di M.T.
Tutti in mobilità. La procedura avviata da Ilserv, dopo che Ast ha comunicato di non voler rinnovare l’appalto per alcune lavorazioni che vengono svolte dai suoi addetti, riguarda infatti tutti i circa 300 lavoratori della più grande tra le ‘ditte terze’ (per i ‘vigilanti’ il destino appare segnato) che operano all’interno di quelle che, al momento, sono ancora le acciaierie di Terni.
Nuovo rapporto Il progetto, da qui la decisione di Ilserv di chiedere la ‘mobilità’ per tutti, è quello di definire un nuovo accordo complessivo – tra Ast e Ilserv – che abbia una durata di cinque anni. Le parti ne stanno discutendo da un po’ e pare proprio che l’intesa si possa trovare. Tanto è vero che – a fronte del ‘taglio’ dell’appalto relativo a Lpn 1 e 2 e Lac 10 – «gli altri rinnovi – fanno sapere i sindacati – vanno nella direzione di possibili assegnazioni pluriennali. In particolare, per l’area di appalto persa che comprende 26 unità lavorative, si sta approfondendo la segnalata apertura da parte della società cliente (l’Ast; ndr) a valutare il possibile impiego diretto del personale ivi addetto, anche alla luce di una positiva definizione della trattativa».
L’ipotesi L’Ast, in poche parole, «ha espresso la volontà di poter assorbire il personale restante attraverso una riorganizzazione interna ai reparti di lavoro, al netto di volontarietà di uscite individuali (leggi ‘bonus’ incentivante, soprattutto per i capi turno, che costano più cari; ndr) chiedendo però un’azione che vada nella direzione del contenimento costi». E qui la faccenda, che è chiarissima, diventa delicata, perché ai dipendenti Ilserv arriverà una proposta, simile ad altre, molto semplice: «Tu passi in Ast, ma rinunci all’anzianità maturata e riparti da un paio di ‘livelli’ (più o meno le qualifiche professionali; ndr) più in basso. Magari alla fine ci rimetti due o trecento euro al mese, ma intanto conservi il lavoro».
Bere o affogare Per i lavoratori Ilserv, per i 47 annunciati come ‘esuberi’, a quel punto partirà la gara. Al ribasso. Perché se i posti disponibili in Ast sono 26, per 21 di loro l’unica alternativa praticabile (sempre fatti salvi gli ‘esodi volontari’) sarà proprio quella di finire nelle liste di mobilità. Cioè l’anticamera della disoccupazione. E, senza usare brutte parole – tipo ricatto – è piuttosto facile ipotizzare che, in una situazione del genere, un lavoratore possa essere portato ad una maggiore arrendevolezza.
Harsco lascia? Il tutto, ovviamente, rientra nel quadro di quella ‘razionalizzazione’ – benedetta anche dai sindacati – che ThyssenKrupp ha imposto e che Lucia Morselli sta portando avanti senza pietà. Tanto che nel quadro complessivo potrebbe registrarsi una novità importante. Forse decisiva. Ilserv – di fatto una joint venture tra due multinazionali, la ThyssenKrupp e la statunitense Harsco – potrebbe presto diventare tutta tedesca. O tutta italiana. O tutta qualcos’altro, si vedrà. Di sicuro c’è che Harsco sta seriamente pensando di sganciarsi, cedendo le sue quote a ThyssenKrupp. La quale, a sua volta – non è una novità per nessuno – vuole rimettere in sesto, e alla svelta, l’Ast per poi piazzarla sul mercato, come ha fatto con Vdm.