Sisma e ricostruzione: patto coi sindacati

Preci, Cgil, Cisl e Uil firmano un protocollo con la Regione. «Non basta ricostruire i 15 mila edifici, serve rilanciare quelle aree»

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Quindicimila edifici danneggiati o distrutti. Ricostruire dopo il terremoto, in Umbria, non è solo rimettere in piedi case e strutture, private o pubbliche, ma anche e soprattutto «individuare un modello di sviluppo per l’area colpita dal sisma e, in particolare, per i territori classificati quali aree interne di cui fanno parte tutti i comuni sopra indicati ad eccezione del comune di Spoleto».

L’incontro a Preci

L’accordo Nasce da qui il patto siglato venerdì mattina a Preci dalla presidente della Regione Umbria Catiuscia Marini e i sindacati regionali di Cgil, Cisl e Uil con i loro rappresentanti Vincenzo Sgalla, Ulderico Sbarra e Claudio Bendini. L’obiettivo, come è stato spiegato, è «di dare un riferimento strategico alla ricostruzione, ma soprattutto dare alla popolazione coinvolta, che ha subito una profonda frattura anche nei legami di comunità con il proprio territorio, una prospettiva, una speranza di migliorare le proprie condizioni economiche e sociali, anche rispetto a quelle precedenti alla crisi sismica».

Il documento Obiettivo principale del documento sottoscritto sarà dunque quello di «fermare lo spopolamento, per evitare che il territorio venga abbandonato definitivamente». Per questo è fondamentale offrire prospettive di lavoro, attraverso una ricostruzione del tessuto economico e sociale, ed aumentare la sicurezza degli insediamenti residenziali e produttivi, delle attrezzature pubbliche e delle infrastrutture. Al centro dell’azione politica ed istituzionale deve essere posta quindi «la qualità della vita delle persone che abitano quei territori – come si legge nel documento – tentando di coniugare l’aumento del benessere e dell’inclusione sociale con le opportunità di occupazione e dell’utilizzo del capitale territoriale, a partire dall’uso delle risorse locali: risorse naturali, patrimonio culturale, saperi locali».

TUTTO SUL TERREMOTO

Il pubblico a Preci

Ricostruzione Per quanto riguarda la ricostruzione edile occorre coniugare l’obiettivo del recupero ed il riuso dei borghi storici e di quelli rurali nelle aree interne con il rispetto dei valori storici e culturali, attraverso un progetto di innovazione e integrazione intelligente delle nuove tecnologie, con particolare riferimento alle tematiche della sicurezza degli ambienti di vita e di lavoro, dei materiali e delle modalità di organizzazione dei processi di recupero e valorizzazione del patrimonio edilizio. Tutto ciò potrà costituire anche l’occasione di rilancio per il settore edile e della relativa occupazione.

Il quadro attuale L’azione da mettere in campo, hanno sottolineato Cgil, Cisl e Uil, deve partire inevitabilmente da un’analisi della situazione attuale. Il sisma che a partire dal 24 agosto 2016 ha colpito 4 regioni del centro-Italia, ha interessato pesantemente 15 comuni dell’Umbria, di cui 11 nella provincia di Perugia e 4 nella provincia di Terni. L‘area del cratere umbro, individuata dal Governo per destinare gli interventi in favore delle popolazioni colpite, si estende per una superficie che rappresenta il 16,7% dell’intera Umbria, ed è abitata da il 6,5% della popolazione totale regionale. I 15 comuni umbri sono: Arrone, Cascia, Cerreto di Spoleto, Ferentillo, Montefranco, Monteleone di Spoleto, Norcia, Poggiodomo, Polino, Preci, S. Anatolia di Narco, Scheggino, Sellano, Spoleto e Vallo di Nera. Gli edifici danneggiati sono circa 15.000 di cui 14.550 privati e 450 pubblici (tra questi le scuole). 

