Anche la minoranza sembrerebbe unirsi al coro di proteste contro il soprintendente alle belle arti e paesaggio dell’Umbria Stefano Gizzi. Il portavoce regionale di centro destra e liste civiche, Claudio Ricci, ha annunciato l’imminente presentazione di due mozioni nelle quali si chiederà l’intervento delle sedi centrali del Mibact per la rimozione dei vincoli ambientali su cantieri e interventi di ricostruzione.
Il fronte contro Gizzi Sembra rimpinguarsi sempre di più. Dopo il lungo dossier presentato dalla Regione, la quale, nella persona della presidente Catiuscia Marini, aveva definito il comportamento del soprintendente «irrispettoso  nei confronti di Regione e Comuni – oltreché di imprese, professionisti e della stessa Istituzione preposta alla tutela – che con l’esperienza della ricostruzione post sisma 1997 hanno dimostrato di possedere competenze tecniche, capacità di condivisione delle scelte che hanno reso possibili risultati di grande qualità riconosciuti unanimemente a livello nazionale», all’interno questa fronda si schiera anche il proclama di Ricci il quale parla di «insostenibilità della situazione sia per i cittadini che per le imprese».
IL DOSSIER CONTRO GIZZI INVIATO AL MIBACT
Intervento immediato del Ministero «Il ministero dei beni culturali e del turismo deve intervenire in tempi molto rapidi su una situazione non più tollerabile per cittadini e attività , che vogliono risposte ed hanno finito la pazienza». Aggiunge poi il portavoce del centrodestra, confermando quanto già sostenuto dalla Marini: «a qualità e la velocità delle migliaia interventi di restauro realizzati in Umbria, alcuni dei quali sono stati presi a modello europeo e internazionale, nel quadro della rigorosa tutela del paesaggio storico urbano, con una ampia collaborazione fra istituzioni, cittadini, imprese e enti delegati al controllo come la Soprintendenza. Tutti agirono, in quel periodo, ispirati dal buon senso. Ma negli ultimi mesi in Umbria – aggiunge – sembra che il buon senso, visti i pareri controversi della Soprintendenza, sia svanito con opere bloccate a cantieri aperti e pareri già precedentemente definiti».
«Non solo norme ma anche buon senso» Non sono quindi bastate gli appelli in difesa di Gizzi, lanciati dal centro studi ‘Malfatti’ e da Italia Nostra Umbria. Ricci invita ad applica re la normativa del codice dei beni culturali con ragionevolezza: «volendo trascurare le riflessioni culturali europee sul tema della tutela, che sembrano privilegiare il metodo e quindi il buon senso oltre che le norme, la situazione non è più tollerabile. Abbiamo dimostrato nella Regione e nei Comuni, con migliaia di interventi svolti, di saper coniugare tutela e armonico sviluppo in linea con le esigenze di persone e attività . Se si blocca tutto si tutela il paesaggio ma si allontanano le persone e, quindi, si impedisce la vita normale che rappresenta la vera tutela».