Terni, ‘Acciaio d’oro’: spuntano altri indagati

ThyssenKrupp Ast, la procura ha chiesto la proroga delle indagini per il fascicolo collegato all’operazione della Forestale nel febbraio del 2015

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Le sei persone arrestate poco più di un anno fa – era il febbraio del 2015 – dagli agenti della Forestale di Terni, non sono le uniche coinvolte nell’indagine ‘Acciaio d’oro’ (che si è intrecciata con la ‘Do ut des’, che ha fatto registrare gli sviluppi di venerdì) e che aveva portato alla luce diversi furti di ferro e acciaio compiuti all’interno del centro di finitura Ast di vocabolo Sabbione.

La proroga In questi giorni il sostituto procuratore Elisabetta Massini ha chiesto – e ottenuto dal gip Simona Tordelli – la proroga per altri sei mesi delle indagini avviate un anno fa, contestualmente al blitz della Forestale negli impianti di strada delle Campore. Un passo seguito dalla notifica degli atti agli indagati che proprio in questo modo hanno scoperto di essere coinvolti nell’attività portata avanti dagli inquirenti.

Truffa Le ipotesi di reato, che riguarderebbero più persone – dipendenti Ast ma anche esterni – vanno dall’associazione per delinquere finalizzata alla truffa alla frode nell’esercizio del commercio. Contestata anche la violazione dell’articolo 2635 del codice civile che punisce chi si dimostra ‘infedele’ nei confronti della società per cui lavora, a seguito di dazione o promessa di utilità.

L’ipotesi Al momento i legali degli indagati, in ragione del segreto istruttorio, non possono accedere ai fascicoli riguardanti i propri assistiti. Tuttavia tempi e modalità della richiesta di proroga – così come le ipotesi di reato – lasciano pensare che si tratti di uno dei fascicoli aperti subito dopo i sei arresti eseguiti il 18 febbraio del 2015. Indagini collegate a quella principale e che hanno portato gli inquirenti, nel corso del tempo, ad acquisire nuovi documenti e testimonianze ritenute, evidentemente, interessanti.

Altri filoni L’attenzione della procura si sarebbe così spostata su altri episodi, anche questi legati alle attività condotte presso il centro di finitura, che hanno finito per ampliare l’orizzonte investigativo. Nel maggio del 2015 erano emersi altri furti di scarti metallici – commessi nel 2014, per un danno stimato in circa 300 mila euro – con la conseguente denuncia di altre tre persone.

Il ‘giro’ ‘Acciaio d’oro’ aveva portato alla luce i furti di acciaio, in particolare scarti di finitura che sarebbero dovuto rientrare nel processo produttivo di viale Brin, finiti invece in una struttura di Foligno che commercia materiale ferroso. In un solo mese, secondo gli inquirenti, sarebbero state sottratte circa 80 tonnellate di acciaio, per un valore complessivo di circa 100 mila euro.

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