Terni, lavoro e mondo disabilità: «Così togliete la dignità»

Venerdì audizione in II commissione per le tante problematiche su inclusione e integrazione lavorativa: mirino sulla legge 68 e le borse terapeutiche. Il nuovo grido di allarme

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di S.F.

Il rispetto della legge 68 del 1999 per l’inserimento e l’integrazione lavorativa con servizi di sostegno. Lo stop dei lavori socialmente utili e, in generale, una denuncia a 360 gradi in merito alle difficoltà delle persone con disabilità nel contesto attuale, con messaggio lanciato ai presenti: «Un Comune non può mancare di rispetto in questa maniera, è vomitevole. E se questo ente è il primo che non rispetta la norma si resta basiti e indignati». Se ne è parlato venerdì mattina in II° commissione consiliare a Terni con l’audizione del comitato Invalidi e Lavoro, ma non solo. Un tema che ciclicamente torna al centro dell’attenzione ma che, in concreto, non si risolve.

L’assessore Ceccotti

Il non rispetto della quota prevista

L’input è partito dal M5S – l’atto è stato esposto da Luca Simonetti – ed è stato firmato da tutti i consiglieri di minoranza. In audizione era prevista la presenza di Andrea Tonucci della Fish, Enrico Mariani della Fand Umbria e Corrado Montecaggi del Comitato Invalidi e Lavoro: ha partecipato solo quest’ultimo insieme a Stefano Morlupo e Maria Grazia Mechelli. «La richiesta – la premessa dell’esponente pentastellato – c’è stata in seguito alla svariate proteste degli ultimi tempi e riguarda la legge 68, la situazione è desolante. Ad oggi sia le aziende pubbliche che quelle private non stanno rispettando le quote di assunzione (si parla di un 7% per chi ha più di 50 dipendenti, ad esempio). E quando si parla di questo settore non ci si può limitare agli obblighi di legge, occorre evitare di fare affidamenti ad agenzie interinali. Alcune modalità non sono trasparenti in tal senso». La Mechelli ha raccontato la sua personale storia: «Massimiliano – il figlio adulto – è iscritto alle liste di collocamento dal 2007 e fino allo scorso giugno aveva la borsa terapeutica. Ora è un binario morto. Se il Comune non va verso – ha sottolineato – la socializzazione e il dare dignità all’essere umano non va bene. Sono violati i diritti di un disabile al 100% con accompagnamento e con una sindrome rarissima, che ‘ciondola’ in casa. Mi aspettavo dal Comune un minimo di rispetto». Nel mirino ci sono in particolar modo i procedimenti per i tre uscieri che da novembre saranno attivi a palazzo Spada e quella per gli istruttori educativi con inserimento tramite Randstad: «Ho già fatto un esposto in procura e voglio impugnare l’atto, il prefetto è già stato informato ad agosto. Lo devo a Massimiliano, di storie come lui ce ne sono a centinaia. Un Comune non può mancare di rispetto in questo modo». Più di qualcuno ha fatto notare che l’ente, magari, poteva far inserire in quel ruolo delle persone svantaggiate e non esternalizzare il servizio – tramite bando – alla SL Sicurezza unipersonale di Roma.

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Il lavoro che non c’è

Più breve l’intervento di Montecaggi, fondatore del Comitato Invalidi e Lavoro: «Sono tredici anni che sono iscritto tra le categorie protette e non ho mai trovato nulla. Chi ha una disabilità importante è sempre tagliato fuori, come è possibile? Le assunzioni come vengono valutate, per anzianità di iscrizione o altro? E da Arpal non esce mai nulla, se accade solo sul territorio di Perugia». A questo punto i consiglieri, un po’ spiazzati, chiedono lumi sulle determine tirate in ballo. Un paio di minuti per i chiarimenti ed è Stefano Morlupo ad intervenire con toni decisi, in primis per attaccare le altre associazioni: «Fish? Ci hanno sempre snobbato e non c’è mai stato rispetto. Rappresento persone che sono anni che non lavorano e le persone che facevano attività socialmente utili. Prendevano poco, 200 euro, gli avete tolto la dignità e sono stati abbandonati. Faccio un appello: rimettete quel tipo di lavoro perché è importante. Dove sono finiti i soldi? Destra o sinistra non mi interessa, la città è allo sbando e la politica ha sempre paura di toccare i poteri ‘forti’».