Le Sae a Norcia

Tutti i numeri Le persone assistite sono 7.433, di queste 335 vivono ancora nei container collettivi, 5.882 in autonoma sistemazione con il Cas, 150 in soluzioni abitative ante sisma 2016, 376 nelle Sae, soluzioni abitative di emergenza, 164 nei Mapre, moduli abitativi rurali di emergenza, 526 nelle strutture ricettive, prevalentemente del lago Trasimeno. Le Sae richieste sono n.758 sui tre comuni – Norcia (n. 591), Cascia (n. 125), e Preci (n.42). Ad oggi ne sono state consegnate circa la metà, principalmente a Norcia e Cascia, comprese le frazioni – le restanti dovrebbero essere pronte per la fine dell’anno. Per quanto riguarda la realtà dell’agricoltura ed allevamento, 192 sono le aziende che hanno avuto bisogno di sostegno attraverso 68 moduli abitativi rurali, 116 stalle-tunnel, 74 fienili e 44 tettoie, tutte consegnate. 350 sono state le richieste per la delocalizzazione provvisoria delle attività produttive; ad oggi consegnate 24 strutture per attività commerciali e 20 per attività professionali a Norcia, 2 a Castelluccio di Norcia e 6 a Cascia.

San Pellegrino, Norcia

Verifiche Sono state effettuate n. 43.381 verifiche su edifici privati, 235 su edifici pubblici e 366 su edifici scolastici. Relativamente a quest’ultimi, 233 sono risultati agibili, 23 parzialmente inagibili e 16 totalmente inagibili. Ad oggi sono stati presentati n. 162 progetti di ricostruzione leggera, per danni lievi, di cui solo 18 autorizzati. Per la ricostruzione pesante i numeri sono ancora più ridotti: 5 pratiche inoltrate. Le macerie rimosse ammontano a 18.994 tonnellate, di cui 15.387 a Norcia. La Protezione Civile umbra è impegnata nel cratere con 280 persone e 2.100 volontari.

Gli obiettivi Nel documento sottoscritto da Regione e sindacati si individuano tre filoni di azione: gestione dell’emergenza, processo di ricostruzione, sviluppo post sisma. Per quanto riguarda l’emergenza – fase che Cgil, Cisl e Uil auspicano possa chiudersi in tempi molto stretti – si indicano nella «prossimità dell’intervento rispetto ai luoghi di origine dei cittadini e nell’accompagnamento delle popolazioni colpite, attraverso la predisposizione di presidi dei servizi pubblici provvisori, di soluzioni abitative emergenziali e di spazi per la delocalizzazione delle attività produttive», le linee di intervento strategico, in attesa che il patrimonio edilizio venga ricostruito.

Le macerie

Priorità Per quanto riguarda la ricostruzione, il documento indica una serie di elementi prioritari tra i quali la certezza delle risorse disponibili, un quadro legislativo definito ed un ruolo dei Vice commissari in grado di valorizzare le specificità territoriali e regionali, una governance deputata a livello locale, un ufficio speciale per la ricostruzione dell’Umbria efficiente con una dotazione adeguata, il potenziamento delle competenze professionali di lavoratori e imprese, ricerca e innovazione sui temi delle tecnologie sui materiali. Ma, soprattutto, massima trasparenza e legalità negli appalti, tutela della sicurezza sul lavoro, modalità di vigilanza e controllo nell’intera area del cratere sismico.

Rilancio economia Infine, lo sviluppo post sisma, che va perseguito attraverso la predisposizione di «piani e programmi per la promozione dei territori colpiti dal sisma, con lo scopo di rafforzare i fattori di sviluppo locale. A partire dalla Strategia aree interne, nel quadro nazionale, sviluppare un piano post sisma in grado di prevedere un impegno finanziario di risorse dedicate che provengono da Fondi nazionali (Legge di Stabilità), Fondo di rotazione nazionale, da fondi comunitari ordinari e dotazioni sisma 2016 straordinarie, oltre ad una metodologia che faccia leva sulle forze vive istituzionali, di cittadinanza, imprenditoriali e che valorizzi le esperienze positive in corso». 

