Terni, ‘caso Politeama’: «Una grave perdita»

L’assessore Francesco Andreani: «Sarebbe auspicabile conservare nello stabile delle attività di pubblica utilità»

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La faccenda era venuta alla luce a novembre del 2013, quando, durante una riunione della vecchia giunta comunale, qualcuno aveva fatto notare che il palazzo dove si trova lo storico cinema Politeama – trasformato nel 2005 in multisala, con il nome di Cityplex – secondo il Piano regolatore generale possono essere destinati ad uso residenziale. Come peraltro quelli che ospitano o ospitavano altri cinema e teatri cittadini, il Verdi e il Fiamma, per esempio, ma anche il vecchio palazzo delle poste. Per la verità a farci caso furono in pochi.

Il progetto Già allora, comunque, si era provato a capire meglio e l’architetto Franco Maroni aveva confermato che qualcosa si stava muovendo: «Il nostro studio – aveva rivelato – sta elaborando un’ipotesi progettuale che prevede la trasformazione di quell’immobile in un complesso direzionale e residenziale». Ma pure a questo, fecero caso in pochi.

Le caratteristiche Eppure, sempre a novembre 2013, l’architetto Maroni era stato chiaro: «L’aspetto esteriore del palazzo rimarrà sostanzialmente immutato, perché verrebbero solo aperte delle nuove finestre, mentre non si prevede alcun aumento dell’altezza dello stabile e, anzi, l’ipotesi alla quale si sta lavorando è quella che prevede la conservazione e la valorizzazione dell’area interna nella quale, in origine, c’era l’arena».

Le origini Il Politeama-Cityplex, che per un secolo è stato il cinema più grande della città, sorge nell’area nella quale, nel 1815, era stata realizzata l’arena Gazzoli, poi coperta nel 1880. La facciata attuale risale invece al 1905: «Oggi – spiegava un anno e mezzo fa l’architetto Franco Maroni, ricordando la presenza a Terni di ‘The Space’, l’altro multisala cittadino – la presenza di due strutture per certi versi simili, appare difficilmente sostenibile».

Oggi A maggio il Politeama andrà, ufficialmente, in vacanza: chiusura per ferie estive, si dice. Ma c’è chi ipotizza che di altro si tratti: della chiusura definitiva del multisala come prodromo all’avvio dei lavori per la trasformazione dello stabile secondo il progetto anticipato – a novembre 2013, è sempre bene ricordarlo – dall’architetto Franco Maroni. L’assessore Franceso Andreani non riesce a mascherare fino in fondo l’imbarazzo e, pare di capire, anche un tantino di malumore: «Di sicuro – dice Andreani – l’eventuale scomparsa di quel cinema rappresenterebbe una grave perdita, sotto il profilo storico e culturale, per la città ed io ritengo che in quello stabile sarebbe auspicabile conservare delle attività di pubblica utilità».

La Lega A polemizzare sulla questione è la Lega Nord che denuncia: «Abbiamo motivo di credere che la chiusura estiva del cinema si tramuterà in chiusura definitiva. Le voci sono confermate dallo stesso personale impiegato presso questa struttura. Le lettere di licenziamento per i dipendenti stanno partendo e dalla fine del mese di aprile c’è il rischio concreto che il Politeama chiuda per poi non riaprire più, a meno che non si intervenga tempestivamente».

Privati Il fatto, però, è che quello stabile – e pure il cinema – sono di un privato e che il piano attuativo che è stato presentato in Comune è perfettamente rispondente ai dettami del Piano regolatore generale, visto che prevede l’utilizzo del piano terra per attività commerciali (ci si potrebbero vendere dagli insaccati alle Ferrari, per capirci), mentre al primo e secondo piano verrebbero realizzati degli appartamenti.

Piano attuativo Il Comune, dice l’assessore, «non ha ancora approvato definitivamente il piano attuativo e da parte nostra, pur non avendo alcuno strumento che ci permetta di intervenire per impedire l’eventuale trasformazione, c’è la volontà e ci sarebbe il vero piacere di poter avere un confronto sereno con la proprietà, che a quanto mi risulta non avrebbe ancora preso una decisione definitiva, sul possibile utilizzo futuro del piano terra dello stabile. Ma per confrontarsi – e lo ripete almeno un paio di volte – si deve essere in due».

 

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