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Ceccotti, il Sal e la complicata ricerca

Sponda esecutivo hanno partecipato gli assessori al welfare Cristiano Ceccotti e la collega Cinzia Fabrizi per la scuola: «Il ruolo dell’ente è importante – ha esordito il primo in replica – ma per ciò che concerne la legge 68 la competenza è dell’agenzia regionale. Chiaro che vanno rispettate le quote per l’inclusione delle persone con disabilità e appena insediato affrontai subito il tema per il monitoraggio. Per quel che ci riguarda abbiamo un fiore all’occhiello, il Servizio di accompagnamento al lavoro (Sal), che si occupa di progetti per l’inclusione sociale con tirocini extra curriculari e promuove l’inserimento attivo. Abbiamo un ufficio strutturato per questo. Ma non si occupa di far trovare occupazione, bensì di far conoscere il mondo del lavoro. Da marzo a settembre – ha proseguito – i tirocini sono stati bloccati causa Covid, quindi è stato rifatto lo specifico protocollo sanitario ed è scattata la ricerca di nuovi ‘contesti’ utli perché quelli vecchi non potevano più. Massimiliano ed altri ragazzi hanno usufruito del finanziamento per le borse socio-terapeutiche. I nuovi tirocini partiranno». Poi l’invito: «Ho fatto un appello ad imprese ed aziende in tal senso, mandiamo lettere ma non riusciamo a trovare situazioni per ospitare i ragazzi. L’altro aspetto è che nel contempo è arrivata una norma che va in contrasto con i volontari civici, ovvero il reddito di cittadinanza. Abbiamo fatto circa 1.300 colloqui, tuttavia per motivi tecnici e sanitari non sono state trovate situazioni utili. Il rispetto delle quote della legge 68? Stiamo assumendo». Quando però gli viene chiesto se palazzo Spada rispetta le indicazioni della legge, Ceccotti si gira verso la dirigente Donatella Accardo – presente in aula consiliare – per capire se effettivamente sia così. La Mechelli ascolta e risponde con una battuta amara: «Non potete ‘regalarci’ una caramella e poi togliercela», in riferimento alla borse terapeutiche.

Terni, diritti disabili: «Basta chiacchiere»

«Basta chiacchiere, fatti»

Poi man mano sono intervenuti i consiglieri comunali: «Dopo le chiacchiere servono i fatti e non mi riferisco solo al Comune di Terni, ma a tutti coloro – le parole di Valdimiro Orsini di Coraggio Italia – che sono coinvolti nell’inserimento lavorativo delle persone svantaggiate. L’ente deve fare la sua parte perché fu approvato un regolamento in tal senso e bisogna riprenderlo. I posti da uscieri potevano essere riservati alle cooperative sociali ed in questo modo far entrare soggetti svantaggiati». Michele Rossi (Terni Civica) ha chiesto di far «partire lettere al centro dell’impiego e all’ispettorato del lavoro per le verifiche del caso, gli imprenditori siano sollecitati. Ho sentito tanti drammi nelle parole di stamattina e mi ha colpito che abbiano detto che a Terni i disabili non lavorano. Lavori socialmente utili bloccati dalla norma? E perché Perugia lo fa allora? Il Comune le rispetta le quote della legge 68?». Silenzio. Francesco Filipponi, capogruppo Pd, ha ripreso il discorso Sal: «Sono un gioiello dell’amministrazione, vero. Ma è sufficiente? No. Il problema è come proseguire dopo i tirocini. Per quel che riguarda le determine del Comune sono una scelta politica sbagliata, non serviva esternalizzare il servizio dell’uscierato di palazzo Spada». Il consigliere Dem ha poi ricordato le assoluzioni in merito all’indagine per le cooperative sociale ed i lavoratori svantaggiati: «Fu creato un mostro. Nel 2014 erano 300, a fine consiliatura Di Girolamo 160. Reddito di cittadinanza? Ok, ma c’è anche chi non lo percepisce». In conclusione Simonetti ha voluto specificare un concetto: «La borsa-lavoro è un conto, la legge 68 un altro. C’è chi ha potenziale lavorativo e non riesce ad accedere al mondo del lavoro. Anche il Comune a quanto pare non rispetta la quota prevista, ciò deve far riflettere. Mi arrivano voci anche su Ast in merito: non può tornare utile solo quando si parla di Capodanno. Magari si può creare un meccanismo premiale per le aziende e dare punteggi integrativi per chi fa ciò che deve». Non è il primo né l’ultimo confronto. Input di nuovo lanciati.

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