ricordare che due aziende ospedaliere – una è in deroga – sul territorio sono necessarie: «Non vorrei che cinque distretti sanitari siano pochi con il taglio previsto, inoltre non si parla di prevenzione nel PSR», le parole dell’esponente FdI.

Gentiletti e Orsini

Gli input dei consiglieri: vaccini, Ternana e sede legale

I dubbi dei consiglieri comunali non mancano. Francesco Filipponi (capogruppo Pd) ha chiesto delucidazioni su diversi aspetti: «Nella precedente preadozione del piano del maggio 2019 non c’era la diminuzione dei distretti e c’era la previsione di sede legale della Usl Umbria 2 a Terni. Poi non c’è stata la ratifica». Input su cosa resta del progetto Città della salute, il mancato parere sul progetto stadio-clinica della Ternana in sede di conferenza di servizi comunale, il piano assunzioni e il problema di prenotazione per la mammografia. In più le polemiche dei cittadini per il vaccine day di domenica 5 dicembre e l’impossibilità per i ternani di prenotarsi per la terza dose del vaccino in punti territoriali. Alessandro Gentiletti (Senso Civico) ha incalzato in particolar modo su una questione: «C’è del disagio a livello territoriale per la campagna territoriale, è evidente. Deve essere fatta chiarezza. Di chi sono le responsabilità? Della Regione o della disorganizzazione della Usl?». Per Valdimiro Orsini (Gruppo Misto) contano «servizi e organizzazione, non il numero dei nuovi distretti. La Usl ha un ruolo importante e ci sono dei problemi».

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La commissione odierna

L’attenzione per Terni e il progetto rossoverde

Lunga risposta di De Fino: «La conca ternana in passato non ha avuto le stesse attenzioni riservate agli altri territori e l’ex Asl 4 era vista come cenerentola, oggi invece ha un ruolo fondamentale. Chi vi parla è un direttore ‘saggio’ e schietto. Prevenzione? Non se ne parla nel PSR perché sta per essere adottato dalla giunta regionale lo specifico piano per il prossimo triennio. Un’altra sfida è la telemedicina. L’elisoccorso? Sta partendo la gara per Foligno. Io personalmente l’avrei fatto su Terni, ma rispetto le scelte tecniche. Per quel che concerne l’Irccs l’Umbria è l’unica regione dove non c’è e ritengo che i parametri ci siano perché le eccellenze ci sono (viene citato ad esempio Sergio Bracarda del dipartimento di oncologia). La sede Usl a Terni? Ribadisco che non c’è stata alcuna rinione dell’assemblea dei sindaci e io subisco il momento attuale per scelte passate». Sulla Città della salute è chiaro: «Se vogliamo costruire il nuovo ospedale a Colle Obito c’è un ampliamento. Il terreno intorno è dove sorgerebbe la Città della salute, o si fa uno o l’altro. Oppure un’integrazione per parte del terreno. Qual è la priorità?». Si spazia: «Ho cercato di vendere l’ex palazzo provinciale della sanità ma a questo punto – più tentativi a vuoto – non si può svendere un patrimonio aziendale per interesse di parte. Ci voglio portare gli uffici amministrativi». Inevitabile un passaggio sul progetto Ternana: «Non ci siamo espressi? Ho letto gli atti e si parlava di stadio. Vi posso assicurare che la procedura per l’autorizzazione sanitaria è diversa rispetto alla conferenza di servizi così come portata avanti. Il parere preventivo? La normativa nazionale dice cose diverse, non superabili dalla conferenza di servizi. Non si evinceva che accanto alla costruzione dello stadio era compresa anche la clinica privata, ecco perché non abbiamo partecipato. Ci sono regole diverse. In primis c’è la valutazione sulla disponibilità dei posti letto per acuti in ambito regionale, tenendo conto che il pubblico si impegna con un ospedale unico con qualche posto letto in più. E anche qui bisognerà fare delle scelta, ma ben venga questa cosa. Non è un diniego, ma solo un chiarimento sul percorso e il perché della nostra assenza».

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Il vaccine day e lo ‘scudo’ del dg

Un De Fino perplesso per la critica sulla mammografia: «Assicuriamo lo screening di routine ogni due anni alle donne over 40, mentre dai 65 anni in su l’incidenza è rarissima. Sapete qual è la partecipazione? Il 65%. Dunque non capisco come ci possano essere problemi con la lista d’attesa». Più lungo il discorso sulle difficoltà riscontrate per il vaccine day del 5 dicembre: «Il generale Figliuolo ci aveva dato l’obiettivo di fare 4.700 dosi in Umbria, abbiamo chiuso a 5.200. All’hub Casagrande di Terni l’obiettivo era 700 e le vaccinazioni sono state 1.060». Partono gli esempi per descrivere il problema: «Se alle 16 si presentano 1.000 persone, se ad un matrimonio anziché in 150 se ne presentano 500, se la sera di Capodanno si presentano in 5.000 piuttosto che 800/1.000 la colpa è del Comune (forse il riferimento è all’evento Rai in Ast, ndr)? Me lo chiedo perché siamo tutti amministratori. Che significa vaccinazione di massa? Che dobbiamo vaccinare 60 milioni di italiani nello stesso giorno? Continuamo a combattere anche con i tamponi, le scuole delle classi elementari e medie sono ormai quasi tutte interessate. Gli operatori sono quelli. Ora si inizia la vaccinazione nella fascia 5-11 e qualche disservizio ci sarà, ci metto la faccia, mi assumo le responsabilità. I team vaccinali sono diminuiti e stiamo assumendo altri medici e infermieri ora. I problemi ci sono stati, non lo nego, ma abbiamo fatto di più rispetto a ciò che era previsto. Mi devo dimettere? Tutto chiarito con i cittadini, si sono presentati in troppi in una fascia particolare. Tra l’altro quel giorno abbiamo prolungato fino alle 22». Scatta la polemica.

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Il dito puntato e le risposte surreali

Paolo Angeletti è il primo che chiede di intervenire: «Sul vaccine day non si fanno gli inviti quando non si ha la possibilità di farlo e non si doveva innescare una bomba di quel tipo. Il dito sulla Usl lo punto per la questione della mammografia, da cosa dipende? C’è lo screening ma magari c’è chi non si fida. Dovete spendere qualcosa in più per nella comunicazione, l’informazione va potenziata». Gentiletti è meno diplomatico: «Io non punto il dito contro nessuno. Ma ho sentito risposte surreali sul vaccine day, l’approccio è un po’ superficiale sentendo parlare di matrimoni e serate. Altrove non è successo, c’è un problema di gestione e mi è sembrato evasivo. I cittadini ternani non si possono prenotare sul territorio per i vaccini». De Fino chiede subito di poter replicare dopo aver ascoltato l’attacco del consigliere di Senso Civico: «Non vorrei che fosse passato un messaggio sbagliato. Io sono fautore del vaccino e stiamo facendo tutto il possibile per farne il più possibile, non immaginate i sacrifici che sta facendo il personale. Con dieci team vaccinali siamo arrivati a farne 1.600 al giorno. Dico che può capitare che vengano più persone e le risposte le abbiamo date, chiudendo a 1.060 dosi quel giorno. La popolazione si poteva prenotare anche nei giorni precedenti e la variante Omicron ha un po’ irrigidito la situazione, senza dimenticare l’introduzione del super green pass». In chiusura il dg si è detto concorde con Angeletti sull’aspetto informativo. Dopo oltre due ore tutti via, ora è il turno di Chiarelli.

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