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Home » Rifiuti in Umbria: «Pietramelina chiuda»

Rifiuti in Umbria: «Pietramelina chiuda»

di Lucina Paternesi
10 Luglio 2017
in Ambiente e salute, Apertura 5, Attualità, Economia, Politica
Tempo di lettura: 4 minuti di lettura
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Nei giorni in cui si chiudono le indagini sull’inchiesta ‘Spazzatura d’oro connection’ Perugia si appresta a un appuntamento atteso da tempo, il consiglio ‘grande’ – o aperto – sui rifiuti, in programma mercoledì 12 luglio a partire dalle 15.30.

La discarica di Pietramelina

L’inchiesta La maxi inchiesta arriva a conclusione con quattro indagati in più, 17 in totale, e cinque società coinvolte per accuse che, a vario titolo, vanno dal traffico illecito di rifiuti a delitti contro la salute e frode nelle pubbliche forniture. Una macchina da soldi, secondo il quadro tracciato dalla Procura, quella che gestiva lo smaltimento di rifiuti nell’Ati 2 e che macinava centinaia di migliaia di euro bluffando su analisi, quantitativi, conti e traffici. A capo assoluto di questa ‘associazione per delinquere’, secondo l’ipotesi accusatoria, l’ex dominus Giuseppe Sassaroli, indicato come organizzatore e promotore, assieme agli altri indagati, di atti illeciti necessari a garantire dei profitti ingiusti in capo alla Gesenu spa, la Trasimeno servizi ambientali e Gest.

Giuseppe Sassarolil, ex ad Gesenu

Non solo l’interdittiva Nel corso dell’anno non sono mancati colpi di scena, quelli descritti nelle oltre 130 pagine dell’ordinanza, in cui si parla di falsificazioni di registri e formulari, fuoriuscita e abbandono di percolato nel suolo e nel sottosuolo, emissioni di gas, vapori e fumi, ma anche compost sostituito poco prima delle analisi e fatture gonfiate. Arrestato prima e poi messo ai domiciliari, Sassaroli si è sempre dichiarato innocente, mentre alla Gesenu sono stati congelati 27 milioni di euro. Ma sul finire dell’inchiesta ecco che spuntano anche altri nomi, come quelli di due dipendenti dell’Arpa che avevano il compito di vigilare sulla gestione dei rifiuti, un dirigente della Provincia e uno della Regione.

Consiglio grande In questo clima infuocato, con le discariche mezze piene e, altre, che riceveranno rifiuti da fuori, Perugia arriva al tanto agognato traguardo di un consiglio comunale partecipato dalla cittadinanza in tema di gestione dei rifiuti. La richiesta, partita dal coordinamento regionale Umbria Rifiuti zero, muove le mosse dalla considerazione che nonostante il consiglio comunale di Perugia abbia approvato la delibera di adozione della strategia Rifiuti zero l’azione dell’amministrazione comunale non vada nella direzione indicata dall’Unione europea e dagli impegni presi.

La Gesenu

Rifiuti zero «Si concentrano risorse ed energie sulla raccolta differenziata porta a porta nel centro storico, che rappresenta solo il 6% della popolazione comunale – spiegano dal coordinamento – mentre proliferano tante discariche abusive nelle zone periferiche con grave deficit di decoro urbano e a fronte di tariffe tra le più care d’Italia». Ci sono poi le vicende giudiziarie, appunto, e la situazione ‘critica’ degli impianti regionali. Per questo, da tempo, i cittadini chiedono la possibilità di «esprimere le proprie perplessità, portare le conoscenze che anche i cittadini consapevoli e informati hanno, auspicando in tempi brevi quelle risposte che ancora mancano».

Legambiente Se nessuna responsabilità politica è stata rintracciata nell’inchiesta della Dda, a parlare però di connivenze è Legambiente Umbria. «Non sarebbe potuto accadere nulla nella piccola, monolitica e indolente Umbria se non ci fosse stata protezione e complicità sociale e politica – affermano dall’associazione – una connivenza trasversale che ha fatto sì che la gestione degli interessi privati abbia prevalso su quelli collettivi». Per Legambiente, tra le priorità da cui ripartire c’è sicuramente quella della «qualità della raccolta differenziata, azioni concrete di riduzione dei rifiuti, la domiciliarizzazione della frazione organica e la predisposizione di un sistema di tracciabilità del rifiuto per arrivare poi alla tariffazione puntuale e quindi all’applicazione del principio ‘chi inquina paga’».

Il torrente Mussino

Studio epidemiologico Tra chi auspica una gestione interamente pubblica – ipotesi già esclusa dal vicesindaco Urbano Barelli – e chi, invece, chiede un maggior controllo istituzionale nella raccolta e smaltimento dei rifiuti, intanto dal Movimento 5 stelle arriva la richiesta di uno studio epidemiologico per la città. «Denunce ed esposti ignorati, emissioni maleodoranti, indennità di disagio ambientale utilizzata per rifare i marciapiedi o l’illuminazione pubblica ignorando i cittadini che chiedevano la tutela dell’ambiente e il controllo dell’operato dei gestori degli impianti. Per questo motivo – spiegano dal M5S – è stato depositato un ordine del giorno che impegna il sindaco, anche in qualità di autorità sanitaria, ad adoperarsi prontamente affinché le autorità ed enti competenti provvedano ad attivare uno studio epidemiologico, che indaghi il rapporto ambiente-salute, fotografi lo stato di salute attuale della popolazione, individui le fonti inquinanti e indichi le misure necessarie al miglioramento dell’ambiente di vita della popolazione, anche in una ottica di prevenzione del danno potenziale e ad implementare tutte le politiche che risulteranno necessarie a migliorare le condizioni di vita della popolazione e fine preventivo».

La discarica E intanto una richiesta chiara e precisa arriva dal M5S di Umbertide: «Pietramelina deve chiudere». Preoccupati dalle parole del Procuratore Manuali che, sulla discarica, evidenzia «un deficit delle resistenze in fase dinamica e, per quanto riguarda l’argine a valle, un deficit anche in fase statica». Il timore, dunque, è che la discarica potrebbe crollare da un momento all’altro. «Visto che l’impianto di compostaggio è proprio sopra la discarica ci chiediamo se è mai possibile che camion, ruspe e tonnellate e tonnellate di rifiuti possano tornare a gravare su quel sito. E non ci venga detto che se i tecnici danno il permesso allora vuole dire che va tutto bene. Già prima che la discarica aprisse la popolazione di Pierantonio aveva messo tutti in guardia per il rischio della stabilità di una discarica posta in quella zona.

A Pietramelina «la misura è colma». Per questo l’unica cosa da fare «è chiudere definitivamente con gli impianti di smaltimento e trattamento dei rifiuti». E’ stato infatti presentato un ordine del giorno in cui si chiede di intervenire a difesa dei cittadini di Pierantonio, «chiedendo alla regione che l’impianto di compostaggio di Pietramelina non venga riaperto visto che, stando a quanto si legge, la frana della discarica potrebbe portare conseguenze irreversibili per l’equilibrio dell’ecosistema e offesa alla pubblica incolumità»

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