Terni: «Dante Alighieri ‘cantò’ la Cascata»

La scoperta raddoppia: «Prima di Leonardo – dice Luca Tomìo – aveva ‘stregato’ anche Dante». Se ne parlerà in una conferenza al Rotary Club il 24 gennaio

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di Marco Torricelli

Le sorprese non finiscono, anzi. Sollevato – peraltro, pare di capire, solo parzialmente – il velo che lo ricopriva, emerge con sempre maggiore chiarezza che il patrimonio che la Cascata delle Marmore, ma più in generale il sud dell’Umbria, è in grado di mettere a disposizione di chi sarà capace di valorizzarlo ha un valore, in una sola parola, inestimabile.

Dante Alighieri

Dante Alighieri

Dante Alighieri Perché l’anno appena iniziato, secondo Luca Tomìo, lo studioso a cui si deve la scoperta, «è destinato a condurci, a patto di essere pronti a cogliere le indicazioni e, soprattutto, le opportunità, in un viaggio la cui meta è davvero ancora tutta da scoprire. Ma che possiamo intuire con sempre maggiore chiarezza mano a mano che i nostri studi e le nostre ricerche proseguono. Un viaggio affascinante e che potrà avere una doppia valenza: quella scientifica e quella divulgativa, senza trascurare le evidenti ricadute di immagine per il territorio e la sua valorizzazione sotto il profilo culturale e turistico». Soprattutto perché ora emerge un’altra novità clamorosa: non solo Leonardo da Vinci ha disegnato la Cascata delle Marmore, ma quando lo ha fatto aveva in mente quanto scritto da un altro grande toscano ispirato dalla stessa Cascata: Dante Alighieri.

Marzia Faietti

Marzia Faietti

Lo stile «Questa scoperta su Dante deriva dall’analisi accurata, specialistica, dello stile adoperato da Leonardo per restituirci le sue impressioni del reale nel ‘Paesaggio dell’Umbria meridionale’ (Tomìo ormai lo chiama così; ndr) degli Uffizi. Prima di questa identificazione già Marzia Faietti (non solo direttrice del Gabinetto disegni e stampe degli Uffizi, ma una delle massime esperte dell’opera grafica di Leonardo) aveva già rilevato quanto il tratto nervoso e agile di Leonardo rispecchiasse uno stile che presuppone il suo alunnato grafico presso quello che era considerato il più grande disegnatore del tempo, Antonio del Pollaiolo».

Il 'Paesaggio' di Leonardo da Vinci

Il ‘Paesaggio’ di Leonardo da Vinci

La Cascata nella Divina Commedia La scoperta del paesaggio realmente ritratto da Leonardo ha permesso però a Luca Tomìo di cominciare ad instaurare un raffronto stringente tra la realtà oggettiva e la restituzione grafica dell’artista: «Se Marzia Faietti concentrerà la sua analisi sul metodo compositivo di Leonardo, molto complesso perché instaurato sulla convergenza di prospettive multiple, e se in prima battuta a me ha colpito la specularità con cui il giovane Leonardo ha ritratto la Cascata, implicando per lui una formazione giovanile da mancino non contrastato, è il modo in cui ha ritratto le Guglie di Valle che mi ha permesso di capire come Leonardo, mentre disegnava la Cascata e il suo paesaggio, avesse a mente la descrizione degli stessi luoghi, anche qui inedita e mai rilevata, riscontrabile nella Divina Commedia. Non solo Leonardo è stato alla Cascata delle Marmore e l’ha disegnata, ma l’ha fatto avendo a mente ed evidenziando le stesse caratteristiche che avevano colpito Dante Alighieri durante la sua visita alla Cascata».

La Cascata delle Marmore vista da Leonardo da Vinci

La Cascata delle Marmore vista da Leonardo da Vinci

La traccia Meglio andare per gradi e cercare di capire bene: «La disposizione e la forma delle guglie rocciose che compaiono nei due disegni (recto e verso) del disegno degli Uffizi – spiega lo studioso – collimano per forma e posizione con le Guglie di Valle che si trovano all’ingresso della Valnerina in corrispondenza del borgo di Papigno. C’è però un piccolo dettaglio che non collima con la realtà ed è da imputare alla mano guizzante e nervosa del giovane Leonardo: la parte sommitale delle guglie, le loro cime, sono rese da Leonardo a guisa di fiamma mossa, come una piccola lingua di fuoco. Tra gli specialisti di Leonardo è ben noto che le sue opere grafiche giovanili sono appunto definite ‘fiammeggianti’ perché le estremità delle dita, dei capelli, dei panni sono resi con questo tratto molto mobile e mosso».

disegno-leonardoLa ‘terzina’ In un appunto del Codice Atlantico, prosegue Tomìo, «il giovane Leonardo appunta proprio in maniera emblematica il temine “fiamegiavo”, un termine che solo Dante Alighieri, specificatamente nel Paradiso, usa con grande frequenza per rendere l’anelare della materia alle supreme vette dello spirito e proprio nel XX Canto si riscontra questa terzina: “udir mi parve un mormorar di fiume/che scende chiaro di pietra in pietra/mostrando l’ubertà del suo cacume“. Che qui si parli di una cascata – prosegue Tomìo – è sempre stato evidente a tutti, ma è nella filologica interpretazione del terzo versetto che si desume che Dante stia parlando della Cascata delle Marmore: la cascata mostra l’ubertà, ovvero la rigogliosa vegetazione (dal latino ubertas) che si staglia sulla sua cima (dal latino cacumen), ovvero quella caratteristica degli alberi che allignano sul baratro che metterà in evidenza anche Leonardo e qualche decennio dopo un allievo dello Spagna a Eggi».

cascata-leonardoLa nuova lettura Dunque, scava che ti scava, cerca che ti cerca, va a finire che Leonardo ha impostato il disegno della Cascata ispirandosi, addirittura, a Dante Alighieri? «Al cospetto della Cascata Leonardo dimostra di avere a mente il passo dantesco, con evidenziata quella caratteristica sommità emblematica della Cascata delle Marmore, che anche Dante non può che aver dedotto che de visu, in presa diretta, forse – dice Luca Tomìo – lungo lo stesso tragitto che da Roma, nel 1300, lo aveva condotto prima a vedere il Bullicame di Viterbo». Ma lo studioso, stavolta, vuole chiarire che la scoperta non è sua: «Cercando di capire se nella sconfinata bibliografia dantesca qualcuno avesse già evidenziato questo dato, con mia grande, e piacevole, sorpresa mi sono imbattuto in un grande erudito proprio ternano, Riccardo Gradassi-Luzi (poeta, studioso e ricercatore di storia locale, insegnò presso la Scuola Normale di Pisa; rivestì, inoltre, varie cariche politiche, tra cui quelle di consigliere e assessore comunale a Terni; ndr), a cui bisogna riconoscere la primogenitura della scoperta».

Luca Tomìo

Luca Tomìo

Visitatori illustri Insomma, di San Francesco alla Cascata delle Marmore già sapevamo, poi abbiamo saputo di Leonardo da Vinci e adesso si aggiunge pure Dante Alighieri (questa seconda scoperta sarà illustrata durante una conferenza al Rotary Club di Terni il 24 gennaio). Che altro servirà per far riconoscere la Cascata come patrimonio dell’umanità? «Serve solo dare vero sostegno, come sta facendo la Fondazione Carit, alla ricerca scientifica che sto conducendo – conclude Tomìo – e una semplice e snella procedura di riconoscimento presso l’Unesco». Che a dirlo pare una roba facile.

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