Terni, ‘Alì Park’: chiesti oltre 70 anni di carcere

Nove imputati verranno giudicati con l’abbreviato. Rito ordinario per il presunto leader del gruppo. Fiumi di eroina fra il Pakistan e l’Italia

Condividi questo articolo su

Oltre 70 anni di reclusione suddivisi fra nove imputati. Il decimo – il 46enne pakistano Shahid Khan, ritenuto al vertice dell’organizzazione – ha optato per il rito ordinario. Sono consistenti le richieste di condanna formulate venerdì dal pm presso la Dda di Perugia, Giuseppe Petrazzini, nell’ambito del processo – con giudizio abbreviato – legato all’indagine antidroga ‘Alì Park’ condotta dagli agenti della squadra Mobile di Terni in collaborazione con la Guardia di finanza. Dieci gli arresti scattati nel settembre 2020, su ordine del gip di Perugia Natalia Giubilei, in varie parti d’Italia. Al centro dell’inchiesta, un vasto giro di stupefacenti – soprattutto eroina – provenienti dal Pakistan e, una volta giunti in Italia, sottoposti a processi chimici – con l’ausilio di alcuni strumenti piuttosto artigianali – tali da ottenere la ‘classica’ sostanza stupefacente. Poi tagliata e destinata a diverse piazze di spaccio, Terni in testa ma anche alcuni centri della Toscana.

TUTTO SULL’OPERAZIONE ‘ALÌ PARK’: ARTICOLO, FOTO E VIDEO
‘ALÌ PARK’, IL FURTO DELLA POLIZIA SCATENA PAURE E INTERCETTAZIONI

Le richieste

Il pm Petrazzini ha chiesto 14 anni di reclusione per il 59enne Yousaf Ur Rehman, 12 anni per il 29enne Khalil Ullah, 10 anni e 8 mesi per il 38enne Zubair Ullah, 10 anni e 8 mesi di reclusione per il 45enne Zahir Ul Haq – tutti cittadini pakistani -, 10 anni per il 31enne nigeriano Godwin Junior Nwaoha, 10 anni per il 55enne Renzo Saggiorato, originario di Bologna, 5 anni per il 30enne tunisino Larbi Mohamed Khemiri. La decisione spetterà al gip di Perugia Valerio D’Andria ed è plausibile che giunga nell’udienza già fissata per il 26 marzo, non prima della prosecuzione della discussione e delle eventuali repliche. Fra i legali difensori figurano gli avvocati Francesco Mattiangeli, Barbara Romoli e Mauro Chiariotti. La base logistica del gruppo, secondo gli inquirenti, era un money-transfer nei pressi della stazione ferroviaria di Terni, utilizzato per un giro di affari stimato in diverse migliaia di euro al mese.

Condividi questo articolo su
Condividi questo articolo su

Ultimi 30 articoli