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Home » Padel Collescipoli, stop a copertura: «Impatta su skyline»

Padel Collescipoli, stop a copertura: «Impatta su skyline»

di Simone Francioli
28 Giugno 2021
in Sport
Tempo di lettura: 3 minuti di lettura
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di S.F.

La Soprintendenza archeologica, belle arti, paesaggio dell’Umbria ed il padel nel Ternano, la saga continua. Dopo l’iniziale stop – in quel caso la storia si è risolta bene, c’è l’ok definitivo post richiesta di integrazioni – imposto per la realizzazione di un campo a Piediluco, ora il mirino è sull’istanza inviata mesi fa dal Collescipoli Sporting Club per un intervento di nuova costruzione e ristrutturazione edilizia nell’area dove già è attiva la struttura sportiva: c’è la chiusura negativa della Conferenza di servizi decisoria per motivi legati allo skyline e alla bellezza panoramica della location da preservare. Quantomeno curioso. Già nel 2019 non erano mancate le polemiche sull’argomento.

Terni, padel a Piediluco: la soprintendenza dà il via libera

Lo stato attuale

Cosa si voleva fare

L’iter è stato avviato ad inizio aprile con l’obiettivo di migliorare l’area sportiva non distante dalla frazione ternana. A sintetizzare cosa era previsto è la stessa soprintendente Elvira Cajano: «Realizzazione di un campo da paddle scoperto in adiacenza e con le stesse caratteristiche dell’esistente», più l’inserimento di «una copertura dei due campi da paddle esistenti con una struttura in acciaio zincato di altezza massima di 9,5 metri e copertura con membrana in Pvc di colore verde e la modifica di due campi esistenti del tipo paint-ball a paddle ‘panoramici’ con l’inserimento di una maglia metallica verde. Tutte le pavimentazioni dei campi saranno in manto erboso sintetico color verde». Nulla di particolare su due piedi. E invece di mezzo ci sono finite diverse questioni, estetiche e non.

PADEL A COLLESCIPOLI, LA POLEMICA DEL 2019

La copertura proposta

Skyline, vincoli e visione dal raccordo

Il parere favorevole è arrivato, ma non per la copertura. Sul tema si è messa di traverso anche la commissione comunale per la qualità architettonica ed il paesaggio perché «ritenuta impattante rispetto allo skyline di Collescipoli ed il contesto circostante tutelato». Il carico definitivo è però della soprintendenza nell’esprimere il giudizio positivo sulla compatibilità paesaggistica con prescrizioni e, al contempo, la bocciatura per il resto: «A seguito degli accertamenti effettuati l’intervento proposto è risultato in contrasto con le motivazioni del parere 4 del 16 ottobre 2001 reso dal comitato consultivo regionale per il territorio e deliberato dalla giunta regionale che ha dichiarato l’area di notevole interesse pubblico in ampliamento del vincolo apposto con Dm 26 gennaio 1957». Quindi la parte più curiosa. La proposta è non finalizzata «ad un miglioramento della qualità paesaggistica complessiva dei luoghi in quanto introduce un elemento tipologico improprio per il contesto ed estraneo al paesaggio, visivamente impattante, che altera il quadro percettivo naturale di singolare bellezza panoramica godibile dal raccordo autostradale Terni-Orte, dalla strada statale Flaminia e dalle provinciali che costeggiano la zona». Risultato? La conferenza di servizi è stata chiusa in modo negativo con una determina dirigenziale a firma dell’architetto Claudio Bedini giovedì 24 giugno.

L’area coinvolta

La ‘difesa’: «Non pregiudica le vedute dei luoghi»

Nelle scorse settimane erano state richieste integrazioni ai proponenti proprio in merito a questa problematica. Il progettista aveva messo in evidenza nel rispondere ai solleciti che il progetto «risulta ben armonizzato con l’ambiente circostante, viste sia le motivazioni a suffragio del vincolo di tutela sia le caratteristiche dell’intervento contenute, tali da rendere il tutto in maniera ben assimilata con l’ambiente, non alterando né il quadro naturalistico d’insieme e non pregiudicando le vedute favorevoli dei luoghi». Non solo. Passando all’inghippo skyline era stato puntualizzato che «l’inserimento nel contesto paesaggistico dai punti di vista rilevati consente di evidenziare che l’intervento si mitiga e si integra con esso e con tutti i caratteri paesaggistici presenti nell’area; la realizzazione di quanto richiesto in autorizzazione, viene ‘schermato’ dalla copiosa e fitta vegetazione presente in prossimità del lotto, che crea una barriera naturale tale da preservare i caratteri naturalistici e ambientali dell’area. L’intervento inoltre presenta uno skyline piuttosto lineare, semplice e composto da forme pure che si integrano anch’esse con il paesaggio circostante». Tutto a vuoto. La copertura della discordia.

La Cajano e l’amovibilità

La soprintendente nel parere definitivo ha tirato in ballo anche la documentazione integrativa inviata dalla società. Non è bastata a convincerla: «Non ha fornito elementi atti a dimostrare la trascurabilità o l’irrilevanza dell’opera nell’ambito del quadro percettivo. Anche la sola indicazione dello skyline dell’intervento, mostra come la realizzazione di una struttura delle dimensioni geometriche (base 27×22 metri, altezza 9,5), come quella di progetto, introduca un elemento tipologicamente estraneo al contesto tutelato. Né, tanto meno, la dichiarata ‘amovibilità’ della struttura può costituire un elemento utile ad una valutazione favorevole sulla compatibilità dell’opera con il contesto tutelato». Con ogni probabilità la storia non finisce qui.

Uno dei punti di vista inviati
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