di F.T.
Una perizia, con le modalità dell’incidente probatorio, per capire «se in relazione al decesso di Alessio Durazzi siano individuabili profili di colpa professionale in capo ai sanitari che l’hanno avuto in cura» ed in particolare se vi sia stato «un errore nella diagnosi della patologia da cui era affetto, tenuto conto dello stato di salute e dei controlli avuti nel tempo», valutando le «eventuali condotte colpose che siano state cause o concause e se una corretta o tempestiva diagnosi avrebbe potuto evitare l’esito letale».
Nuovo rinvio Questo il quesito posto dal gip Maurizio Santoloci, con le modalità dell’incidente probatorio, al professor Silvestro Mauriello, esperto di medicina legale dell’università di Tor Vergata. La deposizione del consulente davanti al tribunale era attesa per lunedì mattina ma l’assenza di quest’ultimo ha portato ad un nuovo rinvio. Se ne riparlerà il prossimo 6 luglio, anche se qualcosa, in relazione alle conclusioni del perito, trapela già.
Quattro indagati Il procedimento legato alla morte di Alessio Durazzi, stroncato ad appena 15 anni da un malore la sera del 21 dicembre 2012 mentre si allenava con i compagni di squadra sul campo di calcio di Campomaggiore, vede indagate quattro persone, tutti medici – due professionisti di Terni, uno di Perugia e un quarto di Firenze – che in passato avevano avuto in cura il ragazzo, svolgendo verifiche sul suo stato di salute e in particolare sugli aspetti cardio-circolatori.
L’indagine avviata dalla procura di Terni, nasce dall’esposto presentato dai familiari del giovane attraverso i propri legali – gli avvocati Luigi Stortoni del foro di Roma e Leonardo Capri di Terni – la cui volontà è che venga fatta piena luce sulle ragioni di una tragedia che, forse, poteva essere evitata.
La perizia del professor Mauriello, che verrà discussa in tutti i suoi dettagli nella prossima udienza del 6 luglio, scagionerebbe di fatto tre dei quattro professionisti indagati. Le uniche responsabilità, verrebbero ascritte ad un medico dello sport che, secondo il consulente, non avrebbe dovuto certificare l’idoneità del ragazzo a svolgere attività sportiva, sulla base di alcuni esami precedentemente svolti. Un punto di vista, quello del perito, che sarà oggetto di un confronto serrato in aula e che avrebbe destato, comunque, più di una perplessità fra gli avvocati del medico ritenuto in qualche modo ‘responsabile’ ma anche fra i legali che assistono la famiglia Durazzi. Un confronto, basato sui contenuti delle perizie di parte, da cui emergerà la successiva decisione del gip sugli eventuali rinvii a giudizio.