Sistema metropolitano Terni: approvato progetto fattibilità

Caccia al finanziamento da 84 milioni di euro tramite avviso Mit: tentativo di rivitalizzazione legato al Pums. Focus su turismo, città sport e collegamento con Cesi

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di S.F.

«Non lo faranno mai». In linea di massima è il pensiero che in molti avranno quando leggeranno un progetto di tale portata: difficile dargli torto considerando ciò che è accaduto – ovvero niente, degrado in crescendo a parte e varie dimenticanze – per il collegamento tra Cesi e Terni. Fatto sta che palazzo Spada giovedì ha approvato il piano di fattibilità tecnico-economico per la progettazione del sistema metropolitano cittadino: prevede un investimento complessivo da 84 milioni di euro ed è legato al Pums.

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Il progetto del sistema metropolitano

Il progetto in sintesi e l’inquinamento

Il lavoro è collegato al Pums – tra i contenuti c’è anche la linea metro tra Terni e Narni – approvato a fine 2019 e ad occuparsene è stata la direzione polizia Locale-mobilità con l’architetto Walter Giammari in prima linea. In estrema sintesi il progetto di fattibilità prevede – riportiamo testualmente  – di «dotare la città di Terni di un sistema in sede fissa (utilizzando la tratta terminale della Ferrovia centrale umbra) integrato con un sistema Brt (Bus rapid transit) in
collegamento tra la nuova fermata ferroviaria (Terni centro città) e l’ospedale che è da considerarsi anche come una valida risoluzione alla criticità ambientale in conformità al Pums ed agli accordi di programma tra Regione Umbria e ministero dell’Ambiente». In particolar modo viene citato come elemento critico il fatto che Terni è una delle «più inquinate di Italia con il traffico che pesa per circa il 33% sul totale delle emissioni». Focus anche sugli alti livelli del Pm10. Come detto si parla di 84 milioni di euro: 60 per lavori a base d’asta, più 24 come somme a disposizione dell’amministrazione. Si richiede il finanziamento per tutto. Ed ecco il perché del semaforo verde odierno: c’è da presentare l’istanza rispondendo all’avviso – maggio 2019 – del ministero delle Infrastrutture e dei trasporti.

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L’inquinamento ed il turismo 

Nel documento tecnico ci sono maggiori dettagli per quel che concerne l’inquinamento: per il settore domestico – combustione delle legna per emissioni di particelle sospese con diametro inferiore a 10 micron – viene indicato un 28%, quindi produzione di ferro e acciaio con un 22% («non trascurabile il peso sulle emissioni», si legge) e, per un 42%, il traffico stradale («prevalente per emissioni di ossidi di azoto»). E dunque il progetto, attraverso l’implementazione di un sistema metropolitano su ferro, «è da considerarsi come una valida risoluzione alla criticità ambientale». Nel discorso ci rientra anche l’aspetto turistico perché l’intenzione è sviluppare un servizio per determinati periodi: treni per i collegamenti con Carsulae, la basilica di San Valentino e la cascata delle Marmore. Serve un buon livello di immaginazione al momento.

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L’area della città dello sport

I tre lotti

Il progetto è diviso in tre lotti. Con il primo l’obiettivo è l’attivazione «del servizio da Cesi al centro città. Comprende anche la realizzazione – si legge – della fermata della città dello sport-stadio lungo la linea Terni-Sulmona e di alcune opere ancillari (sottopassi e stop ferroviario)». Si passa al secondo per il collegamento tra il centro cittadino, la città dello sport («utilizzabile in particolar modo in occasione di grandi manifestazioni e di eventi sportivi in cui l’utenza o la tifoseria può essere regimentata anche per motivi di sicurezza») e la nuova fermata San Valentino; in chiusura per il via libera del servizio Brt tra l’area centrale, San Valentino e l’ospedale.

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Minuetti, capienza, normalizzazione e frana

Nel progetto viene specificato che il servizio dovrà essere dotato in primis di tre nuovi treni metropolitani «lungo la tratta di circa 7 chilometri con l’attivazione delle fermate già realizzate (Fcu ha già a disposizione quattro minuetti con una capienza di circa 300 persone, di cui 140 seduti e 160 in piedi che vengono utilizzati per i servizi di media lunga distanza)». Non basta: «Oltre all’acquisto del materiale rotabile occorre intervenire sulla sede ferroviaria attraverso la normalizzazione della sezione, interventi nell’idraulica di piattaforma e il completamento delle opere lungo linea». Di mezzo c’è inoltre la necessità di stabilizzare «la frana in adiacenza all’hotel Garden; altri importanti interventi riguardano l’innalzamento del carico assiale della tratta, da 16 tonnellate per asse a 18 tonnellate per consentire la circolazione dei treni metropolitani urbani». Le stazioni già realizzate sono Cesi, Campomaggiore, Fosso Canale, Campitello, borgo Rivo, Cerqueto, Ponte le Cave, Cardeto-Sersimone e centro città.

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Cerqueto

Il passato ed i milioni spesi 

Inevitabile un cenno al passato ed ai soldi spesi a vuoto: «Il progetto prende le mosse da importanti investimenti che la Regione Umbria e il ministero dei Trasporti (Mit) hanno profuso nel tempo sia per tutta la linea da San Sepolcro a Terni ed in particolare nella tratta terminale a sud (Cesi-Terni) dove sono già stati spesi ad oggi circa 25 milioni di euro per realizzare nuove fermate, tratti di raddoppio per l’incrocio dei treni e tutta una serie di attrezzaggi». Esito? «Se non conclusi rendono gli investimenti fatti assolutamente inutilizzabili». Dunque ecco la candidatura per il bando del Mit: «Consentirà di esercire la Cesi-Terni con un servizio cadenzato tra 15 e 20 minuti, collegando i quartieri più popolosi della città direttamente al centro urbano». Prevista poi la sostituzione dell’armamento secondo i nuovi standard Rfi, la sostituzione degli scambi di fermata/stazione e l’elettrificazione del tratto a doppio binario per «l’incrocio dei treni in salita e in discesa». Quest’ultimo ha una lunghezza di circa 2 chilometri.

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Situazione disastrosa

Adeguamento, restyling, abbandono e ricavi

Tra gli obiettivi c’è poi la realizzazione di una nuova «fermata del servizio metropolitano in contatto diretto con il centro città e adiacente al piazzale dove si attestano i servizi urbani. Questo agevolerebbe l’accessibilità complessiva anche in intermodalità con i sistemi di mobilità attiva». Altri interventi riguardano l’adeguamento ed il restyling delle fermate esistenti per le «numerose azioni vandaliche condotte negli anni anche in conseguenza del loro non utilizzo e dell’abbandono di alcune aree oggi non presenziate; un secondo importante intervento riguarda la messa a norma delle banchine di incarrozzamento attraverso l’innalzamento del marciapiede da 25 a 55 centimetri». C’è un capitolo dedicato anche ai ricavi: «È stato considerato un rientro per passeggero di 0,35 euro a passeggero che tiene conto dell’articolazione tra abbonati (80%) e biglietti ordinari (20%). Nel primo stralcio la lunghezza è pari a circa 7 chilometri», mentre con il prolungamento verso il palasport si arriva a 8,48. Su carta è facile, metterlo in piedi è storia diversa.

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