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Home » Sisma, la prima notte lontano da casa

Sisma, la prima notte lontano da casa

di Lucina Paternesi
31 Ottobre 2016
in Attualità, Dal territorio
Tempo di lettura: 4 minuti di lettura
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L.P.

E’ la notte più buia e più fredda che venga ricordata in quelle zone. La prima trascorsa per molti lontano dalla propria terra. La prima in cui le case non ci sono più e di Norcia non resta che un cumulo di macerie.

IL VIDEO DI NORCIA RIPRESA DAL CIELO

I pullman arrivati nella notte al Trasimeno
I pullman arrivati nella notte al Trasimeno

Gli sfollati Continua a tremare la terra, non si è fermata per un attimo. La scossa più forte arriva alle 4.27 di lunedì mattina, con una magnitudo di 4,2 e viene avvertita chiaramente da quei pochi che sono rimasti a Norcia. Più di duecento, in totale, sono le scosse che sono state registrate dalle 20 di domenica sera a lunedì mattina. Sono poche le auto che fuori dalle mura ospitano qualche famiglia, non ci sono più gli autobus che erano stati promessi per chi non voleva abbandonare la propria città. Nella serata di domenica sono circa 400 le persone che sono state trasferite nelle strutture alberghiere del Trasimeno, altri 500 nelle strutture di prima accoglienza allestite a livello comunale. Nelle Marche, invece, gli sfollati hanno raggiunto quota 6.500, con oltre duemila persone ospitate negli alberghi della costa, quattromila nei centri di prima accoglienza e altre strutture ricettive sul territorio. Ma, stando ai calcoli della Protezione civile, le stime parlano di quasi quarantamila persone senza casa tra Umbria e Marche, numeri che potrebbero crescere ancora a poco a poco che verranno riprese le verifiche agli edifici pubblici e privati e che potrebbero toccare quota centomila.

San Benedetto di Norcia
San Benedetto di Norcia

Distruzione Piccoli borghi medievali ridotti a un cumulo di macerie, come Castelluccio e Campi di Norcia, gioielli architettonici e culturali interamente crollati, strade con il cemento che è esploso e montagne sventrate. E’ questa la furia del terremoto 6.5 che domenica mattina ha svegliato bruscamente il centro Italia. Le case non ci sono più e anche chi aveva lentamente ripreso in mano la propria vita dopo il terremoto dello scorso 24 agosto ora è di nuovo ripiombato nel terrore. A Norcia risulta inagibile il Coc di porta Romana, il palatennis che, nella notte tra mercoledì e giovedì scorso, era stato riaperto e ospitava quasi duecento persone.

Assistenza Nelle ore immediatamente successive al sisma si sono sommate diverse tipologie di assistenza: coloro assistiti nei propri comuni con le misure di prima assistenza attivate dai Sindaci in raccordo con la Dicomac, i trasferiti negli alberghi sulla costa, i trasferiti a seguito di evacuazione preventiva di strutture sanitarie. A questi – chiarisce la Protezione Civile – si aggiungono coloro che già si trovavano ospitati a seguito del terremoto del 24 agosto, coloro che si sono spostati negli alberghi a seguito della scossa del 26 ottobre, ma anche quanti – anche nei comuni più lontani dall’epicentro – hanno trascorso la notte fuori casa per la paura di rimanere sotto un tetto ma senza aver fatto richiesta di forme specifiche di assistenza.

Catiuscia Marini e Nicola Alemanno
Catiuscia Marini e Nicola Alemanno

Riunioni tecniche «Ferma restando l’opzione volontaria da parte dei cittadini di scegliere, per l’immediato, la sistemazione in alberghi o altre strutture ricettive come hanno già fatto centinaia di persone la Regione Umbria, anche raccogliendo le istanze degli stessi cittadini, attraverso la Protezione civile nazionale e regionale, è fortemente impegnata per poter garantire già dalle prossime ore anche l’allestimento di tende collettive dove poter trascorrere le prossime notti in condizioni, seppur precarie, di sicurezza». È quanto ha affermato la presidente della Regione, Catiuscia Marini.

Terremoto«Ridateci le tende» Non sono mancate, infatti, domenica sera, alcune tensioni quando la presidente Marini, assieme al sindaco di Norcia Nicola Alemanno, ha incontrato i cittadini e spiegato che la soluzione migliore per l’incolumità era quella di trasferirsi in strutture ricettive al Trasimeno e nel resto della regione. «Ridateci le tende» è stata la richiesta della maggior parte degli abitanti di Norcia che hanno scelto di rimanere in città pur avendo le case inagibili o non potendo rientrare per la paura o perché all’interno della zona rossa. La paura, per gli abitanti, è quella di non riuscire a tornare mai più a Norcia. «Le tende non dovevano essere smontate» continuano a dire alcuni abitanti all’alba del giorno dopo il terremoto più forte degli ultimi 35 anni. «Non sono più solo teli come una volta – afferma Adolfo -, ma ambienti confortevoli e riscaldati. Possono permettere a chi rimane qui di affrontare meglio le difficoltà di queste ore».

Le macerie
Le macerie

Città abbandonata Intanto le strutture di accoglienza collettive sono già in arrivo e nelle prossime ore sarà deciso dove collocarle mentre la prima notte, per quei pochi che hanno deciso di restare, è stata veramente dura. «Abbiamo dormito in macchina – raccontano alcuni giovani – ma il freddo inizia a essere pungente e gli anziani non sanno dove andare. Non possono deportare così le persone, non dovevano sbrigarsi a smontare le tende a settembre e ora ci costringono ad abbandonare tutto. Abbiamo già perso tutto, non abbiamo più niente». Il rischio è che Norcia venga definitivamente abbandonata. Che spariscano i residenti, le attività e che nessuno tornerà mai più nella propria terra. «Non mi fido ad andare via – ci dice un altro ragazzo – ho salutato mia mamma e mia nonna, ma io resto qua. Non abbiamo più niente, coperte, abiti, medicine. Ci dovete aiutare, siamo disperati e i nostri anziani dormono al freddo».

 

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