Terni, il cuore dello spaccio a borgo Rivo

Sedici misure cautelari nell’operazione ‘White Bridge’ della polizia. Il procuratore: «Metodi mafiosi». Fra le droghe anche la temuta ‘Yaba’

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Slim Rozzanelli

Gli arresti sono scattati all’alba di giovedì. In campo la sezione antidroga della squadra Mobile della questura di Terni che, coordinata dalla procura ed in particolare dal pm Camilla Coraggio, con il supporto di varie unità cinofile, ha messo in campo una vasta operazione. Al centro dell’inchiesta i reati di estorsione, traffico e spaccio di stupefacenti. Tredici gli arresti – per un totale di sedici misure cautelari personali – eseguiti non solo a Terni. In manette ci sono finiti cittadini di nazionalità italiana, marocchina e tunisina. Parte delle operazioni ha interessato anche l’area nord di Terni, fra borgo Rivo – dove è stato arrestato il presunto leader dell’organizzazione – e Gabelletta. I dettagli di ‘White Bridge’ – questo il nome dell’operazione, condotta in collaborazione con le questure di Livorno e di Lodi, il reparto prevenzione crimine Umbria-Marche, l’unità cinofila di Nettuno e la polizia di Frontiera di Fiumicino – sono stati divulgati durante la conferenza stampa online che si è tenuta giovedì mattina e che ha visto la presenza del questore Roberto Massucci, del procuratore Alberto Liguori, del pm Camilla Coraggio, il dirigente della squadra Mobile Davide Caldarozzi e l’ispettore superiore dell’antidroga Piero Lupi.

L’OPERAZIONE WHITE BRIDGE NELLE FOTO DI MIRIMAO – GUARDA

L’OPERAZIONE WHITE BRIDGE

Così il procuratore capo di Terni, Alberto Liguori: «Siamo soddisfatti di questa importante operazione. Il gip di Terni ha accolto la nostra richiesta di sedici misure cautelari: dieci in carcere, tre ai domiciliari, due divieti di dimora e un obbligo di residenza in altra località. In passato ci siamo concentrati su spazi pubblici come ‘La Passeggiata’, portando alla luce le piazze di spaccio e i loro protagonisti. Con il tempo le location della droga a Terni si sono modificate e c’è stato uno spostamento, come nell’indagine in questione, anche a borgo Rivo. L’età degli arrestati va dai 19 ai 49 anni. Abbiamo riscontrato oltre cento acquisti di stupefacenti, settanta episodi di spaccio e circa dieci fra estorsioni, lesioni ed aggressioni. Elementi – ha detto Liguori – che fanno emergere anche un profilo di carattere mafioso nel rapporto con il tossicodipendente: non solo l’aspetto economico, ma anche violenze, minacce e lesioni. Ci sono soggetti che hanno messo in atto una sorta di ‘confisca sociale’ dei beni del debitore, intestandosi autovetture ed anche, in un episodio, appropriandosi di un televisore. Beni essenziali di cui le persone dipendenti dalle droghe sono state in vari casi private. Il capo del gruppo criminale originario è tale Slim Rozzanelli, residente a borgo Rivo: questo signore vive insieme alla madre chiamata anche a custodire lo stupefacente ed il cui compagno veniva delegato ad accompagnare i pusher nelle varie zone di spaccio. Ritengo contronatura il ruolo femminile emerso in alcuni casi – tre le donne arrestate nell’operazione – con persone che usavano esse stesse violenza contro le vittime. Questo è lo zoccolo duro dell’organizzazione seguito poi da uno scisma, con tale Tony Legato che ha creato un suo mercato autonomo sempre a borgo Rivo. Circa il Rozzanelli, oltre ad un casellario penale amplissimo, abbiamo nota di primi episodi criminali nel 2008. Negli anni passati è stato ‘graziato’ da pene sospese decise dal tribunale, fino a quando il cumulo non è diventato tale da comportare l’arresto, in carcere, nel 2013. Ma nonostante ciò, il Rozzanelli in galera c’è stato pochissimo visto che il magistrato di sorveglianza, nel 2015, lo aveva assegnato alla detenzione domiciliare. Nell’agosto 2019 ha finito la detenzione domiciliare e in quello stesso mese ha ricominciato a spacciare: la fiducia data a questo signore è stata ripagata così, in un contesto familiare completamente dedito ai reati. Anche in periodo Covid ha preso una denuncia per spaccio. Questo per dire che la fiducia concessa a tali criminali nella maggior parte dei casi non viene ben riposta ed anche altri esempi lo dicono».

