di S.F.
Una mole enorme di accertamenti esecutivi per l’omesso/parziale versamento e l’omessa/infedele dichiarazione. Emerge – non che non fosse noto, ma ora i numeri sono aggiornati – dal controllo di gestione concomitante 2024 del Comune di Terni per ciò che riguarda il recupero della ‘vecchia’ tassa sui rifiuti, la Tari, per gli anni che vanno dal 2015 al 2020. In azione c’è da tempo Municipia.
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Le cifre sono di assoluto rilievo. Per gli anni di imposta dal 2015 al 2020 – la fonte è direttamente Municipia, concessionaria dal 2020 su questo fronte – risultano emessi ben 41.639 accertamenti esecutivi, con dato aggiornato al 31 maggio 2024. La somma in ballo è corposa: si parla di un totale di 36 milioni 204 mila euro, la maggior parte per l’omesso/parziale versamento della Tari rispetto alla bollettazione Asm (32,5 milioni di euro). Sono ‘solo’ 5.774 gli atti per omessa/infedele dichiarazione per il recupero dell’evasione: in questo caso valgono 3,6 milioni di euro.
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La percentuale di notifica ai cittadini non è del 100%. Per quel che concerne l’omessa/infedele dichiarazione si è toccata quota 87%, mentre il dato medio generale è del 78-79%. Motivo? «La causa principale delle notifiche non andate a buon fine risulta costituita da contribuenti sconosciuti/trasferiti, per oltre l’83% del totale; il 10,29% degli atti non notificati riguarda contribuenti/indirizzi inesistenti/insufficienti/errati e, a seguire, irreperibilità e morte».
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E l’incasso effettivo dopo l’invio degli accertamenti? Il 53% per ciò che concerne l’omessa/infedele dichiarazione, ben più inferiore per l’omesso/parziale versamento: «27% per l’anno di imposta 2015 e 18%, 8% e 3% per gli anni di imposta 2016/2017, 2018/2019 e 2020». La ragione è puntualizzata nel documento: «Secondo le indicazioni di Municipia, si ritiene che tale andamento decrescente sia giustificato dal fatto che non sono del tutto ultimate le attività di recupero (alcuni atti sono stati rinotificati, alcuni piani rate sono ancora in corso e altri importi non risultano incassati con la causale ‘accertamento esecutivo’ avendo il contribuente dilazionato l’importo degli accertamenti unitamente a quello di atti di riscossione coattiva)». Ci sono dunque azioni correttivi da mettere in campo, come ad esempio «ridurre i tempi intercorrenti tra l’esecutività dell’atto e quello della notifica dell’ingiunzione fiscale» ed «effettuare verifiche incrociate tempestive per ridurre la percentuale di mancate notifiche». C’è un altro tema legato alla Tari.
Focus anche sui crediti inesigibili per i quali è stato proposto il cosiddetto ‘discarico’. La cifra riportata nel controllo di gestione 2024 è di 2,7 milioni di euro dal 2015 al 2021: «Si ritiene necessario eseguire un controllo a campione all’esito delle comunicazioni che verranno formalizzate».