Il percorso Lo sviluppo dei progetti e il monitoraggio dei 3 filoni di azione: gestione emergenza, processo di ricostruzione e sviluppo post sisma, «potranno essere attuati da una cabina di regia che permetta una puntuale verifica ed una adeguata informazione; inoltre iniziative pubbliche periodiche consentiranno di fare il punto sullo stato dell’arte della ricostruzione e della progettazione del piano di sviluppo socio – economico delle aree colpite dal sisma sul territorio regionale». Con tale metodologia, si spiega nel documento, «si auspica un’accelerazione del lavoro svolto fin qui dai tavoli istituiti come percorso di lavoro condiviso che porti alla sottoscrizione di un piano per lo sviluppo socio – economico delle arre colpite dal Sisma 2016. Al Commissario straordinario infine si chiede prioritariamente la definizione di tutte le disposizioni attuative per la ricostruzione e per implementare le azioni di sviluppo individuate nel presente documento».

Marini «Il documento – le parole della presidente della Regione – di intenti sottoscritto oggi avvia un percorso di azione condiviso che dovrà concretizzarsi in strumenti operativi per far sì di poter entrare nella sostanza della ricostruzione con una modalità di lavoro comune, che impone un nuovo protagonismo di tutti i soggetti coinvolti, a cominciare dai cittadini. Nel 2018, chiusa la fase dell’emergenza, daremo concretamente avvio alla ricostruzione. La prima decisione assunta è stata quella di non allontanare le persone dai luoghi dove vivevano per evitare lo spopolamento e poter così ricostruire su un tessuto sociale che fosse ancora vivo e presente nei luoghi di origine, con cittadini che avevano la volontà di proiettarsi con nuova energia verso il futuro, mantenendo le proprie radici. È stata una scelta che oggi giudico vincente e che ci consente di pensare ad una ricostruzione che, pur realizzata dove era, può avere una prospettiva nuova di rilancio e di sviluppo. Ora – ha proseguito – è il momento di chiudere i cantieri, la cui realizzazione è stata in parte rallentata dal doppio binario, nazionale e regionale, di gestione e realizzazione delle casette. In Umbria il 55% delle Sae sono già abitate, ulteriori consegne avverranno nelle prossime settimane e contiamo di arrivare alla quasi totalità delle consegne entro la fine dell’anno, incluse quelle di più recenti e assegnazione. Possiamo contare su risorse certe per la ricostruzione pubblica, quella privata, che rappresenta il 75% della ricostruzione, e per le attività economiche. Relativamente alla ricostruzione pubblica abbiamo piani già approvati, per le scuole, le opere pubbliche, i beni culturali, ed altri che stiamo definendo con il commissario e che saranno attivi ad inizio del prossimo anno. Nei primi mesi del 2018 con la nuova ordinanza commissariale dovranno essere rapidamente riparati i beni di tipo B, cioè lievemente danneggiati, per poterci poi concentrare sulla ricostruzione pesante, che sarà impegnativa». Relativamente alla legge urbanistica regionale in fase di approvazione, la Marini ha spiegato che «la normativa mette in condizione di realizzare una ricostruzione più innovativa rispetto al passato, anche in direzione  di uno sviluppo sostenibile ed eco compatibile dei territori interessati potendo contare su le innovazioni che sono intervenute relativamente alla qualità dei materiali tecnici utilizzabili. Abbiamo inoltre la possibilità di attivare strumenti ordinari e straordinari, dal por Fesr, al fse, ai fondi dilla legge nazionale, della commissione europea, dello stesso bilancio regionale per aiutare gli investimenti degli imprenditori. Ci sono le condizioni per portare avanti una ricostruzione di qualità – ha concluso – e sicura di cui questo documento d’intenti costituisce un passaggio importante».

 

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