LA SUPERDROGA ‘YABA’: «TRE VOLTE GLI EFFETTI DELL’ECSTASY»

L’ARRIVO IN QUESTURA DEGLI ARRESTATI

Il pm Camilla Coraggio ha parlato delle indagini, iniziate a fine agosto 2019 «da alcuni piccoli episodi che hanno fatto convergere le nostre attenzioni su questa figura di pregiudicato di origini tunisine (Slim Rozzanelli, ndR), sospettato di gestire un voluminoso spaccio fra borgo Rivo e il centro. Da qui le intercettazioni telefoniche che subito hanno fatto emergere un gruppo di persone legate fra loro da rapporti familiari e para familiari, dedite allo spaccio ma pure alla gestione economica del ‘giro’: dalla madre del Rozzanelli al suo compagno, fino alla suocera. La pericolosità dei soggetti sta non solo nello spaccio che ha riguardato anche droghe sintetiche, con tanto di sequestro di mezzo chilo di metamfetamine (la pericolosa ‘Yaba’ in particolare, ndR), ma anche nelle intimidazioni. I debiti contratti dai ‘clienti’ facevano partire condotte intimidatorie e talvolta violente: minacce verbali, telefoniche, aggressioni, atti di vandalismo. Come l’esplosione di un petardo fuori dalla porta di un ‘moroso’. Se anche ciò non funzionava, gli indagati finivano per appropriarsi dei beni degli acquirenti. Questa è la specificità della loro pericolosità. Un gruppo con ruoli intercambiabili e fluidi, ma non estraneo a conflitti e atti intimidatori fra gli stessi appartenenti. Da tale gruppo, nel tempo, si sono sganciati alcuni giovani spacciatori con i propri canali di rifornimento: alcuni acquistavano presso un soggetto del Gambia ed altri tramite un uomo originario del Marocco. Quest’ultimo, ad esempio, per spacciare si avvaleva della moglie e molti episodi, relativi allo smercio di droghe pesanti, sono avvenuti nella zona della passerella di largo Frankl, da cui il nome dell’operazione ‘White Bridge’. Le intercettazioni telefoniche sono state importanti ma abbiamo molti altri elementi investigativi, tali da configurare un’indagine ampia e solida».

Il dirigente della squadra Mobile di Terni, Davide Caldarozzi, ha spiegato che «l’attività ha visto coinvolto, nella sua esecuzione, personale di tutti gli uffici della questura di Terni, oltre a Rpc Umbria-Marche, unità cinofile e colleghi delle squadre mobili di Lodi e Livorno. Tre persone infatti sono state rintracciate fuori Terni, uno a Lodi e due a Livorno. Qualche mese (fine 2019, ndR) fa abbiamo sequestrato circa mezzo chilo di sostanza stupefacente sintetica in polvere, del tutto nuova per un contesto come il nostro: si trovava nascosta nel garage di uno stabile di borgo Rivo. Elemento che spiega ulteriormente lo spessore dei soggetti, in grado anche di gestire sostanze particolarmente pericolose per chi le assume. Lo spaccio avveniva soprattutto fra borgo Rivo e il centro storico e fra gli indagati c’è anche chi si è avvalso del proprio figlio, minorenne, per consegnare la droga. Sempre fra gli indagati figurano anche supporter della Ternana Calcio già sottoposti a Daspo». Il questore Roberto Massucci ha ringraziato il personale della questura e la procura della Repubblica: «Siamo da un lato soddisfatti per quanto fatto e dall’altro preoccupati. Abbiamo messo le mani su un sistema articolato di spaccio che andava dalle droghe leggere a quelle più pesanti e ‘chimiche’ che comportano danni neurologici permanenti. E ciò, d’altro canto, ci preoccupa perchè avviene nel mondo dei nostri giovani, anche allo stadio dove talvolta maturano attività illegali. L’indagine dimostra che mentre noi tutti abbiamo difficoltà a vivere in tempo di Covid, la criminalità continua ad operare anche in maniera più incisiva per recuperare il terreno perso».

LE PERQUISIZIONI

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