Terni, Giulio Berretta vince la sua battaglia

Il giovane docente ternano ipovedente non necessita di alcun supporto per insegnare: inammissibile il ricorso di ITT, Miur e UsR

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Per i medici del servizio di prevenzione e sicurezza sugli ambienti di lavoro della Usl Umbria 2, Giulio Berretta – l’ingegnere elettronico e insegnante ternano ipovedente – poteva svolgere l’attività di docente senza alcuna limitazione o supporto, ovvero senza l’ausilio di alcun tutor. Un giudizio che la scuola dove Berretta – ora all’Ipsia ‘Pertini’ – insegnava (l’ITT ‘Allievi Sangallo’), il Miur e l’Ufficio scolastico regionale avevano impugnato a fine 2019 di fronte al Tar e quindi al tribunale civile di Terni, nella convinzione che il giovane docente laureato al politecnico di Milano necessitasse del supporto di un assistente, in tal caso pagato da lui stesso.

Berretta ha ragione

Lunedì il giudice del lavoro del tribunale di Terni, Michela Francorsi, ha reso nota la sua decisione: inammissibile il ricorso di scuola, Miur e Usr e condanna degli stessi al pagamento delle spese di lite – 2.800 euro complessivi – in favore dello stesso Berretta (assistito dall’avvocato Antonio De Angelis) e della Usl Umbria 2. Si è conclusa così, salvo ulteriori impugnazioni, l’annosa vicenda che vedeva opposto il giovane ingegnere alla sua ex scuola – l’ITT ‘Allievi Sangallo’ – che, sin dall’insediamento dello stesso nell’autunno del 2016, aveva sostenuto – richiedendo visite specifiche della Usl e poi di un medico nominato dall’istituto – come necessitasse di un sostegno per svolgere l’attività di insegnante tecnico pratico presso il laboratorio chimico.

Perché inammissibile

Per il giudice del lavoro di Terni c’è, in sostanza, un difetto di interesse dei ricorrenti, visto che nel frattempo – e prima dell’impugnazione di quanto deciso dalla Usl – Giulio Berretta ha deciso di andare ad insegnare altrove (all’Ipsia appunto). «L’interesse ad agire deve essere concreto ed attuale – scrive la Francorsi -, ossia esistente quantomeno al momento della decisione. Atteso che il provvedimento che si chiede di emettere andrebbe a disciplinare su una situazione astratta e che non coinvolge parte resistente e regolerebbe una situazione non solo futura, ma anche e soprattutto meramente ipotetica». Da qui il rigetto, con la condanna al pagamento delle spese e – forse – la definitiva chiusura della vicenda.

Amarezza di fondo

Così Giulio Berretta alla luce della decisione: «Una vicenda amara – afferma – per la preoccupazione, dal lontano 2016, non solo di cercare lavoro come tanti giovani nelle mie condizioni ma anche per il dispiacere di dover affrontare, dopo i sacrifici sostenuti  per conseguire una laurea a Milano, visite, ricorsi, Tar e tribunali che sono una perdita di tempo e di denaro oltre lo stress che ne consegue». 

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