Il pasticcio di viale Brin costa un debito fuori bilancio al Comune di Terni

Poco più di 2 mila euro dopo la sentenza del Tar della scorsa estate: colpa del silenzio di palazzo Spada su un’istanza di accesso agli atti per il permesso di costruire

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di S.F.

Il permesso di costruire è già stato annullato dal Tar Umbria lo scorso dicembre e ora c’è anche un’altra conseguenza per il Comune di Terni nell’ambito del ‘pasticcio’ in chiave urbanistica all’incrocio tra viale Brin e via Pacifici, dove la Brin 37 srl aveva impostato il lavoro per una maxi riqualificazione con demolizione – l’edificio attuale è in condizioni più che fatiscenti – e successiva ricostruzione. Il consiglio comunale deve prendere atto di un debito fuori bilancio da poco più di 2 mila euro.

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Il silenzio del Comune e il ricorso

Un cittadino si era attivato nel 2022 al Tar contro il Comune di Terni – gli avvocati coinvolti sono Livio Michele Listanti e Paolo Gennari – per l’annullamento del diniego comunale, «tacitamente formatosi sull’istanza di accesso agli atti formulata dal ricorrente il 23 novembre 2021». Su cosa? Il famoso permesso di costruire per gli interventi edilizi previsti tra viale Brin e via Pacifici, poi annullato dal Tribunale amministrativo regionale. In questo caso la sentenza è dello scorso 22 giugno: improcedibilità del ricorso per sopravvenuta carenza di interesse – l’uomo è poi riuscito ad avere i documenti richiesti – ma spese di lite a carico di palazzo Spada perché in ritardo «nell’adozione dei doverosi atti in materia di accesso, in quanto, anche avuto riguardo all’istanza di accesso del 14 dicembre 2021, sia l’avvio del procedimento del 26 gennaio 2022 che l’invio degli atti effettuato dal Comune in data 2 febbraio 2022 si presentano comunque tardivi rispetto al termine di trenta giorni di cui all’articolo 25 della legge 241 del 1990». Si parla di 1.500 euro oltre oneri ed accessori di legge. In definitiva l’amministrazione non è stata così reattiva, anzi.

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Il debito fuori bilancio

Il debito fuori bilancio già esiste e la delibera del consiglio – da prassi in questi casi – serve per ricondurre al bilancio un «fenomeno di rilevanza contabile che è maturato all’esterno dello stesso (sul cui contenuto l’Ente non può incidere) e di verificare la sua compatibilità al fine di adottare i necessari provvedimenti di riequilibrio finanziario». Se ne riconosce la legittimità. Pagamento e stop rischi di ulteriori aggravi di spesa. Il responsabile del procedimento è l’architetto Claudio Bedini, dirigente all’urbanistica del Comune. L’atto sarà poi trasmesso alla procura della Corte dei conti.

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