Ristoratori arrabbiati: «Basta con i furbetti». Nuove manifestazioni

Dito puntato contro gli aperitivi negli autogrill (che continuano anche a Perugia nonostante le ordinanze), le finte mense e le cene nei ristoranti degli alberghi. Scioperi in tutta Italia

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di P.C.

«C’è quel bar dove prendi il caffè al banco». «Quel locale sulla superstrada dove, col pretesto del servizio agli automobilisti, alle 18 si riempie di giovani che fanno l’aperitivo». «Quella pizzeria che continua con l’asporto fino a notte. «Quel ristorante dove ti fanno accomodare col pretesto del servizio mensa». «Quell’albergo dove i clienti vanno a mangiare al salone ristorante e poi, se non ci sono stati i controlli, disdicono la camera».

Insofferenza contro i colleghi che violano le regole sottobanco

Sta diventando una specie di segreto di Pulcinella. Sanno tutti dove, come e quando le regole vengono violate. Il livello di riservatezza è talmente basso che i clienti si fanno i selfie per fornire via social una prova della loro violazione delle regole. Ma finora nessuno – tranne in rarissimi casi – aveva voluto fare da delatore. Resisteva, fra i ristoratori, uno spirito corporativo di categoria, una umana consapevolezza che si fosse tutti nella stessa barca e che, alla fin fine, chi voleva ‘campare’, aveva il diritto di provarci perlomeno, puntando sul coraggio di sfidare le norme, sull’incoscienza, sulla speranza di scarsi controlli. Ora non più. Le chat su Whatsapp sono infuocate e per tutto il fine settimana, a Perugia e non solo, hanno girato foto e video dei locali che violano le regole, sfruttando controlli blandi e situazioni ‘borderline’.

SPECIALE CORONAVIRUS – UMBRIAON

«Vogliamo riaprire tutti… e in sicurezza»

La motivazione è doppia. Da un lato c’è la presa in giro, non più tollerabile, verso i propri colleghi che rispettano le regole, oltre che la legge. Dall’altro la paura che, per il comportamento irresponsabile di qualcuno, magari divampa qualche altro focolaio e si allontanano le riaperture. Invece no, non si può più aspettare: i risparmi sono finiti e c’è il serio rischio di dover dichiarare fallimento. Ecco perché l’insofferenza monta.

Le regole ballerine

Fra l’altro, lo smacco è doppio. In tanti hanno speso centinaia – migliaia in qualche caso – di euro per uniformarsi alle regole diffuse lo scorso maggio. Separé, divisori in plexiglass da apporre sui tavoli per commensali non conviventi; menù consultabili via smartphone perché si era diffusa la fobia del virus che rimaneva sulla carta; tavoli distanziati e percorsi prestabiliti per clienti e camerieri. Una messe di norme, avvertenze, indicazioni, consigli, codicilli, che poi è finita in fumo quando, dopo la sbornia estiva, hanno richiuso tutto di nuovo. E si va avanti così da un anno ormai.

Lunedì c’è ‘Io Apro’ a Roma. Martedì la Fipe

A pochi giorni dalla manifestazione (con annessi disordini ma anche con attestazioni di solidarietà) davanti alla camera dei deputati, il movimento ‘Io Apro’ (quello della manifestazione del 15 gennaio scorso) ha lanciato un nuovo sit-in in piazza Montecitorio a Roma. «L’ultimatum è scaduto – hanno scritto nei giorni scorsi sulla loro pagina Facebook – vi abbiamo dato 48 ore per legittimare le riaperture di tutte le attività economiche. Nessuno ci ha risposto. Porteremo 20mila persone davanti al Parlamento». La manifestazione non è autorizzata e si temono nuovi scontri.

Alla manifestazione di lunedì non ha aderito il Mio (Movimento imprese ospitalità) la cui delegazione sarà al ministero dell’economia e della finanza per discutere le proposte relative al ‘decreto imprese’. La Fipe, invece, in piazza martedì per chiedere le riaperture definitive di ristoranti, bar e pizzerie. Parteciperanno titolari di bar e ristoranti, ma anche il mondo del catering e del banqueting, la ristorazione commerciale e collettiva. E le discoteche, le imprese balneari e gli imprenditori del gioco legale e dell’intrattenimento. Tutti insieme per chiedere al governo un programma per le riaperture definitive delle loro attività.

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