di M.T.
Doveva essere dal 10 al 23 di agosto, ma sarà di fatto più lunga. Le date della ‘fermata estiva’ degli impianti di Ast sono infatti cambiate. Come sembrano aver subìto una brusca accelerazione le voglie di pulizia che caratterizzano il periodo che si sta vivendo in viale Brin.
Lo stop Nel reparto Acc (l’acciaieria vera e propria, quella dove si produce l’acciaio) gli impianti Fea4, Aod3, Asea e Cco7, fermeranno alle 6 di sabato 8 per ripartire alle 6 del 31; mentre gli impianti Fea5, Aod2, Cco3 cesseranno la produzione alle 6 di lunedì 10 e la riprenderanno alle 6 del 26. Il reparto Lac si fermerà alle 14 di sabato 8 e si rimetterà in marcia alle 14 del 24. Gli impianti dove si lavora il titanio (nonostante l’accordo siglato con la Loterios-Timet) saranno fermi dalle 6 del 3 agosto alle 6 del 31. A ben vedere, forse non a caso, gli unici impianti che rispetteranno i tempi di fermata annunciati sono quelli dell’area ‘a freddo’ (quella cioè nella quale si rilavora l’acciaio, ma non lo si produce), che si fermerà alle 6 del 10 agosto per ripartire alle 6 del 24.
Le manutenzioni Le fermate, ha peraltro fatto sapere Ast ai sindacati, «potrebbero slittare di un turno nel caso in cui sia necessario del tempo tecnico per la opportuna messa in sicurezza degli impianti. Nei prossimi giorni, poi, si svolgeranno incontri specifici – area per area – nei quali saranno definiti gli interventi di manutenzione che verranno effettuati sui vari impianti». Ma siccome l’azienda ha già fatto sapere che, comunque, gli obiettivi prefissati – il milione di tonnellate di acciaio fuso nel 2015 – saranno raggiunti e il sindacato ha fatto convintamente ‘sì’, con la testa – salvo poi far registrare qualche sussulto a livello di Rsu – deve essere sicuramente così.
La ‘pulizia’ Poi c’è tutta l’altra partita: quella che riguarda anche – perché non resterà un caso isolato – la Cesar Group. L’Ast, su questo non c’è possibilità di nutrire dubbio alcuno, ha imboccato una strada precisa e a quanto è dato di capire non ha nessuna intenzione di fare deviazioni. Spiegazioni ufficiali, sempre a quanto è dato di capire, è inutile aspettarsele, ma i continui riferimenti informali che vengono fatti filtrare su ‘indagini importanti’ in corso da parte della magistratura – con la quale Ast ha aperto un canale diretto e preferenziale – lasciano poco margine di manovra: da viale Brin si vuole tagliare ogni legame con quelle aziende che vengono considerate poco affidabili e appoggiarsi a chi, invece, si ritiene in grado di offrire maggiori garanzie. Il tutto con un doppio obiettivo.
Le prospettive Il primo, forse più immediato, sarebbe quello di mettere ordine nei fornitori – di merci e servizi – puntando su quelli considerati più affidabili (il criterio di valutazione potrebbe, forse dovrebbe, fornirlo proprio Ast, ma non pare essere aria). Il secondo, diretta conseguenza del primo, sarebbe quello di presentare all’esterno un’immagine ‘forte’: «Abbiamo trovato una situazione critica – il messaggio sarebbe questo – sotto molti punti di vista, ma l’abbiamo affrontata con determinazione e adesso l’azienda è in ordine». Insomma: se qualche possibile compratore, ammesso che non ci sia già, dovesse ‘affacciarsi’, troverebbe una situazione normalizzata e molto più facile da gestire. Garantisce pure il governo, secondo il quale l’Ast è «un caso di successo».