Pronto soccorso Usl 1: «Gravi problematiche. Gli infermieri pagano la mancanza di tutele»

L’sos del NurSind per i presidi di Assisi, Branca, Castiglione del Lago, Città di Castello, Pantalla e Umbertide

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di Marco Erozzardi
Segretario territoriale NurSind

Attraverso una segnalazione inviata in data 3 agosto 2022 a firma del segretario territoriale ed indirizzata alla presidenza della Regione Umbria, all’assessore alla salute, al direttore della sanità regionale e al direttore generale della Ausl Umbria 1, NurSind denuncia gravi carenze e criticità organizzative nei presidi di pronto soccorso (Assisi, Branca, Castiglione del Lago, Città di Castello, Pantalla, Umbertide) gestiti dalla azienda sanitaria locale.

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La medicina d’urgenza ed il pronto soccorso, negli anni, hanno subito un cambiamento epocale, soprattutto in termini di richiesta di accesso alle cure; con rapida gradualità il pronto soccorso ha sostituito, in tutto e per tutto, la medicina territoriale detta anche ‘medicina di famiglia’. Sempre più persone si rivolgono ai Dipartimenti emergenza e accettazione (Dea) poiché non trovano risposta dal proprio medico di medicina generale e dalle strutture ambulatoriali disponibili sul territorio. Carenza di medici, carenza di servizi utili (vedi Aft o Usca), pazienti cronici che si acutizzano perché manca un sistema di sorveglianza territoriale, liste di attesa lunghissime ecc. sono ulteriori motivazioni del continuo ricorrere dei cittadini ai pronto soccorso.

Si consideri ad esempio che nel periodo giugno 2021 – giugno 2022 gli accessi ai Ps della Ausl Umbria 1 sono aumentati, da dati in nostro possesso, del 22% .E le problematiche di salute alle quali dare risposte sono molto più complicate rispetto al periodo pre-pandemico. Nonostante il considerevole cambiamento, gli organi dello Stato, la Regione e la stessa direzione generale della Ausl Umbria 1 non hanno riorganizzato confacentemente il sistema dell’emergenza con
l’adeguamento alle nuove richieste della comunità provenienti dal territorio coperto dalla Ausl Umbria 1 e dai punti Ps/118 di competenza nei vari presidi ospedalieri aziendali (ad esempio: aumento del personale per ogni turno, creazione di percorsi alternativi, ecc…). Personale infermieristico, e medico, in forte carenza numerica che deve svolgere contestualmente attività di triage, pronto soccorso, Obi e 118; molto spesso lo stesso professionista si deve occupare di più ambiti non riuscendo a garantire risposte adeguate in tempistica e qualità.

Per non parlare dell’assoluta mancanza di percorsi dedicati per i pazienti Covid positivi, che sono gestiti nei Ps, dove oltre a mancare spesso una separazione fisica tra i pazienti, non vi è nemmeno la presenza di personale infermieristico dedicato e gli stessi infermieri che assistono i pazienti puliti debbono dedicarsi a quelli contaminati (‘bolle Covid’), rischiando concretamente nel lavorare con concitazione a causa della carenza organica, di essere i protagonisti principali del propagarsi dell’infezione verso gli altri utenti e verso il restante personale sanitario.

Tutto questo si traduce in gravi problematiche da risolvere in tempi rapidi, quali ad esempio:
• Pazienti in attesa ai pronto soccorso per tanto tempo (anche 12 ore per un codice verde, quando linee guida ministeriali precisano che non dovrebbero superare le 8 ore);
• Ritmi insostenibili per il personale infermieristico di Triage (che si deve occupare anche di altre attività per colmare la carenza organica) con il rischio reale di commettere errori di valutazione che possonu nuocere al paziente stesso;
• Rapporto infermiere/paziente nelle Osservazioni brevi intensive di alcuni ps di 1/10, spessissimo con pazienti agitati, critici e senza la possibilità di poter fornire sorveglianza continua perché l’infermiere dedicato deve svolgere altra attivita di ps;
• Pazienti trattenuti per tante ore, a volte giorni, in Osservazione Breve Intensiva di PS, in attesa di posto letto in corsia;
• Aggressività eterodiretta verso gli operatori sanitari da parte degli utenti, in primo luogo gli infermieri, esasperati per le lunghe attese e che sfocia spessissimo in violenza verbale, a volte fisica, come recenti episodi accaduti in regione testimoniano;
• Personale costretto a doppi turni, spesso di notte, ad intervenire spessissimo in Reperibilità, a vedersi negare ferie, riposi e altro genere di permessi contrattualmente previsti, a svolgere un numero di ore settimanali che va ben oltre le 36 stabilite dalle norme.

Muri invalicabili quelli che si innalzano tra le direttive ministeriali e le misure messe in atto anche dalla dg della Ausl Umbria 1 per risolvere questi problemi. Il tempo passa e la nostra voce, la voce degli infermieri e del personale sanitario tutto, il nostro grido d’aiuto, rimane sempre più soffocato da denunce reali e promesse, sentenze di condanna in giro per l’Italia per errori commessi in tali contesti organizzativi. Gli infermieri pagano, ogni giorno sulla propria pelle, la mancanza di tutele che spetterebbero loro di diritto.

Passare per carnefici quando siamo vittime noi stessi di un sistema che non tutela più i professionisti che con passione, dedizione, responsabilità, studio ed aggiornamento continuo cercano di tutelare, con vincoli e ritmi frenetici, la salute delle persone assistite, non è più tollerabile. Continuare a lavorare nei Pronto Soccorso, a queste condizioni, è una missione impossibile da sostenere. Pertanto, alla luce di quanto fin qui esposto e non potendo attendere i tempi dilatati della concreta applicazione del nuovo piano sanitario regionale, NurSind ha chiesto un intervento immediato di carattere organizzativo in tutti i punti di PS/118 della
Ausl Umbria 1 e ritiene esonerato da qualsivoglia responsabilità, per qualsiasi evento avverso derivante dalla organizzazione descritta ora in atto, tutto il personale infermieristico afferente a tali servizi.

NurSind, comunque sempre diponibile ad un confronto con gli interlocutori sollecitati, in mancanza di concreti provvedimenti di carattere organizzativo in tempi relativamente ragionevoli, valuterà qualsiasi tipo di azione da portare in ogni sede ritenuta opportuna per competenza a tutela del personale sanitario e della cittadinanza.

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